Trump cancella l’accordo nucleare con l’Iran e minaccia sanzioni a chi continuerà a sostenerlo
Europei, russi e cinesi si schierano con Teheran: il Jcpoa è una conquista della comunità internazionale
[9 Maggio 2018]
Il presidente statunitense Donald Trump ha ritirato la firma dall’accordo sul nucleare ta G5+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Usa e Germania) Iran.Gli Usa cedono così alle pressioni israeliane e di Arabia Saudita ed Emirati arabi uniti e buttano nel cestino un accordo fortemente voluto da Barack Obama e dall’Unione europea e costato anni di negoziati e che aveva cancellato of gni possibile intenzione dell’Iran di realizzare un’arma nucleare in cambio della cessazione delle sanzioni economiche che avevano colpito duramente l’economia iraniana spingendo sempre più il Paese verso Mosca e Pechino.
Dopo l’annuncio di Trump, il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha annunciato che Gli Stati Uniti lavoreranno con gli alleati per trovare una soluzione reale, completa e durevole alla minaccia iraniana. I nostri sforzi vanno oltre la sola minaccia nucleare e lavoriamo con i nostri partner in vista di eliminare la minaccia del programma dei missili balistici iraniani, per mettere fine alle loro attività terroristiche in tutto il mondo e bloccare le loro attività minacciose in Medio Oriente e altrove. Nel quadro di questo sforzo mondiale, le sanzioni entreranno pienamente in vigore e ricorderanno al regime iraniano l’isolamento diplomatico ed economico che deriva dalle loro attività imprudenti e malefiche»
Trump giustifica l’uscita dall’accordo – per la verità già annunciata durante la campagna elettorale che lo ha portato alla Casa Bianca – anche con le presunte rivelazioni di “violazioni” da parte dell’iran fatte nei giorni scorsi dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e che si sono rivelate vecchie storie ben conosciute pre-accordo, mentre l’International atomic Energy agency (Iaea) dice che La Repubblica islamica sta rispettando i patti e gli impegni sottoscritti.
L’agenzia ufficiale iraniana Pars Today oggi scrive che «Proprio con l’obiettivo di giustificare per Trump la marcia indietro (per la quale non trovava un contesto utile alla decisione, Netanyahu aveva messo su il teatrino della fantomatica scoperta del Mossad che si era introdotto in uffici governativi iraniani ed aveva – ma guarda un po’ – trovato chiare indicazioni su come l’Iran intenda non rispettare l’accordo. Sembrava di rivedere Colin Powell all’Onu sulle prove contro Saddam che aveva “armi di distruzione di massa”. Così come fatto con la Siria, Trump non ha ritenuto di dover verificare la veridicità delle accuse israeliane, proprio perché le accuse di Netanyahu e il ritiro della firma dall’accordo sono il risultato di un gioco di squadra destinato a soddisfare l’unica volontà politica evidente, ovvero quella di sostenere le pretese egemoniche di Israele in Medio Oriente».
Ora spetterà al Congresso statunitense ancora dominato dal Partito repubblicano – e con una potente lobby anti-iraniana – approvare l’uscita dall’accordo e indicare nuove sanzioni contro Teheran e, avvertono gli iraniani, forse «l’embargo sulle esportazioni iraniane di greggio (circa 500.000 barili), causando così non pochi problemi alla comunità internazionale, vista l’offerta sul mercato appena sufficiente. Ma uno dei motivi della scelta di Trump è proprio questa: forzare le quote in sede Opec e riaprire i rubinetti della monarchia saudita e qatariota e, nel contempo, provare a piazzare energia made in Usa».
Le tre potenze europee che hanno firmato l’accordo tra G5+1 e Iran – Francia, Gran Bretagna e Germania – hanno tentato fino all’ultimo di convincere Trump a non ritirarsi dal Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa) e dicono di non essere disposti a seguirlo su questa strada di rottura con la Repubblica islamica,con la quale negli ultimi anni hanno fatto contratti colossali. Ma anche i tentativi francesi e britannici delle ultime ore sono falliti e Pars Today scrive che «Trump ha consegnato ad Israele le chiavi della politica estera della Casa Bianca nella regione mediorientale».
In un tweet, il presidente francese Emmanuel Macron si augura di »poter lavorare ad un accordo più ampio con l’Iran». Un accordo difeso anche dall’Italia, alla quale gli iraniani riconoscono di aver svolto «un lavoro importante nel processo di riavvicinamento tra l’Iran e i paesi occidentali». In una nota il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni scrive che il Jcpos «contribuisce alla sicurezza nella regione e frena la proliferazione nucleare. L’Italia con gli alleati europei confermano gli impegni presi». L’Alto Rappresentante per la politica estera della Ue, Federica Mogherini, ha avvertito gli Usa che «Fintanto che l’Iran si impegna a rispettare l’accordo sul nucleare, l’Unione europea resterà coinvolta. La Ue ha grande fiducia nell’Agenzia internazionale per l’energia atomica che ha certificato con dieci rapporti l’osservanza dell’accordo” da parte di Tehran. Questo accordo è cruciale per la sicurezza nella regione e nel mondo, oltre ad essere frutto di dieci anni di lavoro diplomatico. Appartiene a tutta la comunità internazionale».
