Più di 6,4 milioni di persone colpite dalla siccità nell’est e nel sud dell’Etiopia. Falliti 3 raccolti di fila

Intanto, dopo la liberazione di prigionieri politici per il Natale copto, l’Etiopia sogna fine della guerra del Tigray

[10 Gennaio 2022]

Nel suo ultimo bollettino, l’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) ha annunciato che «Più di 6,4 milioni di persone avranno bisogno di aiuti alimentari quest’anno in tutte le aree colpite dalla siccità in Etiopia». Si tratta di persone non coinvolte direttamente nel conflitto del Tigray, infatti l’OCHA stima che 3 milioni di loro vivono nel regione/Stato Somali, 2,4 milioni nell’Oromia orientale e 1 milione nell’Oromia meridionale.

L’OCHA spiega che «Dopo il fallimento della  terza stagione delle piogge consecutiva, la siccità sta avendo un impatto devastante sulla vita e sui mezzi di sussistenza delle comunità pastorali e agropastorali che vivono nella regione». L’Ufficio per la gestione del rischio di catastrofi della regione Somali segnala significative perdite dei raccolti  nelle aree di Fafan e Sitti che arrivano d fino al 70% del raccolto previsto  di sorgo e mais, al  30% sul raccolto di grano e il 30% sul raccolto di cipolle e mais. Nell’Oromia meridionale, le autorità locali segnalano una perdita media del 70% del raccolto.

Una tragedia per zone dove l’agricoltura è essenzialmente di sussistenza e l’OCHA evidenzia che «Più in generale, lo stato nutrizionale delle comunità colpite dalla siccità sta peggiorando a causa della scarsa disponibilità di latte e del basso reddito del bestiame. In queste condizioni, i ricoveri per malnutrizione acuta grave sono in aumento nella maggior parte delle aree colpite dalla siccità. Nella regione somala, ad esempio, lo screening nutrizionale condotto lo scorso dicembre dall’Ufficio sanitario regionale della regione (93 weardas e sei amministrazioni comunali) ha rivelato un tasso globale di malnutrizione acuta del 18%, al di sopra della soglia globale del 15%. Degli 813.000 bambini sotto i cinque anni sottoposti a screening per la malnutrizione, quasi 14.000 bambini, ovvero l’1,7%, sono stati diagnosticati come gravemente malnutriti. Allo stesso tempo, a più di 137.000 bambini, pari a circa il 17%, è stata diagnosticata una malnutrizione moderata. Allo stesso modo, delle 222.000 donne in gravidanza e allattamento sottoposte a screening, circa 72.000, o un terzo, erano moderatamente malnutrite. “Le comunità pastorali e agropastorali vulnerabili corrono un rischio maggiore di subire l’impatto della siccità se non vengono prese urgentemente misure di mitigazione».

Inoltre, 2,3 milioni nel Somali e oltre 870.000 nell’Oromia meridionale si trovano attualmente a dover affrontare una scarsità d’acqua e hanno bisogno di assistenza per poter ricevere camio cisterna carichi di acqua. La siccità ha costretto a chiudere anche diverse scuole e 99.000 in Somali e 56.000 nell’Oromia meridionale sono privi di istruzione e non possono usufruire dei programmi di alimentazione scolastica.

Di fronte a questa preoccupante situazione, l’Onu ritiene che  «Siano necessarie urgenti risposte umanitarie, in particolare la consegna di acqua con camion, la fornitura di prodotti alimentari e non. L’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs si sta concentrando anche sul preposizionamento di forniture nutrizionali per bambini e donne in gravidanza e allattamento, nonché sull’impiego di cliniche mobili per la salute e la nutrizione in aree difficili da raggiungere, ma anche per garantire l’alimentazione agli animali da allevamento l’invio di veterinari. «Senza una mitigazione e un intervento tempestivi, la situazione potrebbe potenzialmente peggiorare all’inizio di quest’anno», ha avvertito l’OCHA.

Un raggio di speranza è venuto dalla decisione del premier etiope Abiy Ahmed di rilasciare, in occasuione del natale copto , il 7 gennaio,  molti detenuti politici incarcerati, compresi esponenti dell’opposizione e i leader del Tigray People’s Liberation Front (TPLF) che combatte contro le truppe etiopi dopo che Adis Abeb a aveva tentato di occupare la regione/Stato ribelle.

