Il decreto Energia non basta per semplificare davvero l’installazione di rinnovabili
Elettricità futura: «Affiancare a questi provvedimenti frammentati una visione complessiva che garantisca una programmazione energetica»
[11 Maggio 2022]
Nei giorni scorsi ha approvato il cosiddetto decreto Energia (17/2022), tornando a mettere in campo iniziative per contrastare la crisi energetica in corso, compresa una nuova tornata di semplificazioni per velocizzare l’installazione di impianti rinnovabili sul territorio, soffocati da una burocrazia soverchiante cui si abbinano frequentemente sindromi Nimby&Nimto. Anche stavolta però resta molto da fare, come evidenziato nella nuova analisi condotta nel merito da Elettricità futura, la principale associazione confindustriale attiva nel comparto elettrico.
«Ogni misura di semplificazione della burocrazia delle rinnovabili è positiva, ma la reale efficacia dipende dalla capacità di inserirle in una più ampia e organica riforma della governance dei processi autorizzativi», spiega Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità futura.
In particolare, il dl Energia interviene su varie materie, fotovoltaico, repowering eolico, efficienza energetica, accumuli, biometano, aree idonee e altri ambiti collegati alle rinnovabili; si passa dalle semplificazioni degli iter autorizzativi, tra cui l’estensione della Dichiarazione inizio lavori asseverata (Dila) e della Procedura abilitativa semplificata (Pas) a ulteriori interventi, comprese molte misure proposte dalla stessa Elettricità futura: «Sebbene siano positive ad esempio le novità sulla Procedura abilitativa semplificata, resta ferma la necessità di affiancare a questi provvedimenti frammentati una visione complessiva che garantisca una programmazione energetica».
«A livello nazionale – argomenta Re Rebaudengo – manca il nuovo Piano nazionale energia clima, atteso da un anno, aggiornato rispetto agli obiettivi europei del Fit for 55. Mancano i Piani energetici regionali con una suddivisione dell’obiettivo rinnovabili. Con queste mancanze le soprintendenze mantengono il vecchio approccio e pertanto bocciano la maggior parte dei progetti. Con il DL energia sono state ampliate le aree da considerare sicuramente idonee allo sviluppo delle rinnovabili. Questo ci dice che c’è l’estrema urgenza di definire chiaramente le aree dove installare i nuovi impianti, perché nell’attesa che il processo venga completato, le Regioni procrastinano le autorizzazioni. In ogni caso però, per sciogliere il nodo delle aree idonee dovremmo aspettare fino a fine 2022, quando le Regioni definiranno un quadro completo delle aree. Sarebbe opportuno definire soltanto le aree non idonee, cioè, dichiarare che sono idonee tutte le aree tranne quelle sottoposte a particolari vincoli».
Dopo la pubblicazione del dl Energia, alcuni hanno commentato che con queste misure “faremo di più”, e oggettivamente ci sono stati dei progressi nel permitting nazionale sulle rinnovabili, ma il problema è che ancora non basta per recuperare i troppi ritardi accumulati nel tempo.
«Il punto è, di più rispetto al poco e niente che abbiamo fatto negli ultimi 5 anni, e certamente non riusciremo a realizzare le rinnovabili necessarie a tagliare il 20% delle importazioni di gas. Non si vede ancora per le rinnovabili la stessa fretta, la stessa urgenza, che si applicano ai rigassificatori e all’inceneritore nel Lazio», conclude il presidente di Elettricità futura.