Skip to main content

Troppi camion in giro a vuoto per l’Europa

L’Ue vuole migliorare gli autotrasporti a beneficio di industria, conducenti e ambiente
 |  Trasporti e infrastrutture

Il commissario ai Trasporti dell’Ue, Siim Kallas, ha auspicato «una semplificazione e chiarificazione delle norme dell’UE in materia di trasporto su strada»: le sue osservazioni arrivano dopo che oggi è stato pubblicato il rapporto sull’integrazione del mercato interno dei trasporti su strada, dal quale emerge che, «per quanto siano stati messi a segno alcuni progressi, l’eliminazione delle restrizioni esistenti darebbe impulso all'economia europea e permetterebbe di migliorare la qualità dell'ambiente».

Il trasporto su strada, con i suoi camion, movimenta il 72% delle merci nel trasporto via terra all'interno dell’Ue, con un fatturato annuo di 300 miliardi di euro e rappresenta circa il 2% del Pil dell’Ue. I trasporti terrestri, in cui rientra anche il trasporto su strada, sono l’unico modo di trasporto in cui la produttività del lavoro è scesa dopo il 2001 (- 0,2%).Il trasporto nazionale rappresenta il 67% dei trasporti su strada nell’Ue. Tuttavia, l’accesso da parte di trasportatori stranieri ai mercati nazionali continua a essere molto limitato. I veicoli pesanti viaggiano spesso a vuoto: il 20% di tutti gli autocarri nell’Ue viaggia a vuoto. A livello nazionale tale percentuale sale al 25%.

Infatti, ogni giorno sulle strade dell’Ue circolano quasi 250000 di autocarri vuoti, di ritorno dopo una consegna o perché in procinto di prendere in consegna un carico. Secondo il rapporto, «Aprire i mercati nazionali dell’autotrasporto alla concorrenza consentirebbe di ridurre i viaggi a vuoto e di migliorare l’efficienza del settore».

Secondo uno studio recente del Parlamento europeo (Mapping the Cost of Non-Europe, 2014 -19) il costo delle restrizioni residue in materia di cabotaggio, cioè dove le imprese di trasporti effettuano operazioni di trasporto nazionali in uno Stato membro diverso dal proprio, è di circa 50 milioni di euro all’anno. L’eliminazione delle restrizioni al cabotaggio permetterebbe di ridurre i viaggi a vuoto, rendendo più facile per gli autotrasportatori combinare i carichi e utilizzare i viaggi di ritorno. Eliminare le restrizioni permetterebbe anche ottimizzare la gestione della flotta, aumentando in tal modo l’efficienza logistica globale dell’economia Ue e contribuendo a mantenere l'Unione un luogo attraente dove produrre e commerciare.

Kallas, ha detto che «Le norme attuali sono negative per le imprese europee, hanno ripercussioni su tutti gli utenti della strada ed effetti nocivi sull’ambiente. Abbiamo bisogno di regole chiare per l’industria e allo stesso tempo di buone condizioni di lavoro per i conducenti. Spero che la prossima Commissione continuerà in questa direzione».

Ecco quali sono secondo la Commissione Ue i principali risultati della ricerca presentata oggi: «Le autorità di contrasto degli Stati membri devono intensificare i propri sforzi per applicare la legislazione esistente in modo più efficace e coerente. La Commissione e l’Ue possono fornire il loro contributo chiarendo le norme che sono intese, interpretate e applicate in modo differente nei diversi Stati membri. Nel trasporto stradale è necessario applicare in modo migliore la legislazione sociale se il settore vuole attirare nuovi conducenti e essere in grado di gestire la domanda di trasporto merci prevista in futuro. L’Ue ha l'opportunità di migliorare l’efficienza della sua economia e ridurre le emissioni di gas a effetto serra dovute ai trasporti.

Nel trasporto su strada operano circa 600 000 aziende (con una quota molto elevata di PMI), con quasi 3 milioni di addetti. Nel prossimo futuro il trasporto su strada dovrà fare fronte a diversi problemi. L'età media dei conducenti è in continuo aumento e il trasporto su strada non è considerato una professione interessante. Le condizioni di lavoro sono percepite come difficili e gli Stati membri non applicano la legislazione sociale in modo coerente.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.