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha commentato: «Accolgo con favore il rilascio oggi dal carcere in Etiopia di molti detenuti, comprese le figure chiave dell’opposizione. Invito le parti a trarre vantaggio da questa importante misura di rafforzamento della fiducia concordando la cessazione delle ostilità e un cessate il fuoco duraturo, nonché avviando un dialogo nazionale credibile e inclusivo e un processo di riconciliazione. Rimarrò attivamente impegnato con tutte le parti interessate per aiutare l’Etiopia a porre fine ai combattimenti e ripristinare la pace e la stabilità. Dopo il mio ultimo contatto con il primo ministro Abiy Ahmed, spero anche in un miglioramento significativo dell’accesso umanitario a tutte le aree colpite dal conflitto che dura da un anno. In occasione del Natale ortodosso, rivolgo i miei più cordiali auguri a tutti gli etiopi che celebrano questa festa. Possa lo spirito di questa celebrazione contribuire a un’Etiopia pacifica e prospera».

Ma l’OCHA avverte che «La situazione nella parte settentrionale del Paese rimane imprevedibile e instabile.  Nel Tigray la situazione umanitaria continua a peggiorare, con tensioni che limitano la circolazione dei rifornimenti umanitari lungo l’unica rotta disponibile (Semera-Abala-Mekelle). Nessun camion che trasportava rifornimenti umanitari è stato in grado di entrare nel Tigray dal 15 dicembre. Dal 12 luglio, solo 1.338 camion sono entrati nel Tigray, meno del 12% dei camion necessari. Sono necessari 100 camion al giorno per soddisfare la portata e la portata delle esigenze.  Al 3 gennaio, i partner che distribuiscono cibo in Tigray avevano solo circa 10.000 litri di carburante rimasti. Tuttavia, sono necessari almeno 60.000 litri di carburante per spedire le limitate scorte di cibo (circa 4.000 tonnellate) attualmente disponibili a Mekelle».

Se la situazione  di stallo – con la milizie del TPLF che si sono ritirate nuovamente entro i confini del Tigray e le truppe etiopi ed etniche Amhārā che hanno riconquistato le posizioni che avevano perso –  non si sblocca davvero e se forniture umanitarie, carburante e denaro non verranno consegnati presto al Tigray, diverse agenzie Onu e ONG saranno costrette a cessare le loro operazioni.

L’OCHA sottolinea che «Continuano a essere segnalati nuovi sfollamenti, anche dalle regioni di Afar e Amhara e dalla zona occidentale del Tigray. In tutte e tre le regioni sono inoltre in corso rimpatri spontanei e organizzati di sfollati interni. Ci sono bisogni significativi nelle aree di rimpatrio, inclusi cibo, acqua, servizi igienici e riparo. I partner umanitari continuano a collaborare con le autorità per garantire che i rimpatri siano ben pianificati, volontari e dignitosi e che i rimpatriati abbiano un sostegno adeguato».

Nonostante i giganteschi problemi e i gravi pericoli, le organizzazioni umanitarie continuano a fornire assistenza fondamentale. Nell’Amhara, nell’ultima settimana, più di 33.000 persone hanno ricevuto riparo e aiuti non alimentari, portando il numero totale degli assistiti a 586.000 persone. La distribuzione del cibo continua ad nell’Afar, Amhara e Tigray, ma resta ben al di sotto del livello richiesto. L’Onu chiede urgentemente a tutte le parti di consentire un accesso senza ostacoli e duraturo alle persone nel Tigray, Amhara e Afar.

Ma diverse agenzie Onu e ONG hanno deciso di ritirarsi dal Tigray a causa degli attacchi di droni e ieri l’Unicef si è detta «Indignata per i recenti attacchi aerei contro i campi per sfollati interni e rifugiati nel Tigray, nel nord dell’Etiopia. Secondo quanto riferito, gli attacchi del 5 e 7 gennaio hanno lasciato decine di civili, compresi bambini, uccisi e molti altri feriti. I campi profughi e gli insediamenti per sfollati interni, comprese le scuole che ospitano bambini e famiglie sfollati e le strutture essenziali che forniscono loro servizi umanitari, sono oggetti civili. Il mancato rispetto e protezione dagli attacchi può costituire una violazione del diritto umanitario internazionale. A più di un anno dallo scoppio del conflitto nel Tigray, atti di violenza brutali, comprese gravi violazioni contro i bambini, continuano a essere perpetrati in tutto il nord dell’Etiopia da tutte le parti in conflitto. L’Unicef rinnova il suo appello per l’immediata cessazione delle ostilità. Esortiamo tutte le parti in conflitto a basarsi sui primi segni di progresso delle ultime settimane, ad aderire ai diritti umani internazionali, al diritto umanitario e dei rifugiati, a facilitare l’accesso umanitario e a proteggere i bambini dai danni».

Il TPLF ha affermato che nell’attacco sono rimaste uccise 56 persone, mentre un funzionario del principale ospedale della capitale tigrina Mekele ha riferito di 55 morti e 126 feriti, molti dei quali bambini.