Bolsonaro e la destra vorrebbero approfittare della guerra in Ucraina per aprire miniere nelle Terras Indígenas

Brasile: grande manifestazione contro il Pacote da Destruição di Bolsonaro

Progetti di Legge che incoraggiano la deforestazione e promuovono la violenza contro le comunità indigene e tradizionali

[11 Marzo 2022]

Migliaia di persone hanno manifestato a Brasilia, partecipando all’iniziativa “Ato pela Terra” convocata dal cantante e musicista Caetano Veloso, per denunciare quello che gli ambientalisti definiscono Pacote da Destruição, 5 progetti di legge anti-ambiente in esame al Congresso brasile, un assalto storico all’ambiente brasiliano  lanciato dalla destra che sostiene il presidente neofascista Jair  Bolsonaro.

Il 9 marzo artisti e organizzazioni della società civile hanno riempito l’Esplanada dos Ministérios a Brasilia, per denunciare che il Pacote da Destruição, considerato una priorità del governo Bolsonaro e che, denuncia il Wwf Brasil, «Se approvato, incoraggerà un aumento esponenziale e duraturo della deforestazione, spingendo l’Amazzonia al collasso, e promuoverà ancora più violenze contro le comunità indigene e tradizionali».
Sul palco di “Ato pela Terra” insieme a Caetano Veloso c’erano grandi artisti brasiliani come Seu Jorge, Daniela Mercury, Criolo, Emicida, Bela Gil, Malu Mader, Lázaro Ramos, Maria Gadú, Nando Reis, Letícia Sabatella, Bruno Gagliasso e Alessandra Negrini, e Caetano ha detto: «Il mondo è in guerra e di fronte a minacce così gravi per la vita e l’ambiente, è ora che parliamone noi!».

La manifestazione era sostenuta  da Articulação dos Povos Indígenas do Brasil, ClimaInfo, Greenpeace Bfrasil, Midia Ninja, Movimento Sem-Terra, Observatório do Clima, Uneafro e Wwf Brasil e da molte altre organizzazioni.
Secondo il direttore Justiça Socioambiental del Wwf Brasil, Raul Silva Telles do Valle,  «Per la società, il momento di mobilitarsi è ora, prima che sia troppo tardi. Diverse lobby che da anni cercano di ribaltare le regole di tutela ambientale a proprio vantaggio vedono il governo Bolsonaro come una finestra di opportunità che si sta chiudendo, quindi si stanno affrettando ad approvare quanti più progetti possibile quest’anno, con l’aiuto di un budget segreto e di qualsiasi altra cosa. Se ciò accadrà, la scia di distruzione lasciata da Bolsonaro sarà eterna, perché sarà legge. Una volta che il land grabbing sarà amnistiato, per esempio, nessuno si tirerà indietro. C’è un senso di urgenza e responsabilità per il nostro futuro e questo è il messaggio che sarà consegnato dalla società civile alla classe politica, in particolare al presidente del Senato federale che ha il potere di impedire che ciò accada».

Ambientalisti, indigeni e partiti di opposizione sono preoccupati soprattutto da due progetti di legge che sono vicini all’approvazione definitiva: il PL da Grilagem (PL 2.633/20 e PL 510/ 21) e il vale-tudo nas Terras Indígenas (PL 191/2020 e PL 490/07).

Il Wwf Brasil spiega che «Il PL da Grilagem incoraggia il proseguimento dell’occupazione illegale di suolo pubblico e la deforestazione. Tra l’altro, il testo concede l’amnistia a coloro che fino a poco tempo fa hanno invaso e disboscato illegalmente i terreni pubblici (2017); consente ai grandi invasori di ottenere titoli fondiari senza necessità di un sopralluogo per verificare la veridicità delle loro pretese, estendendo una norma che attualmente si applica solo alle piccole occupazioni (il 97% di quelle in attesa di titolazione); e concede titoli a coloro che hanno già altri possedimenti rurali o che hanno invaso il suolo pubblico in più luoghi».
Nell’ultima settimana, Bolsonaro ha iniziato a fare pressioni sui parlamentari perché votino un altro progetto di legge che rappresenta una gravissima minaccia ambientale e sociale: il PL da Mineração em Terras Indígenas (PL 191/2020) che punta a togliere ogni ostacolo all’estrazione mineraria e alla costruzione di dighe idroelettriche nelle terras indígenas, anche senza l’approvazione dei popoli autoctoni che ci vivono. Per Bolsonaro si tratta di un  provvedimento necessario in vista della possibile mancanza di fertilizzanti a causa della guerra tra Russia e Ucraina, ma una ricerca condotta dall’Universidade Federal de Minas Gerais dimostra che la stragrande maggioranza dei giacimenti minerari di potassio si trova al di fuori delle terras indígenas e che due terzi non si trovano nemmeno in Amazzonia, dove c’è una maggiore concentrazione di terre indigene delimitate.

