
Nasce la figura dell'eurogeologo, 70 anni dopo l'ultima eruzione del Vesuvio

Secondo Domenico Calcaterra, segretario generale della Federazione Europea dei Geologi, «in Europa le frane sono 700.000. Il Paese con il maggior numero di frane è l’Italia: 500.000. Franano alcuni centri storici, alcuni preziosi beni culturali importanti , alcuni siti di enorme valore ed anche la Capitale non è esente dal dissesto del territorio, eppure il nostro è il Paese europeo con il maggior numero di geologi. Ben 15.000 sui 30.000 europei sono italiani. Con la “nuova” figura dell'eurogeologo i nostri geologi saranno sempre più richiesti. In Europa dei 30.000 geologi ben 15.000 sono italiani. Oggi i geologi italiani svolgono nella società contemporanea della nostra Europa un ruolo determinante ai fini del governo di un territorio sicuro».
È questa la principale novità emersa oggi a Roma, durante il convegno europeo “Il contributo dei geologi italiani nella European Federation of Geologists, nel quadro della Direttiva europea sul riconoscimento delle qualifiche professionali”, nel quale i geologi europei si sono confrontati sulla crisi occupazionale e le opportunità di lavoro offerte dall’Europa.
Da quest’anno il Consiglio Nazionale dei Geologi italiani potrà rilasciare autonomamente il titolo di eurogeologo con il quale il professionista potrà operare sul mercato europeo. I geologi italiani potranno essere sempre più richiesti all’estero e non solo in Cina ma proprio in Europa.
il presidente del Consiglio nazionale dei geologi italiano, Gian Vito Graziano, ha aggiunto: «L'Italia denota una grande incapacità nel programmare. Tre le cose da fare: nell'immediato puntare sugli investimenti, nel medio termine fornire la giusta consapevolezza alle persone, e nel lungo periodo pensare a una revisione della normativa C'è da piangere" se si pensa al fatto che in Italia franano alcuni centri storici e preziosi beni culturali tra i più importanti al mondo: da Pompei ad Agrigento, alla Valle dei Templi a Sibari sotto il fango, alcuni siti di enorme valore. E anche la Capitale ha problemi di dissesto. Eppure la prevenzione costa 3-4 volte meno che il dover riparare i danni. Per di più in questo modo perdiamo cultura, turismo, immagine».
Graziano ha ricordato che domani si celebrano i 70 anni dall'ultima eruzione del Vesuvio e ammonisce: «Non è che sia cambiato tantissimo, del rischio vulcanico sembra ci sia meno consapevolezza».
Secondo Calcaterra qualche cambiamento c’è stato con la nuova perimetrazione della zona rossa intorno al Vesuvio e perché «In Campania si parte con un bando per un finanziamento ad hoc per aiutare i comuni che dovranno avere un Piano pronto entro dicembre 2015. Ma Napoli oltre al Vesuvio ci sono anche i Campi Flegrei, ma che insieme all'Etna sono tra i vulcani meglio monitorati al mondo».
