Acqua, al centro-nord è già estate: le portate del Po sono dimezzate rispetto a un anno fa
Anbi: «I cambiamenti climatici, già fattori dell'estremizzazione degli eventi atmosferici, sono pure causa del progressivo anticipo della stagione irrigua»
[21 Gennaio 2022]
Mentre il surriscaldamento del clima corre in Italia a velocità pressoché doppia rispetto alla media globale, il rischio siccità s’insinua con sempre maggior forza – soprattutto correndo lungo la dorsale adriatica – nelle regioni centro-settentrionali del Paese, come testimonia anche l’ultimo bollettino dell’Osservatorio settimanale sulle risorse idriche elaborato dall’Anbi, l’associazione che riunisce i Consorzi di bonifica italiani.
I dati raccolti dall’Anbi testimoniano infatti una situazione di scarsità idrica in tutto il nord Italia, un ridimensionamento delle portate fluviali in alcune regioni centrali e buone disponibilità d’acqua nei bacini meridionali.
Il dato più eclatante è quello del fiume Po, che ha portate praticamente dimezzate rispetto ad un anno fa. A Piacenza, con un flusso pari 379,7 metri cubi al secondo, è arrivato vicino ai minimi storici mensili: è il dato più basso degli ultimi 16 anni; in tutto il 2021, sono stati solo 7 i giorni (tutti compresi fra luglio ed agosto), in cui la portata è scesa sotto il livello attuale. Una condizione di magra invernale riguarda anche gli altri fiumi dell’Emilia-Romagna.
«L’accentuato andamento torrentizio anche dei corsi d’acqua più importanti della regione, a fronte di un andamento pluviometrico complessivamente stabile, seppur localmente accentato nei picchi, evidenzia una volta di più – dichiara Francesco Vincenzi, presidente Anbi – la necessità di nuovi invasi, capaci di calmierare le disponibilità idriche. La loro multifunzionalità sarebbe ancor più significativa in periodi, come l’attuale, in cui più evidenti sono le conseguenze della dipendenza energetica del nostro Paese».
Si confermano particolarmente basse anche le portate dei fiumi piemontesi (con l’eccezione della Dora Baltea) e di quelli veneti; ad ulteriormente preoccupare è il finora scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico, il cui valore – soprattutto nella parte lombarda e piemontese – registra -57.6%.
«Va peraltro ricordato – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – che proprio i cambiamenti climatici, già fattori dell’estremizzazione degli eventi atmosferici, sono pure causa del progressivo anticipo della stagione irrigua».
Un rischio che sembra già molto concreto: «Il perdurare delle temperature rigide contribuisce all’attuale magra, che può essere un campanello d’allarme per la prossima stagione irrigua», conclude Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità distrettuale del fiume Po.