Australia: il nuovo governo laburista vuole tagliare le emissioni di gas serra del 43% entro il 2030 rispetto al 2005

Ma i Greens chiedono il 75% in meno rispetto al 1990 e il no a nuove estrazioni di carbone e gas

[17 Giugno 2022]

Il nuovo Il primo ministro laburista dell’Australia, Anthony Albanese, e il ministro per i cambiamenti climatici e l’energia, Chris Bowen, hanno trasmesso Parigi alla segretaria esecutiva dell’United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfccc),  Patricia Espinosa, l’aggiornamento del Nationally Determined Contribution (NDC) dell’Australia ai sensi dell’Accordo di Parigi  con il quale «Il governo australiano è impegnato a intraprendere azioni più ambiziose sul cambiamento climatico».

Albanese sottolinea che «Questo formalizza l’impegno dell’Australia di ridurre le emissioni di gas serra del 43% al di sotto dei livelli del 2005 entro il 2030 e metterà l’Australia sulla buona strada per raggiungere emissioni net zero entro il 2050». La precedente coalizione di governo conservatrice (Liberali e nazionalisti) bocciata alle elezioni del 21 maggio si era data l’obiettivo di ridurre entro il 2030 le emissioni dell’Australia solo dal 26% al 28% rispetto ai livelli del 2005.

Albanese ha ricordato che «L’aggiornamento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni dell’Australia per il 2030 è una promessa che il nostro governo ha fatto al popolo australiano. Il nuovo obiettivo riflette la determinazione del mio governo di accelerare urgentemente il ritmo dell’azione e lavorare a fianco dei partner globali e in particolare con la nostra famiglia del Pacifico, per affrontare la crisi climatica e mantenere gli 1,5 gradi a portata di mano. Quando riprenderà l’attività parlamentare, ci muoveremo rapidamente per sancire gli obiettivi 2030 e 2050 dell’Australia nella legislazione, fornendo la certezza che l’industria e gli investitori stanno cercando. Il nostro piano Powering Australia sosterrà la transizione verso l’energia rinnovabile, incluso l’investimento nella trasmissione e nello stoccaggio necessari per bilanciare la rete».

In una nota il governo australiano sottolinea che «Le questioni attuali che devono affrontare i mercati energetici australiani e globali evidenziano perché queste politiche sono così importanti. Sosterremo la transizione verso le energie rinnovabili investendo nella trasmissione e nello stoccaggio necessari per bilanciare la rete, il che abbasserà i prezzi dell’energia e sosterrà la crescita economica. Il nostro piano creerà più di 604.000 posti di lavoro, con 5 nuovi posti di lavoro su 6 da creare nelle regioni, e stimolerà investimenti per 76 miliardi di dollari. Le abbondanti risorse di energia rinnovabile dell’Australia significano che siamo in una buona posizione per diventare una superpotenza dell’energia pulita».

Ecco quali sono le politiche energetiche e climatiche (e i finanziamenti) proposte dal governo laburista:

Investimenti di 20 miliardi di dollari nella rete elettrica australiana per accelerare la decarbonizzazione della rete. Altri 300 milioni di dollari per realizzare community batteries e solar banks in tutta l’Australia.

Investimenti fino a 3 miliardi di dollari provenienti dal nuovo National Reconstruction Fund per supportare la produzione di energie rinnovabili e le tecnologie a basse emissioni. Alimentare il Regions Fund per sostenere lo sviluppo di nuove industrie dell’energia pulita e le priorità di decarbonizzazione dell’industria esistente. Altri 100 milioni di dollari per formare 10.000 New Energy Apprentices nei lavori del futuro. New Energy Skills Program da 10 milioni di dollari per fornire percorsi di formazione aggiuntivi. L’introduzione di declining emission baselines per i maggiori emettitori australiani, nell’ambito del Safeguard Mechanism esistente. La prima National Electric Vehicle Strategy australiana per i veicoli elettrici, per ridurre le emissioni e accelerare l’adozione dei veicoli elettrici. Raddoppiare gli investimenti esistenti per la ricarica dei veicoli elettrici e creare un’infrastruttura per il rifornimento di idrogeno, fino a 500 milioni di dollari. L’applicazione di nuovi requisiti di rendicontazione standardizzati e allineati a livello internazionale per i rischi e le opportunità climatiche per le grandi imprese. Un impegno a ridurre a zero le emissioni delle agenzie del governo del Commonwealth entro il 2030. Ripristinare il ruolo della Climate Change Authority, mantenendo il processo decisionale e la responsabilità al governo e introducendo nuove relazioni parlamentari annuali da parte del ministro.  Candidatura a ospitare una futura Conferenza delle Parti in Australia con la proposta ai Paesi partner del Pacifico di co-ospitarla.

Il governo australiano ha anche confermato che «Per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, l’Australia non utilizzerà l’ over‑achievement (altrimenti noto come carryover) dei suoi obiettivi del 2020 e del Protocollo di Kyoto».

