Acqua radioattiva, arrivano i requisiti per la tutela della salute pubblica
[7 Novembre 2013]
L’Ue ha stabilito i requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nell’acqua destinata al consumo umano. Grazie a una direttiva pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea di oggi, vengono stabiliti i valori di parametro, la frequenza e i metodi per il controllo delle sostanze radioattive: norme specifiche che garantiscano l’uniformità, la coerenza e la completezza della normativa di radioprotezione ai sensi del trattato Euratom.
La direttiva non si applica alle acque minerali naturali riconosciute come tali dalle competenti autorità nazionali, alle acque che sono dei medicinali e a una serie di acque per le quali lo Stato richiede le esenzioni. Si applica, quindi alla sola acqua destinate al consumo umano, ossia a tutti i tipi di acqua trattata o non trattata, destinata a uso potabile, per la preparazione o la cottura di cibi o per altri usi domestici, a prescindere dall’origine, sia essa fornita tramite una rete di distribuzione, cisterne, o in bottiglie o contenitori. E a tutte le tipologie di acqua utilizzate in un’impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l’immissione sul mercato di prodotti o sostanze destinati al consumo umano, salvo il caso in cui le autorità nazionali competenti ritengano che la qualità dell’acqua non possa avere conseguenze sulla salubrità del prodotto alimentare finale.
Come riconosciuto dalla Corte di giustizia nella sua giurisprudenza, il compito europeo di stabilire norme di sicurezza uniformi per la protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione, non preclude agli Stati membri – salvo indicazione specifica – la possibilità di prevedere misure di protezione più rigorose. E visto che la nuova direttiva prevede norme minime, gli Stati membri sono liberi di adottare o mantenere misure più rigorose nel settore da essa disciplinato, fatta salva la libera circolazione delle merci nel mercato interno.
Gli Stati, comunque devono istituire programmi di controllo per verificare se l’acqua destinata al consumo umano siano conformi ai requisiti fissati dalla direttiva. E devono definire le frequenze di campionamento e di analisi per le acque confezionate in bottiglie o contenitori e destinate alla vendita. Ma per gli Stati membri che hanno l’obbligo di controllare la concentrazione di radon o trizio nell’acqua destinate al consumo umano o di stabilirne la dose indicativa (DI) l’Ue consiglia di effettuare il campionamento e le analisi almeno una volta all’anno.
I metodi di analisi della qualità, in ogni modo, dovranno essere tali da garantire risultati attendibili e comparabili. I controlli delle acque, diverse dalle acque minerali naturali, confezionate in bottiglie o contenitori e destinate alla vendita, volti a verificare che i livelli di sostanze radioattive siano conformi ai valori di parametro devono essere effettuati in conformità dei principi del l’analisi di rischio e dei punti critici di controllo (Haccp).
I valori di parametro, invece, non dovrebbero essere considerati valori limite. Quando il controllo delle acque riveli un’inosservanza di un valore di parametro, lo Stato membro interessato deve valutare se ciò costituisca un rischio per la salute umana tale da richiedere un intervento e, ove necessario, adottare provvedimenti correttivi per migliorare la qualità dell’acqua fino a un livello conforme ai requisiti per la tutela della salute umana sotto il profilo della radioprotezione.
Del resto l’ingestione di acqua è una delle vie di incorporazione delle sostanze radioattive nel corpo umano. Quindi la popolazione deve essere informata in modo adeguato e appropriato sulla qualità delle acque destinate al consumo umano. E comunque il contributo delle pratiche che comportano un rischio in termini di radiazioni ionizzanti all’esposizione deve essere mantenuto entro il valore più basso ragionevolmente ottenibile.