Elezioni di mid term: come gli scienziati hanno battuto Trump
Ora la rottamazione delle politiche scientifiche e ambientali potrebbe trovare un serio ostacolo nel Congresso
[8 Novembre 2018]
In un articolo di commento ai risultati delle elezioni di mid term negli Usa, Nature sottolinea la riuscita di un esperimento politico: «Il 6 novembre, almeno 11 candidati con background in scienza, tecnologia, ingegneria o medicina hanno vinto l’elezione alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, compresi diversi che non avevano mai corso per cariche politiche. Tra i vincitori figurano Elaine Luria, veterana della marina statunitense e ingegnere nucleare in Virginia, e Chrissy Houlahan, ex dirigente d’azienda con laurea in ingegneria, in Pennsylvania. L’Illinois ha visto le vittorie dell’infermiera Lauren Underwood, ex consulente senior del Dipartimento della salute e dei servizi umani, e dell’imprenditore dell’energia pulita Sean Casten, laureato in ingegneria e biochimica».
I 4 nuovi eletti, tutti democratici, sono tra i circa 50 candidati con background scientifici che si sono candidati alla Camera nell’ultima tornata elettorale Usa che ha trasformato Donad Trump in un’anatra zoppa, scienziati convinti a schierarsi sull’ondata dell’opposizione alle politiche negazioniste climatiche e anti-scientifiche del Presidente Usa. Meno della metà di questi nuovi politici ha però superato l’esame delle primarie del Partito Democratico. generali.
E’ molto soddisfatto Bill Foster, un fisico e deputato democratico dell’Illinois, che finora era l’unico membro del Congresso con un dottorato in scienze e che è stato tra quelli che ha spinto di più gli scienziati a candidarsi alla Camera, al Senato e alla guida degli Stati Usa. «Sto bene – ha detto – La cosa più eccitante è che diversi candidati con background scientifico e tecnico hanno vinto elezioni a livello statale e locale in tutto il Paese. Avremo una panchina molto più lunga tra i candidati STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics, ndr) nelle prossime elezioni per il Congresso».
Secondo Benjamin Corb, direttore affari pubblici dell’American Society for Biochemistry and Molecular Biology, questa ondata di interesse per la politica da parte degli scienziati statunitensi «E’ indicativa del desiderio delle persone di essere coinvolte e di riconoscere che non è più il caso di sedersi in disparte e guardare».
E queste vittorie arrivano propri quando i democratici riconquistano la maggioranza dei seggi nella Camera togliendola ai repubblicani, che controllano ancora il Senato e la Casa Bianca.
Nonostante Trump cerchi di minimizzare (stranamente come molti media italiani) Elizabeth Gore, vicepresidente senior per gli affari politici dell’Environmental defense fund (Edf), sottolinea: «Che i democratici abbiano riconquistato l’Assemblea non è un’impresa da poco. Cambierà la discussione a Washington e cambierà sicuramente la dinamica intorno alla scienza e all’ambiente».
Il cambiamento sarà particolarmente forte all’House science, space and technology committee, dove probabilmente diventerà presidente la democratica di colore del Texas Eddie Bernice Johnson, una delle più accese avversarie dell’amministrazione Trump, che manderà a casa un altro texano, il repubblicano Lamar Smith, un negazionista climatico vche ha ripetutamente cercato di tagliare i fondi per la ricerca della National science foundation e aperto (senza grande successo) decine di inchieste su presunti illeciti da parte di singoli scienziati e di agenzie scientifiche governative Usa.
Appena eletta, il 6 novembre, la Johnson ha pubblicato un elenco di priorità politiche che comprende la lotta ai cambiamenti climatici – «iniziando a riconoscere che sono reali» – e per fare della Commissione scientifica della Camera «un luogo in cui la scienza è rispettata».
Smith non è l’unico repubblicano con un forte (dis)interesse per la scienza che uscirà dal Congresso alla fine dell’anno: non è stato rieletto anche il texano John Culberson, un appassionato di spazio che guida l’House spending panel che controlla i bilanci di Nasa, Nsf e National oceanic and atmospheric administration. Il coraggioso sostegno di Culberson a una missione della Nasa sulla luna di Giove Europa è diventata una tema di campagna elettorale dopo che il suo avversario l’aveva accusato di favorire progetti per gli animaletti extraterrestri e di trascurare le questioni locali del suo distretto vicino a Houston.
Culberson è forse l’unico repubblicano che mancherà agli scienziati, come ha detto Casey Dreier, direttore della politica spaziale della Planetary Society, «Probabilmente è stato il più forte sostenitore della scienza planetaria, forse nella storia. Era così bello vedere qualcuno al Congresso che aveva una passione personale per la ricerca della vita extraterrestre».