Dopo la manifestazione di Brasilia, anche il Partido dos Trabalhadores (PT) è all’attacco: «Con l’aiuto dei suoi  complici al Congresso , Jair Bolsonaro spera di far passare alla Camera e al Senato una serie di progetti di legge che favoriscano la deforestazione, facilitino l’accaparramento di terre, ampliano nel Paese l’utilizzo di pesticidi già vietati in altre parti del il mondo e attacca le popolazioni indigene, rendendo difficile la demarcazione e consentendo l’estrazione mineraria nelle loro terre. L’impudenza di Bolsonaro e del leader del governo alla Camera, Ricardo Barros (Partido Progressista – destra), è così grande che stanno usando il conflitto in Ucraina per giustificare una richiesta urgente di uno di questi progetti, PL 191/20, che permette l’estrazione mineraria nelle terras indigenas.

L’8 marzo anche il Ministério Público Federal (MPF) si è espresso contro questo PL. La  Câmara de Populações Indígenas e Comunidades Tradicionais, collegata alla Procuradoria-Geral da Repúblicae, ha dichiarato proposta di legge incostituzionale: «Lo stato di belligeranza, la minaccia esterna o anche la dichiarazione di guerra tra due o più Paesi non autorizzano la riduzione del sistema di protezione internazionale dei diritti umani, in particolare delle minoranze e dei gruppi vulnerabili».

Dell’assalto all’ambiente brasiliano di Bolsonaro, della destra e della Bancada Ruralista  fa parte anche  il progetto di legge vale-tudo nas Terras Indígenas –  il cui punto principale, il Marco Temporal, è al vaglio del Supremo Tribunal Federal  – che prevede l’apertura delle  terras indígenas ai fazendeiros perché ci possano realizzare grandi piantagioni o allevare bestiame, cosa che apre la possibilità di ridurre, in base a criteri soggettivi, i territori indigeni già delimitati, riduce la protezione dei popoli isolati e rende impraticabile la demarcazione o l’ampliamento di terre già delimitate.
A febbraio i deputati federali brasiliani avevano già approvato il Pacote do Veneno  (PL 6.299/02), che prevede il rilascio di più pesticidi, comprese sostanze già vietate in altri paesi. Il testo è ora al Senato.
Un’altra minaccia per la salute e l’ambiente è PL 2.159/21, che rende le autorizzazioni ambientali un’eccezione più che una regola, in quanto limita, indebolisce o, in alcuni casi, addirittura estingue, una parte importante degli strumenti di valutazione, prevenzione e controllo degli impatti socio-ambientali delle opere e delle attività economiche in Brasile.

Ieri, durante un’audizione presso la Commissione Ambiente del Senato (CMA),  l’attivista indigena Txai Suruí, del popolo Paiter Suruí dello Stato di  Rondônia, ha lanciato un appello contro la procedura di urgenza per approvare il Pacote da Destruição: «Spero che questo requisito non passi perché, con l’indebolimento delle nostre leggi ambientali e delle nostre agenzie ambientali, (…) dichiareremo, e non dovremmo aver paura di parlare, un genocidio». Poi la Txai ha denunciato che «Il governo Bolsonaro promuove un attacco quotidiano alle popolazioni indigene. Questo è più di un Ato pela Terra, è un atto per le nostre vite, per le vite dei popoli indigeni, che sono quotidianamente minacciati, i loro territori vengono invasi e distrutti, che vediamo la nostra sicurezza alimentare compromessa e tutte le nostre famiglie a rischio. Stiamo davvero vivendo una guerra nei territori indigeni e la domanda è: quando porteranno i 20.000 garimpeiros fuori dal territorio degli Yanomami? Quando rimuoveranno i 6.000 capi di bestiame che si trovano all’interno della terra indigena Uru-eu-uau-uau? Quando manderanno via i garimpeiros dalla mia terra, la terra indigena 7 de Setembro? E per quanto tempo questo governo avrà sangue indigeno sulle sue mani? Quanto tempo dovremo combattere contro progetti che attaccano direttamente le nostre vite?».

Il PT ricorda che «La verità è che Bolsonaro è sempre stato un nemico dell’ambiente e dei popoli autoctoni.  Durante la campagna elettorale del 2018, ha sempre promesso di allentare la legislazione ambientale e di non demarcare alcun territorio indigeno. Poi, da presidente, ha incoraggiato gli incendi, ha permesso l’aumento della deforestazione , ha chiuso un occhio sull’invasione dei territori da parte dei minatori, ha usato il Funai contro gli indigeni e è persino arrivato a minacciare il Supremo Tribunal Federal in caso il giudizio sul arco temporal, che riguarda il diritto terra, favorisca queste popolazioni.

Come ha sottolineato il senatore Fabiano Contarato del PT durante l’audizione al Senato, «Bolsonaro pratica una vera politica anti-ambientale. Prima di essere eletto, questo governo voleva farla finita con il Ministero dell’Ambiente. Non ha potuto farlo, ma in realtà lo sta facendo. Ha chiuso la Secretaria de Mudanças Climáticas, con il Plano de Combate ao Desmatamento, insieme al Departamento de Educação Ambiental, criminalizza le ONG, riduce la partecipazione della società civile, ha già autorizzato il rilascio di 1.200 pesticidi, la deforestazione è già una tragedia annunciato. Questo governo arma gli abusivi, usurpa la terra e vuole indebolire gli organi di controllo. E ora approfitta della guerra per cercare di giustificare l’attività mineraria nelle terras indígenas. Questo Senato deve dare una risposta. Non basta essere reattivi, bisogna essere propositivi».