Italia e Libia si impegnano a collaborare sulle energie rinnovabili
Rispunta l’autostrada costiera di Berlusconi. Su migranti e diritti umani le solite promesse
[1 Giugno 2021]
Ieri il presidente del consiglio, Mario Draghi, ha incontrato a Palazzo Chigi il primo ministro del Governo di Unità Nazionale della Libia, Abdelhamid Dabaiba e al temine ha sottolineato che «La collaborazione tra il governo del Primo Ministro Dabaiba e l’Italia continua a essere sempre più fertile e sempre più viva. E la giornata di oggi lo dimostra».
Tra i temi toccati nel summiti italo-libico Draghi ha ricordato «L’attuazione concreta del cessate il fuoco, l’allontanamento dei mercenari e dei soldati di altri Paesi, e poi la creazione di una struttura istituzionale, la definizione della base costituzionale, la definizione di una legge elettorale, l’approvazione del bilancio: sono tutti passi istituzionali importantissimi e difficili e l’Italia è accanto alla Libia e al governo del Primo Ministro Dabaiba per questo. Questo, se tutto va bene, dovrebbe poi finire nelle elezioni di fine anno per iniziare o continuare l’opera di riconciliazione nazionale. Anche qui c’è un gran bisogno di aiuto. Credo che altri Paesi europei saranno parte di questo sforzo tanto che, come voi sapete, nell’ultima riunione del Consiglio Europeo ho chiesto che il punto specifico della migrazione fosse messo all’ordine del giorno del prossimo Consiglio. Ma questo sarà anche un modo per strutturare il sostegno alla Libia in quest’opera di ricostruzione del Paese».
Tra gli altri temi toccati, secondo il capo del governo italiano due sono molto importanti: «Il primo è la cooperazione in campo sanitario dove l’Italia si impegnerà nella costruzione di ospedali, nell’invio di personale sanitario e anche nel ricevere e curare varie decine di bambini malati di cancro. È una cooperazione sanitaria di ampie dimensioni quella che noi prevediamo. Il secondo tema toccato è stato quello della collaborazione nel campo energetico. Come immaginate, la Libia è già un grande partner dell’Italia in campo energetico ma nelle energie tradizionali. Invece oggi si è toccata la possibilità di avviare una collaborazione anche nel campo delle energie rinnovabili. Le possibilità sono molto ampie e le nostre società sono pronte ad intraprendere dei progetti».
Il premier islamista libico ha sottolineato che «Il mio Paese spera di rafforzare i suoi rapporti commerciali con l’Italia e di lavorare sulla questione delle energie rinnovabili e sulla ricostruzione della Libia. L’Italia può svolgere un ruolo essenziale e primordiale come investitore in Libia».
Poi Draghi ha riesumato i progetti storici» e «in particolare la riapertura della strada costiera che congiunge il confine orientale e occidentale della Libia, considerata di fondamentale importanza». Che poi è nient’altro che l’autostrada litoranea promessa da Silvio Berlusconi a Mu’ammar Gheddafi in cambio della caccia ai migranti nel deserto libico.
Draghi à però evidenziato che «Alla base di tutti questi progetti c’è una necessità: mettere in sicurezza coloro che poi dovranno, come si dice oggi, mettere a terra questi progetti. E questo, in un certo senso, ci riporta al primo punto: cioè l’opera di riconciliazione nazionale e l’opera di cessate il fuoco».
Per ultimo, il nostro presidente del Consiglio ha lasciato il principale motivo dell’incontro: i temi migratori e umanitari. Ma chi si aspettava un cambiamento di rotta e una netta condanna delle violazioni dei diritti umani commessi nei campi di prigionia e in mare dalla Libia è rimasto deluso. Un prudentissimo Draghi ha detto che migrazione e temi umanitari «rappresentano una priorità per l’Italia ma anche per la Libia. Abbiamo preso in esame il controllo delle frontiere libiche anche meridionali, il contrasto al traffico di esseri umani, l’assistenza ai rifugiati, i corridoi umanitari e lo sviluppo delle comunità rurali. L’Italia intende continuare a finanziare i rimpatri volontari assistiti e le evacuazioni umanitarie dalla Libia. Ritengo che sia un dovere morale, ma credo che sia anche nell’interesse della Libia assicurare il pieno rispetto dei diritti dei rifugiati e dei migranti. L’Italia continuerà a fare la sua parte in termini di risorse e capacità formative ma, ripeto, serve un’azione da parte dell’Unione Europea rapida e concreta».
Insomma, non siamo ai complimenti alle milizie libiche di qualche giorno fa ma nemmeno di fronte all’ammissione di aver sbagliato a considerare un governo infestato da quelle milizie un partner affidabile nel gestire il dramma migratorio.
Non a caso, che non ci pensa nemmeno a liberarsi dai mercenari filoturchi e dai miliziani che lo hanno portato al potere, ha espresso tutta la sua soddisfazione per «Le relazioni bilaterali eccellenti», che sono state rafforzate «da una buona volontà reciproca».
Dabaiba ha poi assicurato che «Risolveremo insieme l’immigrazione illegale, in colaborazione con altri Paesi europei così come con i Paesi di origine dei migranti clandestini. Il problema dell’immigrazione non può essere risolto solo nella regione mediterranea, ma va risolto attaccando le radici del problema, che non è di esclusiva responsabilità della Libia o dell’Italia, ma che è comune».