Effetto cocktail: le sostanze chimiche nelle acque superficiali europee
Rapporto Eea: bisogna fare di più per ridurre al minimo i danni
[17 Gennaio 2019]
Secondo il rapporto “Chemicals in European waters” dell’European environment agency (Eea) «Nonostante i successi nell’affrontare alcune delle sostanze chimiche più pericolose, è necessaria maggiore attenzione per affrontare il pericolo rappresentato dall’effetto cocktail delle concentrazioni più basse di sostanze chimiche nei laghi, fiumi e altri corpi idrici superficiali europei».
L’Eea sottolinea che «Negli ultimi decenni, l’azione a livello europeo per prevenire e ridurre alcune delle sostanze chimiche più pericolose si facessero strada nei numerosi corpi d’acqua dolce in Europa ha avuto successo, in gran parte grazie alle norme dell’Ue. Tuttavia, rimangono delle sfide nel trattare efficacemente mercurio e ritardanti di fiamma bromurati e molte sostanze chimiche dannose che non sono state classificate come prioritarie per il monitoraggio ai sensi della direttiva quadro acque dell’Ue».
Il rapporto Eea punta a migliorare la comprensione di quali sostanze chimiche continuano a comportare rischi significativi per l’ambiente, soprattutto quando sono presenti nell’acqua, e analizza anche come una migliore conoscenza e comprensione può aiutare a migliorare i controlli per ridurre al minimo i danni.
Il rapporto fornisce una panoramica delle informazioni sugli inquinanti utilizzate nella valutazione della qualità delle acque ai sensi della direttiva europea e descrive alcune delle tecniche più recenti per valutare la qualità dell’acqua, la modellizzazione e la segnalazione delle fonti di inquinamento diffuse.
Il precedente rapporto “State of water”, pubblicato dall’Eea nel 2018, aveva rilevato che «Solo il 38% dei laghi, fiumi e altri corpi idrici superficiali monitorati sono in buono stato chimico, senza concentrazioni di sostanze prioritarie che superano gli standard di qualità ambientale a livello dell’Ue». Nella maggior parte degli Stati membri dell’Ue, solo poche sostanze presentano uno stato chimico scadente, il più comune è il mercurio che una volta veniva ampiamente utilizzato nei termometri, nelle batterie e nelle vernici e che continua a essere trovato in campioni d’acqua. La principale fonte europea di inquinamento da mercurio sono ora gli impianti di combustione a carbone. Altre sostanze che causano l’inquinamento di un numero significativo di corpi idrici sono i difenileteri polibromurati, che negli anni ’90 e 2000 erano ampiamente usati come ritardanti di fiamma, e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), sostanze cancerogene prodotte dalla combustione di materia organica.
All’Eea sottolineano che «I prodotti chimici sono una parte essenziale della nostra vita quotidiana e quotidianamente ne vengono utilizzati migliaia. Tuttavia, alcune sostanze chimiche presentano rischi per le piante e gli animali che vivono nell’acqua, per gli animali che li mangiano e per gli esseri umani. I prodotti chimici possono arrivare nelle acque superficiali possono in modi diversi. Possono essere stati rilasciati in aria, tornando più tardi sulla superficie terrestre in caso di pioggia o come polvere. Possono anche essere scaricati direttamente in acqua dall’industrie o dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane o utilizzati in agricoltura. I rischi rappresentati da alcune sostanze chimiche, come metalli e inquinanti organici persistenti come l’antiparassitario lindano, sono riconosciuti da decenni. Tuttavia, vengono continuamente identificati nuovi rischi rappresentati da altre sostanze chimiche, come alcuni pesticidi o farmaci, da soli o in combinazione».
Per un certo numero di sostanze prioritarie elencate nella direttiva quadro sulle acque, come il cadmio, il piombo e il nichel e pesticidi come clorfenvinfo e simazina, le misure europee volte a prevenire emissioni nell’ambiente sono state efficaci nel ridurne significativamente la presenza nei corpi idrici, ma il rapporto dell’Eea mette in guardia sul fatto che «Ci sono molte più sostanze chimiche presenti nell’ambiente per le quali sono necessarie migliori informazioni e conoscenze per sapere se rappresentano un rischio per laghi, fiumi e altre acque superficiali».
La principale preoccupazione riguarda i microinquinanti e il cosiddetto “effetto cocktail”, cioè le miscele di singole sostanze chimiche, che possono essere presenti singolarmente a concentrazioni innocue, che possono combinarsi e rappresentare un rischio per la salute. L’Eea spiega che «Nell’ambiente, le sostanze chimiche che penetrano nelle acque superficiali possono mescolarsi con sali minerali naturali e composti organici, nonché con sostanze nutritive provenienti da acque reflue, scarichi agricoli e altre acque di scarico. Le sostanze chimiche che raggiungono l’acqua dalle emissioni atmosferiche si aggiungono al mix». Il rapporto rileva che «Il rilevamento di diverse centinaia di sostanze chimiche organiche a basse concentrazioni in un singolo campione di acqua dolce è comune e il livello di rischio che ciò potrebbe presentare non è sufficientemente compreso».
L’Eea suggerisce anche come i corpi idrici superficiali europei potrebbero essere protetti meglio in futuro: «Le attuali norme dell’Ue forniscono un approccio flessibile per la gestione delle risorse idriche, ma non riflettono i recenti sviluppi scientifici nella valutazione delle miscele» e , per garantire che le pressioni siano correttamente comprese e che le misure possano essere mirate in modo appropriato, il rapporto chiede «Una più robusta segnalazione dei dati sulle emissioni chimiche e il miglioramento del monitoraggio, della della modellizzazione e della segnalazione delle fonti di inquinamento diffuse, per garantire che le pressioni siano correttamente comprese e che le misure possano essere mirate in modo appropriato».