Bowen ha aggiunto: «L’emergenza climatica mondiale è un’opportunità di lavoro per l’Australia. Con la giusta ambizione, azione e cooperazione, l’Australia può cogliere l’opportunità irripetibile che ci attende e prosperare in un mondo a net zero. Il governo lavorerà in collaborazione con Stati e Territori, l’industria, i gruppi comunitari e il popolo australiano per ridurre le emissioni garantendo al contempo forniture energetiche sicure e convenienti. L’attuale crisi del mercato energetico della costa orientale, mette in evidenza come la nazione abbia bisogno di un piano a lungo termine e che è più importante che mai investire nelle fonti di energia rinnovabile ed è esattamente ciò che farà il nostro governo».

Gran parte dell’Australia sudorientale sta affrontando la minaccia di blackout sia a causa di un inizio di inverno australe insolitamente freddo che per i blocchi non programmate delle vecchie centrali a carbone che devono essere chiuse tra pochi anni e che per questo non vengono manutenute. E qualche giorno fa il leader degli Australian Greens, Adam Bandt, aveva avvertito i laburisti: «Sostenere le centrali elettriche a carbone significa buttare soldi buoni per cose cattive. Nessuna cifra per riparare questi dirty clunkers risolverà il problema. Abbiamo bisogno di investimenti accelerati in nuovi impianti eolici, solari, trasmissioni e batterie, non di più soldi per il carbone. La lezione dell’ACT non potrebbe essere più chiara: passare al 100% di energia da fonti rinnovabili, rompere con i combustibili fossili e sfruttare i vantaggi di un’energia più economica, più pulita e affidabile. I Greens hanno adottato un piano elettorale completo per far uscire gradualmente l’Australia dal carbone e dal gas entro il 2030, attraverso un grande costruzione di energie rinnovabili da parte del governo e aggiornamenti della rete e lo stiamo mettendo sul tavolo in questo Parlamento».

Infatti, in Parlamento Albanese potrebbe trovarsi di fronte ai deputati degli Australian Greens e indipendenti ecologisti che gli chiederanno di ridurre le emissioni del 68% rispetto al 1990, seguendo almeno l’esempio del Regno Unito o di almeno il 55% come l’Ue o del 50 – 52% degli Usa.

Il complicato sistema elettorale australiano non ha consentito ancora di assegnare definitivamente alcuni seggi. Alla Camera dei Rappresentanti il Labor Party avrà probabilmente una maggioranza ristretta di 77 seggi su 151, ma ben 16 deputati non saranno allineati né con il governo laburista né con l’opposizione di destra e i Greens dovrebbero aggiudicarsi 4 seggi (ne avevano 1) e chiedono di ridurre le emissioni di gas serra del 75% entro il 2030, mentre gli indipendenti hanno chiesto un obiettivo del 60% o almeno del 50%.

E per Albanese l’appoggio dei Greens potrebbe essere vitale al Senato, dove i laburisti potrebbero non avere la maggioranza e non essere in grado di approvare le leggi senza il sostegno esterno dei Verdi.  Bandt ha detto che «I Greens vogliono lavorare in modo costruttivo con il governo, ma i laburisti non possono dare per scontati i voti dei Verdi al Senato. I Greens hanno ricevuto un mandato forte dal popolo australiano di agire sul clima e sulla disuguaglianza, e in particolare sul no a nuovo carbone e gas».

Bandt ha risposto al ministro Bowen che aveva detto che non avrebbe preso in considerazione emendamenti alla legge su energia e clima proposta dai laburisti e che con Verdi e indipendenti adotterà un approccio “prendere o lasciare”.  Bandt gli ha ricordato che «Il Labor deve abbandonare il suo approccio “prendere o lasciare”. Il Labor non dovrebbe lasciare che la loro idea del perfetto sia nemica del bene. Il voto dei laburisti è appena calato e l’opinione pubblica vuole chiaramente che i Greens e altri abbiano voce in capitolo. L’opinione pubblica ha appena rifiutato questo tipo di approccio peloso “my way or the highway” che il Labor sta adottando. La gente vuole che lavoriamo insieme e i Greens sono pronti a discutere sull’approvazione di leggi sul clima, ma sembra che il Labor non lo sia. Il grosso problema è il piano del Labor di aprire nuove miniere di carbone e gas. Su clima ed energia c’è molto su cui siamo d’accordo e potrebbe persino vederci raggiungere un accordo sugli obiettivi di riduzione delle emissioni, ma l’apertura di nuove miniere di carbone e gas annullerà completamente qualsiasi vantaggio proveniente dalla loro legislazione climatica. Utilizzeremo l’equilibrio di potere in modo positivo e responsabile, ma il nostro compito è agire sul clima e sulla disuguaglianza. Abbiamo anche un mandato forte. Se il Labor smetterà di aprire nuove miniere di carbone e gas, vedo questo come un Parlamento molto produttivo».