Coldiretti: in Italia 11 milioni di ettari di foreste da difendere
In 20 anni il “frutteto italiano” ha visto un crollo netto del 23%
[3 Maggio 2022]
Commentando il rapporto “The State of the World’s Forests 2022. Forest pathways for green recovery and building inclusive, resilient and sustainable economies” pubblicato dalla Fao, Coldiretti evidenzia che «L’Italia deve proteggere la superficie forestale nazionale che è aumentata in 10 anni di circa 587.000 ettari per complessivi 11 milioni di ettari che si sono dimostrati però molto vulnerabili al degrado e agli incendi perché è mancata l’opera di prevenzione nei boschi che, a causa dell’incuria e dell’abbandono, sono diventati infatti vere giungle ingovernabili».
Una convinzione abbastanza diversa da quella della Fao – che non vuole governare le giungle e che al primo punto chiede di arrestare la deforestazione per salvare clima e biodiversità – e ancor più dai recenti studi che evidenziano proprio l’importanza di mantenere foreste “ingovernate”, vetuste e non gestite.
Comunque, Coldiretti ricorda che «Solo nel 2021 sono stati ben 170mila gli ettari di bosco andati a fuoco di fronte all’inarrestabile avanzata della foresta che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai più di 1/3 della superficie nazionale con una densità che la rende del tutto impenetrabile ai necessari interventi di manutenzione, difesa e sorveglianza».
Secondo la più grande associazione agricola italiana, «Per difendere il bosco italiano, valorizzare la biodiversità ed abbattere le emissioni di anidride carbonica occorre creare le condizioni affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli. Un’opportunità può arrivare dall’aumento del prelievo del legname dai boschi con lo sviluppo di filiere sostenibili in grado di tutelare l’ambiente e creare occupazione se si considera che l’Italia importa dall’estero più dell’80% del legno necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento».
Ma a preoccupare Coldiretti non sono solo le foreste, l’associazione agricola teme anche «La pesante crisi della frutteto italiano dove negli ultimi venti anni è sparita quasi una pianta da frutto su quattro, fra mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti con un gravissimo danno produttivo ed ambientale per il ruolo che svolgono nella mitigazione del clima anche ripulendo l’aria dall’anidride carbonica e dalle sostanze inquinanti come le polveri PM10».
Secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, il “frutteto italiano” ha visto un crollo netto del 23% nello spazio di un ventennio. Un danno economico ed occupazionale rilevante per il Sistema Paese, ma che colpisce anche l’ambiente, poiché con la scomparsa dei frutteti viene a mancare il prezioso ruolo di contrasto dell’inquinamento e del cambiamento climatico. Non a caso recenti studi hanno sottolineato il ruolo positivo della frutticoltura nella tutela dell’ambiente proprio per la capacità di catturare CO2, ruolo che potrebbe ulteriormente crescere con l’adozione di tecniche colturali finalizzate non solo alla produzione di frutta ma anche alla lotta all’inquinamento e al cambiamento climatico».
Coldiretti conclude citando un rapporto Ispra: «Non a caso la differenza di temperatura estiva delle aree urbane rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 2 gradi nelle città più grandi».