Alcune popolazioni di farfalle europee si sono adattate al cambiamento climatico, altre della stessa specie no

Le conclusioni del progetto EXTINCT possono essere rilevanti anche per gli altri insetti

[26 Aprile 2023]

In tutto il mondo la biodiversità sta diminuendo a un ritmo allarmante a causa del cambiamento climatico, dell’uso del suolo e di altre attività umane. Gli scienziati descrivono il rapido collasso del numero di specie animali e vegetali come un «annientamento biologico» e avvertono che si sta verificando una sesta estinzione di massa che potrebbe distruggere gli ecosistemi su cui l’umanità fa affidamento per la sua sopravvivenza. I modelli dei ricercatori europei suggeriscono che, man mano che sempre più singole specie si estinguono, una reazione a catena potrebbe causare il collasso di interi ecosistemi con la scomparsa di importanti interazioni ecologiche e prevedono che, entro il 2100, gli ecosistemi potrebbero perdere il 27% della diversità dei vertebrati . Imodelli evidenziano l’importanza delle singole specie e la stabilità della loro popolazione. Ma capire perché alcune sono più vulnerabili all’estinzione di altre non è un compito facile.

Secondo Yolanda Melero, ricercatrice del CREAF dell’Universitat Autònoma de Barcelona (UAB) ci sono buone notizie per controbilanciare alcuni degli scenari sempre più inquietanti riguardanti la biodiversità. Infatti, grazie ai risultati del progetto  “The interaction of environmental conditions and species traits as drivers of species extinctions and community homogenisation” (EXTINCT), finanziato dall’Unione europea e conclusosi nel 2021, i ricercatori hanno scoperto che «Alcune popolazioni di farfalle si adattano meglio alle condizioni meteorologiche estreme locali rispetto ad altre. Inoltre, la resilienza sembra essere legata a relazioni evolutive piuttosto che a tratti specifici della specie».

Come spiega Horizon- The EU  Research  & Innovation Magazine, «In breve, mentre alcuni gruppi di specie di farfalle strettamente imparentate affrontano bene eventi estremi e altri no, nessuna caratteristica comune o evidente somiglianza collega queste diverse famiglie. La scoperta ha implicazioni per altri insetti». La Molero aggiunge: «Significa che non tutte le popolazioni soffriranno quanto pensavamo».

Il progetto EXTINCT è partito dalla consapevolezza che «I cambiamenti climatici e di habitat stanno accelerando la perdita di biodiversità a ritmi senza precedenti. Per prevenire questa perdita è fondamentale comprendere i modelli di estinzione delle specie a livello globale. Diversi studi hanno collegato le estinzioni di specie con la loro life history intrinseca e ai loro tratti ecologici. Tuttavia, il potere predittivo dei modelli è debole e genera grande incertezza per le strategie di conservazione applicate sul gterritorio. Un fattore importante che viene spesso dimenticato è che le estinzioni di specie sono il culmine di una sequenza di declini o eradicazioni di popolazioni locali, ognuna delle quali può presentare dinamiche tratto-ambiente distinte. C’è ancora poca conoscenza su come i fattori legati ai tratti delle specie e quelli legati all’ambiente le condizioni che si verificano a livello di popolazione interagiscono per guidare il declino delle specie. Né è ben noto come questi processi aumentino per determinare l’omogeneizzazione della comunità». Per capire come i tratti delle specie e le condizioni ambientali interagiscono nel determinare il declino e la scomparsa di una popolazione di farfalle e la conseguente omogeneizzazione della comunità, EXTINCT ha utilizzato dati di citizen science su 175 specie di farfalle raccolti in oltre 18 anni (alcune ricerche sono iniziate negli anni ’70) nel Regno Unito, Finlandia meridionale e Spagna nordorientale e poi ha utilizzato i tratti intrinseci delle farfalle ritenuti fondamentali nell’ecologia delle specie e rappresentativi di taxa più ampi, verificando così come interagiscono con le condizioni ambientali in termini di eterogeneità climatica (aridità) e paesaggistica (topografica ed eterogeneità del suolo). Il progetto EXTINCT ha coperto 6  delle 10 regioni bioclimatiche e 3 dei principali dell’Europa.

Le ondate di caldo, la siccità e le forti piogge a livello globale stanno aumentando in frequenza, durata e intensità man mano che il clima si riscalda e il team della Molero ha indagato su come questi eventi estremi influenzano diverse popolazioni di specie di farfalle in tutta Europa. La ricercatrice capo di EXTINCT si aspettava di scoprire che le specie in grado di affrontare meglio le condizioni meteorologiche estreme condividessero determinate caratteristiche, ma ora sottolinea che «Siamo rimasti sorpresi perché pensavamo che essere adattati localmente, o meno, sarebbe stato correlato ai tratti delle specie»-  Ad esempio, lei e i suoi colleghi dell’università britannica di Reading pensavano che le farfalle che si riproducono più spesso si sarebbero adattate meglio alle condizioni locali variabili e agli estremi meteorologici perché si evolvono più velocemente. Ma non è sempre così. Il team  di EXTINCTION si aspettava anche che esistesse un legame tra la diffusione delle specie di farfalle e il loro livello di adattamento locale. Il presupposto era che, ad esempio, una specie di farfalla che si diffonde dalla Scozia alla Spagna potrebbe avere maggiori difficoltà con un’ondata di caldo spagnola rispetto a un tipo che vive solo in Spagna. Ma ancora una volta, questo si è rivelato non sempre vero.

La Molero ha detto a Horizon che, oltre alla disponibilità di grandi datasat risalenti a molto tempo fa e che consentono di analizzare come le diverse specie e popolazioni hanno affrontato condizioni meteorologiche estreme in passato, «C’era un altro buon motivo per concentrarsi sulle farfalle. Le farfalle sono modelli di specie per tutti gli insetti. Quel che accade nelle farfalle può accadere anche ad altri artropodi.

Le relazioni che EXTINCT ha individuato per spiegare la resilienza di alcune specie di farfalle si riferiscono alla loro storia evolutiva. Le relazioni evolutive mostrano l’associazione tra specie che hanno un antenato comune. Questo aiuta i ricercatori a capire quando e come determinati tratti sono stati sviluppati in specie specifiche.

I risultati del progetto EXTINCT portano ad affrontare un’altra sfida: «Studiare queste relazioni per capire quali rami dei vari alberi genealogici delle farfalle sono ben adattati agli eventi estremi e quali no, in modo che gli sforzi di conservazione possano essere diretti verso il giusto luoghi».

La Melero conclude: «Questi risultati possono probabilmente essere estrapolati ad altri insetti».