Ma come dice Fred Krupp, che è stato presidente dell’Edf per oltre 30 anni e che quindi ha avuto a che fare con presidenti democratici e repubblicani, «Il popolo americano ha votato per mettere un controllo agli eccessi dell’amministrazione Trump. Gli elettori chiedono chiaramente cambiamenti a Washington, un ritorno alle politiche di buon senso e una maggiore responsabilità da parte dei loro leader eletti. I risultati sono stati anche un rimprovero all’attuale leadership della Camera dei rappresentanti, che ha votato ripetutamente per indebolire la scienza, ridurre le salvaguardie ambientali e consentire un maggiore inquinamento. I candidati pro-ambiente e i campioni del clima hanno partecipato a centinaia di elezioni a livello federale, statale e locale. Molti candidati vincitori hanno messo la protezione dell’ambiente al centro delle loro campagne elettorali e molti di coloro che rifiutano la scienza climatica sono stati sconfitti».
Krupp fa notare che anche negli scontri elettorali dove i candidati ambientalisti non hanno vinto, «Aria e acqua pulite e cambiamenti climatici sono stati problemi che entrambe i Partiti hanno tentato di rivendicare» ed è convinto che «I risultati elettorali porteranno un benvenuto controllo e maggiore responsabilità per l’amministrazione Trump. Continueremo a lavorare con i membri di entrambi Partiti le parti per progredire verso soluzioni climatiche, difendere il budget Environmental protection agency, proteggere le famiglie americane dalle sostanze chimiche pericolose e rafforzare le nostre leggi e normative ambientali fondamentali. A partire da gennaio, Washington – e i Parlamenti degli Stati in tutto il Paese – vedranno un crescente coro di nuovi giovani leader che chiedono azioni contro i cambiamenti climatici e protezioni adeguate contro l’inquinamento. La Camera dei Rappresentanti vedrà un numero record di donne, molte fortemente pro-ambiente. Di conseguenza, questa elezione ci dà l’opportunità di controllare gli eccessi di questa amministrazione e ritenerla responsabile di minare le misure di salvaguardia della salute e dell’ambiente. Tutti coloro che hanno votato per un futuro più pulito, più sano, più prospero devono ora unirsi per farlo accadere».
Infatti, la solida maggioranza conquistata dai Democratici alla Camera darà loro il potere di indagare sulle politiche dell’amministrazione Trump. La Gore dice che «E’ probabile che questo si traduca in audizioni del Congresso che sonderanno gli sforzi dell’amministrazione per rottamare una varietà di regolamenti ambientali e climatici e se questi sono giustificati dalla scienza. Una parte della supervisione che vedremo in un’a Camera democratica si concentrerà sul ristabilimento dell’integrità scientifica e sul fallimento dell’amministrazione Trump nell’utilizzare informazioni scientificamente fondate per l’elaborazione delle politiche».
Altri temono che con i democratici in maggioranza alla Camera e i repubblicani che hanno consolidato la loro maggioranza al Senato, nei prossimi anni si assisterà a un peggioramento dello stallo politico peggiorerà. Robert Stavins, un economista ambientale dell’Harvard University, ha detto a Nature che «Con queste elezioni la polarizzazione nel Congresso è aumentata. Quelli che erano rimasti dei repubblicani moderati sono coloro – che hanno sistematicamente perso contro i democratici». E spesso i democratici eletti sono più radicali – a volte socialisti – e ambientalisti dei Democratici moderati ai quali erano abituati i repubblicani e Trump.
Tiernan Sittenfeld, vicepresidente senior per gli affari governativi della League of Conservation Voters, conclude ricordando a Stavins e a chi come lui teme una radicalizzazione che non è che finora le cose siano andate meglio: «Gli elettori di tutto il paese hanno decisamente bocciato la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti più anti-ambientale nella storia della nostra nazione. Dal 2009, l’estremista leadership repubblicana della Camera Usa ha messo più e più volte gli inquinatori delle corporation prima delle persone e delle loro comunità. Negli ultimi due anni hanno aiutato e incoraggiato il presidente più anti-ambientalista di sempre. Ma ora gli elettori hanno chiaramente chiesto un cambiamento, sostenendo i candidati che hanno promosso campagne per proteggere le persone e il nostro ambiente e bocciando coloro che hanno dato loro nessun segno er l’urgente minaccia dei cambiamenti climatici. Ci congratuliamo con la nuova maggioranza pro-ambiente e siamo fiduciosi che si schiereranno per la nostra aria, acqua, terre, fauna selvatica e, naturalmente, il nostro clima. È passato molto tempo da quando la Camera ha smesso di svolgere la funzione di supervisione e di controllo della responsabilità di un’amministrazione pericolosa, che vuole rinunciare alle protezioni di buon senso per il nostro ambiente e la nostra salute. Ora dobbiamo accelerare la transizione verso l’energia pulita e agire sul clima, e non vediamo l’ora di lavorare con il nuovo Congresso per fare proprio questo».