A Giannutri continua l’ancoraggio selvaggio, nonostante le boe del Parco
Legambiente: far rispettare le regole esistenti e istituire finalmente una vera Area marina protetta
[15 Giugno 2022]
Ancora una volta, come tante volte denunciato da Legambiente Arcipelago Toscano, a Giannutri la regola più forte di tutti è quella dell’ancoraggio selvaggio. E’ quanto successo lunedì 13 giugno a Cala Ischiaiola, quando una barca si è ancorata a pochi metri dalla costa, in zona 2 marina del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. La Capitaneria di Porto Santo Stefano subito allertata, è immediatamente intervenuta, stando già sul posto, ma non ha ritenuto di dover fare allontanare l’imbarcazione perché, ancorarsi in quel modo (selvaggio) sembrerebbe essere consentito dal Parco Nazionale, essendoci una boa gialla nei pressi dell’imbarcazione.
In realtà le 9 boe gialle posizionate dal Parco Nazionale lungo la costa di Giannutri sono state installate proprio per fare ormeggiare i diving center – in accordo con loro – e non farli ancorare (la regolamentazione dell’attività di immersione è visibile al link https://www.islepark.it/visitare-il-parco/giannutri/giannutri-campo-boe-diving). Oltretutto l’ordinanza di sicurezza balneare n. 58 del 27/05/2022 emessa dalla stessa Capitaneria di porto che vieta espressamente l’ancoraggio a meno di “100 metri dalle scogliere/coste a picco”. Stranamente, a Giannutri, nell’area 2 a mare del Parco, sembrerebbero valere altre regole.
Gli ancoraggi selvaggi sono un problema in tutto il mondo e in particolare nel Mare Mediterraneo, considerato dall’Onu un hot spot della biodiversità, perché impattano fortemente sugli ecosistemi marini, soprattutto sulle praterie di posidonia oceanica e sulle comunità del coralligeno. Non si capisce perché quello che è vietato in tutto il resto delle nostre coste, cioè ancorarsi così vicino alle rocce, a Giannutri venga tollerato e alla fine permesso, pur essendo in presenza di una zona che dovrebbe essere tutelata, dato che il decreto istitutivo del presidente della Repubblica del 1996 la affida al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, in attesa dell’istituzione e dell’Area marina protetta (prevista dal 1982!) che permetta di sostituire i vincoli con le norme. I danni provocati dagli ancoraggi sugli ecosistemi marini di Giannutri e in particolare sugli habitat 1120 (Posidonia oceanica) e 1170 (scogliere) sono ben evidenziati nella relazione del piano di gestione della Zona speciale di conservazione (ZSC, Direttiva Ue Habitat) e Zona di protezione speciale (ZPS – Direttiva Ue Uccelli) IT51A0024 “Isola di Giannutri” radatto dal Parco e approvato dalle altre istituzioni.
Non è quindi più tollerabile il far west nautico che regna lungo le coste di Giannutri, con i conseguenti danni che vengono arrecati ai suoi fragili ecosistemi.
Al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano chiediamo, allora, che venga fatto rispettare il disciplinare che regolamenta l’attività subacquea a Giannutri, e che allo stesso tempo si installi, in tempi brevi anche un campo boe per l’ormeggio delle imbarcazioni da diporto, in modo che venga vietato l’ancoraggio nelle zone 2 del Parco Nazionale.
Chiediamo che vengano fatte rispettare regole del Parco e ordinanze. Senza il rispetto di queste regole la tutela degli ecosistemi marini rimane solo sulla carta e alla fine perderemo la risorsa – la biodiversità marina – che attrae i diving e i subacquei a Giuannutri.
Al ministero della Transizione Ecologica chiediamo che finalmente venga istituita l’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano così come la prevedeva la legge 979 del 1982 (sono ormai passati 40 anni).
Questa vicenda dimostra ancora una volta che l’Arcipelago Toscano purtroppo non è ancora un’area marina protetta e che solo la sua istituzione darebbe al Parco Nazionale e anche alle Capitanerie di Porto e alle altre forze dell’ordine tutti gli strumenti per attuare la piena protezione degli ecosistemi marini così come richiesto dalle leggi italiane e come ci richiedono l’Europa e gli impegni firmati dall’Italia in ambito Ue e Onu, a partire dalla Direttiva biodiversità e dalla Convention on biological diversity.