Gli agricoltori sono sempre più minacciati dal cambiamento climatico

Studio Fairtrade: un’ombra sul futuro delle commodities. Necessaria un’azione climatica immediata e coraggiosa

[25 Ottobre 2021]

L’effetto dei cambiamenti climatici sulle produzioni agricole è abbastanza riconosciuto, e i rischi per il futuro di commodities di grande interesse commerciale come il caffè, sono abbastanza noti. Studi suggeriscono che entro il 2050 metà delle aree agricole attualmente utilizzate per la coltivazione del caffè potrebbero non poterle più ospitare. Ma solo raramente si considera un collegamento ovvio, cioè quello tra il cambiamento climatico e le condizioni di vita di migliaia di contadini e lavoratori del settore agricolo. Secondo il nuovo studio “Fairtrade and climate change: Systematic review, hotspot analysis and survey”, commissionato da Fairtrade alla Vrije Universiteit Amsterdam e alla Berner Fachhochschule, «L’impatto dei cambiamenti climatici sta minacciando sempre più seriamente le condizioni di vita degli agricoltori in tutto il mondo». Lo studio,  diffuso a pochi giorni dall’inizio della 26esima Conferenza delle parti Onu sul cambiamento climatico (COP26 Unfccc)  sottolinea che «Maggiori investimenti nell’adattamento climatico e in altre misure di resilienza saranno cruciali per impedire il crollo del reddito degli agricoltori».

Per Fairtrade  quella che emerge dallo studio è «Un’ombra sul futuro delle commodities. Banane, caffè, cacao sono alcuni tra i beni più commercializzati a livello globale; la ricerca analizza come regioni diverse del pianeta saranno colpite in modo differente dagli schemi metereologici generati dal cambiamento climatico». Secondo i risultati dello studio, «I modelli meteorologici estremi stimolati dai cambiamenti climatici colpiranno probabilmente gravemente la produzione agricola nelle regioni chiave di tutto il mondo, dall’America Latina all’Asia-Pacifico. I produttori di banane dei Caraibi e dell’America centrale, ad esempio, dovrebbero affrontare meno precipitazioni e temperature più estreme, mentre quelli del sud-est asiatico e dell’Oceania vedranno un aumento del rischio di cicloni tropicali. Da parte loro, i produttori di caffè in Brasile, America centrale e India meridionale potrebbero presto incontrare picchi di temperatura combinati con la siccità, con un impatto diretto sulla produzione di caffè del commercio equo e solidale. Nel frattempo, nella Repubblica Dominicana e in Perù, così come in alcune parti dell’Africa occidentale, è probabile che i coltivatori di cacao incontrino periodi di clima più caldo e secco»

Sono a rischio. I produttori di canna da zucchero nel sud-est asiatico potrebbero dover affrontare un aumento della siccità e dello stress da caldo. Condizioni simili potrebbero presto affliggere anche la produzione di tè in Asia e in Africa, con i produttori di tutta l’Asia e in Malawi e Tanzania che si prevede saranno i più colpiti.

Il ricercatore capo del rapporto, Žiga Malek, della Vrije Universiteit, aggiunge che «Mentre gli impatti variano in base al raccolto e alla posizione, il rapporto rileva che la maggior parte delle regioni sperimenterà molti più estremamente caldi. In alcune aree questo renderà la produzione agricola molto difficile o impossibile nel prossimo futuro, ponendo ulteriori stress agli agricoltori e ai lavoratori agricoli».

L’impatto del clima sulla produzione agricola e sul futuro del cibo è ben noto, poiché materie prime come il caffè sono state a lungo sotto i riflettori del clima. Gli studi suggeriscono che entro il 2050, infatti, fino alla metà della terra mondiale attualmente utilizzata per coltivare caffè potrebbe non essere praticabile. Tuttavia, raramente il legame tra il cambiamento climatico e il sostentamento di milioni di agricoltori e lavoratori agricoli è stato evidenziato in modo così eclatante.

Attraverso interviste e un sondaggio tra i produttori, lo studio ha anche condotto analisi approfondite delle percezioni e delle azioni dei coltivatori di caffè, tè e spezie in India e dei coltivatori di cacao in Ghana, dando un contributo importante alle discussioni sul clima, includendo le opinioni e le priorità dei coltivatori e come vivono il cambiamento climatico nelle loro comunità.

Juan Pablo Solís, senior advisor for climate and eEnvironment di Fairtrade fa notare che «Il modo in cui il cambiamento climatico colpisce il pianeta è straordinariamente complesso. Questo rapporto offre una quantità incredibile di dati e proiezioni sul clima che illustrano la realtà di quei paterritori in cui agricoltori e lavoratori stanno producendo secondo i termini del commercio equo e solidale e le crescenti sfide che devono affrontare se la comunità internazionale continua a fallire».

Negli ultimi anni Fairtrade ha rafforzato i requisiti dei propri Standard, aumentando il focus sui temi ambientali e sul cambiamento climatico, ad esempio attraverso le Accademie per il Clima e progetti dedicati con gli agricoltori, ma Solís ha sottolineato che «L’entità della crisi climatica richiede partnership  sempre più ampie per sostenere gli agricoltori ad affrontare insieme le enormi sfide future. La comunità internazionale deve stringersi attorno agli agricoltori e impegnarsi con coraggio nell’azione per il clima. E questo deve essere fatto sostenendo misure di adattamento climatico e resilienza per garantire che i mezzi di sussistenza degli agricoltori siano protetti e l’ambiente sia preservato».

Basandosi sui suoi risultati, il rapporto  ribadisce «La necessità per la comunità internazionale di sostenere finanziariamente gli agricoltori nell’adattamento ai cambiamenti climatici attraverso approcci specifici del contesto, che vanno dall’agroforestazione e una migliore gestione degli alberi da ombra alla pacciamatura e alla diversificazione delle colture».

Solís ricorda però che «Le misure di adattamento e resilienza richiedono grandi investimenti e gravare agricoltori e lavoratori agricoli con i costi di tali misure è l’ennesima ingiustizia che non dovrebbero sopportare, in particolare perché le comunità agricole dei produttori del commercio equo e solidale hanno contribuito il minimo ai cambiamenti climatici».

Nyagoy Nyong’o, Global CEO di Fairtrade, conclude: «I risultati del report sono estremamente allarmanti e un segnale inequivocabile della necessità di un’azione climatica immediata e completa. La minaccia per il futuro di molte filiere è reale, e gli agricoltori e i lavoratori del settore agricolo sono in prima linea nell’emergenza climatica globale. Dobbiamo fare qualsiasi cosa per assicurarci di non lasciarli indietro, perché anche loro sono parte della soluzione».