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Istituto superiore di sanità: «Guanti e mascherine non devono mai essere gettati per terra»

Ne useremo fino a 440mila tonnellate di mascherine da qui a fine anno, non possiamo permetterci di disperderle nell’ambiente come sta accadendo
 |  Green economy

A causa della pandemia da Covid-19 mascherine e guanti sono entrati improvvisamente nella nostra quotidianità, ma – soprattutto a causa dell’inciviltà di molti che li abbandonano ovunque, una volta usati – stanno mettendo alla prova la gestione dei rifiuti. Non si tratta di un problema da poco: l’Ispra stima che ne useremo fino a 440mila tonnellate da qui a fine anno, e se anche solo l’1% di questi dispostivi finisse per disperdersi nell’ambiente i danni sarebbero significativi.

Per questo l’Istituto superiore di sanità (Iss), dopo un primo intervento a metà marzo, nel diramare le nuove indicazioni per lo smaltimento specifico di guanti e mascherine (in ambito domestico e sul luogo di lavoro) sottolinea da subito che «guanti e mascherine non devono mai essere gettati per terra».

Per quanto riguarda in particolare l’ambito domestico, rimangono attive le indicazioni di marzo: se si è positivi o in quarantena obbligatoria mascherine e guanti monouso, come anche la carta per usi igienici e domestici (fazzoletti, tovaglioli, carta in rotoli) vanno smaltiti nei rifiuti indifferenziati, possibilmente inseriti in un ulteriore sacchetto. Chi invece non è positivo al tampone né in quarantena deve continuare a fare la raccolta differenziata normalmente, ma anche in questo caso mascherine e guanti monouso, come anche la carta per usi igienici e domestici (es. fazzoletti, tovaglioli, carta in rotoli) nei rifiuti indifferenziati.

Per la prima volta arrivano dall’Iss anche indicazioni mirate alla gestione dei rifiuti in ambito di lavoro: «Per le attività lavorative i cui rifiuti sono già assimilati ai rifiuti urbani indifferenziati mascherine e guanti monouso saranno smaltiti come tali. Per le altre attività si seguiranno le regole vigenti secondo i codici già assegnati. Si raccomanda, in ogni caso, di non gettare i guanti e le mascherine monouso in contenitori non dedicati a questo scopo, quali, per esempio, cestini individuali dei singoli ambienti di lavoro, cestini a servizio di scrivanie o presenti lungo corridoi, nei locali di ristoro, nei servizi igienici o presenti in altri luoghi frequentati e frequentabili da più persone, ma gettarli negli appositi contenitori», da porsi preferenzialmente in prossimità delle uscite dal luogo di lavoro.

Inoltre «il prelievo del sacco di plastica contenente i rifiuti in oggetto dovrà avvenire solo dopo chiusura dello stesso e ad opera di personale addetto. Si raccomanda che, prima della chiusura del sacco, il personale dedicato provveda al trattamento dell’interno del sacco mediante spruzzatura manuale (es. 3-4 erogazioni) di idonei prodotti sanificanti. I sacchi opportunamente chiusi con nastro adesivo o lacci saranno assimilati a rifiuti urbani indifferenziati».

Una volta raccolti, questi rifiuti indifferenziati che fine faranno? Saranno avviati prioritariamente a termovalorizzazione o in discarica, in modo da minimizzare i rischi di contagio, come da indicazioni confermate anche dal ministero dell’Ambiente e dall’Ispra. Come confermato nei giorni scorsi da Utilitalia, la federazione italiana delle aziende di servizio pubblico, i rifiuti attesi derivanti dall’uso di guanti e mascherine si prospettano in volumi tali – come già emerso in una precedente audizione Ispra – da non alterare gli equilibri del Paese in termini di smaltimento.  Nonostante ciò, è evidente la necessità di ulteriori impianti sul territorio per gestire e chiudere il ciclo di gestione dei rifiuti (tutti) che produciamo: «La crisi – spiega Utilitalia nel merito – ha evidenziato le vulnerabilità del nostro attuale sistema impiantistico di gestione rifiuti e ha dimostrato la necessità che venga elaborata a livello centrale una strategia nazionale, che definisca in una prospettiva di sistema Paese i fabbisogni regionali sulla base di criteri omogenei e di strategie gestionali affidabili».

Redazione Greenreport

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