Ma annunciando l’addio all’accordo nucleare Trump ha minacciato nemmeno tanto velatamente proprio L’Ue, la Russia e la Cina: «Istituiremo il livello più alto di sanzioni: tutti i Paesi che aiuteranno l’Iran sul nucleare saranno colpiti dalle sanzioni. Gli Stati Uniti non fanno più vuote minacce. Quando io faccio una promessa la mantengo».
Mogherini ha poi voluto accennato al ripristino delle sanzioni annunciato da Trump: «Sono molto preoccupata dalle sanzioni annunciate e mi attiverò subito per avere un quadro di quali potranno essere le conseguenze». Pi ha lanciato addirittura un appello all’Iran: «Ai leader dell’Iran e al suo popolo dico non lasciate che nessuno smantelli questo accordo che è tra i più grandi risultati diplomatici mai conseguiti. Appartiene a tutti noi. Se rispetterete l’impegno, noi faremo altrettanto. Con il resto della comunità internazionale proteggeremo questo accordo».
Perfino il Dipartimento federale degli affari esteri della Svizzera ha detto che «Non cambierà nulla quanto al rispetto dell’accordo sul nucleare iraniano da parte elvetica, che rimane in vigore. La Svizzera continuerà a rispettare pienamente l’accordo».
Per quanto riguarda la Russia, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto ai giornalisti che «Modifiche al Piano d’azione globale congiunto sull’Iran porterebbero inevitabilmente a conseguenze dannose. Conoscete i recenti contatti del presidente [Vladimir Putin] con il cancelliere tedesco e il suo omologo francese, nonché altri capi di stato: sapete che la politica coerente del presidente mirava a preservare JcpoaA come l’unica vera base per mantenere questo prezioso status quo. conoscete bene la posizione della parte russa, del presidente Vladimir Putin sulle inevitabili conseguenze dannose di eventuali azioni volte a rottamare questi accordi. Mosca analizzerà le azioni degli Stati Uniti in caso di decisione negativa su Jcpoa, La Russia è profondamente delusa dalla decisione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump sul nucleare in Iran». Molto critica anche la Cina, che però in questo momento sembra più impegnata a concordare con la Corea del nord la linea da seguire sulla trattativa nucleare con gli Usa.
L’Iran ha già fatto sapere che «L’accordo mantiene vigenza e legittimità» e Pars Today sottolinea che «Non poteva che essere così. Da una parte perché punta a capitalizzare la rottura tra USA e Unione Europea, che è questione di rilevanza storica; dall’altro perché intende fornire alla comunità internazionale la disponibilità ad una intesa che viene oggi messa in crisi dalla volontà guerrafondaia di Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita».
Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton, ha detto che le sanzioni Usa Uniti contro l’Iran saranno applicate «immediatamente» ai nuovi contratti, e ha aggiunto che questo vuole essere un esempio anche per Kim jong-Un: «La decisione mostra alla Corea del Nord che gli Usa non accetteranno accordi inadeguati».
Durissimo il commento iraniano: «Bolton prima che un fascista è notoriamente uno stupido e non perde occasione per confermarlo: proprio il vedere quanto vale la firma degli Stati Uniti spingerà la Corea del Nord a garantirsi una exit strategy dall’accordo a cui forse non aveva ancora pensato. L’Europa dovrà quindi scegliere che strada intraprendere: unirsi a Trump e non incorrere nelle sanzioni unilaterali americane ma accusare ricadute commerciali con l’Iran e soprattutto con la Russia, oppure andare avanti sulla difesa dell’accordo. In ambedue i casi il prezzo da pagare sarà alto e la crisi diplomatica tra Bruxelles e Washington si aggraverà. Difficile, infatti, che scelga l’unico percorso possibile, ovvero quello di proseguire con l’accordo e rispondere alle sanzioni statunitensi con sanzioni europee agli USA sulla base del principio della reciprocità e proporzionalità, oltre che chiudere quelle in corso con la Russia. Sarebbe un ottimo segnale per l’arroganza imperiale statunitense che si ritroverebbe così con un effetto boomerang dai pesanti effetti e riceverebbe una chiara lezione circa la reciprocità degli obblighi insiti in una alleanza ed una indicazione sui limiti che i suoi obiettivi impolari debbono avere».