Inquinamento atmosferico: gli Stati membri dell’Ue possono essere ritenuti responsabili di danni alla salute
I valori limite Ue e gli obblighi degli Stati a migliorare la qualità dell'aria devono proteggere la salute umana e conferiscono diritti ai cittadini
[9 Maggio 2022]
Un abitante dell’agglomerato di Parigi ha chiesto allo Stato francese 21 milioni di euro come risarcimento danni perché l’aumento dell’inquinamento atmosferico avrebbe compromesso la sua salute. Lo Stato francese sarebbe responsabile di questi danni in quanto non avrebbe garantito il rispetto dei valori limite applicabili in modo uniforme in tutta l’Ue.
Nel 2019, la Corte di giustizia dell’Unione europea aveva constatato che «I valori limite per il biossido di azoto nell’agglomerato di Parigi erano stati superati da quando era stato imposto nel 2010 l’obbligo di rispettarli». Anche il Consiglio di Stato francese aveva constatato un continuato superamento dei valori limite per Parigi fino al 2020 e un superamento dei valori limite per il PM10 per gli anni fino al 2018 e al 2019. La Corte amministrativa d’appello di Versaille ha rinviato alla Corte europea la questione «Se e, in caso affermativo, a quali condizioni, i singoli possono chiedere un risarcimento allo Stato per i danni alla salute causati dal mancato rispetto dei valori limite dell’Ue».
Nelle sue conclusioni e, l’avvocato generale Juliane Kokott della Corte di giustizia Ue sostiene che «Una violazione dei valori limite fissati dal diritto dell’Unione per la protezione della qualità dell’aria può dar luogo a richieste di risarcimento».
Anche in questo caso sarebbero applicabili le tre classiche condizioni della responsabilità dello Stato per i danni causati ai singoli da violazioni del diritto dell’Unione imputabili allo Stato. La prima condizione sarebbe soddisfatta perché «I valori limite per gli inquinanti nell’aria ambiente e gli obblighi di migliorare la qualità dell’aria stabiliti dalle direttive Ue hanno lo scopo di conferire diritti ai singoli. Infatti, l’obiettivo principale di tali norme, sufficientemente chiare, è la protezione della salute umana».
Secondo l’avvocato generale, «La cerchia delle persone che potrebbero vedere accolta una richiesta di risarcimento dei danni non è sufficientemente ampia da riguardare la totalità degli abitanti i quali dovrebbero, per così dire, risarcirsi reciprocamente per mezzo delle imposte. Infatti, il superamento dei valori limite riguarderebbe soprattutto determinate categorie che vivono o lavorano in zone particolarmente inquinate. Si tratterebbe spesso di persone con status socio-economico basso, particolarmente bisognose di tutela giudiziaria».
Per quanto riguarda l’esistenza di una violazione qualificata delle norme relative alla protezione della qualità dell’aria ambiente, l’avvocato generale ritiene che «Essa riguardi qualsiasi periodo durante il quale i valori limite applicabili siano stati superati senza che sia stato predisposto un piano di miglioramento della qualità dell’aria ambiente non manifestamente carente. Tale verifica spetterebbe ai giudici nazionali. Le reali difficoltà connesse all’esercizio di un diritto al risarcimento dei danni riguarderebbero la terza condizione, segnatamente, la dimostrazione di un nesso causale diretto tra la violazione qualificata delle norme in materia di qualità dell’aria e i danni concreti alla salute. Il soggetto leso dovrebbe in primo luogo dimostrare di avere soggiornato per un periodo sufficientemente lungo in un ambiente in cui i valori limite del diritto dell’Unione per la qualità dell’aria ambiente sono stati violati in misura rilevante. La durata di tale periodo sarebbe una questione medica che richiede una risposta scientifica. In secondo luogo, dovrebbe dimostrare un danno che possa essere collegato all’inquinamento atmosferico di cui trattasi. In terzo luogo, il soggetto leso dovrebbe dimostrare l’esistenza di un nesso di causalità diretto tra il menzionato soggiorno in un luogo in cui un valore limite per la qualità dell’aria ambiente è stato violato in maniera grave e il danno lamentato. A tal scopo sarebbero necessarie perizie mediche periodiche».
Infine, la Kokott rileva che «La dimostrazione di un nesso diretto tra una violazione qualificata dei valori limite e un danno per la salute non sarebbe di per sé sufficiente al riguardo. Al contrario, lo Stato membro potrebbe far valere a propria discolpa la dimostrazione che tali superamenti avrebbero avuto comunque luogo anche se avesse adottato in tempo utile piani per la qualità dell’aria conformi ai requisiti della direttiva».
La Corte Ue precisa che «Le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano la Corte di giustizia. Il compito dell’avvocato generale consiste nel proporre alla Corte, in piena indipendenza, una soluzione giuridica nella causa per la quale è stato designato. I giudici della Corte cominciano adesso a deliberare in questa causa. La sentenza sarà pronunciata in una data successiva. Il rinvio pregiudiziale consente ai giudici degli Stati membri, nell’ambito di una controversia della quale sono investiti, di interpellare la Corte in merito all’interpretazione del diritto dell’Unione o alla validità di un atto dell’Unione. La Corte non risolve la controversia nazionale. Spetta al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte. Tale decisione vincola egualmente gli altri giudici nazionali ai quali venga sottoposto un problema simile».