Il Governo Meloni festeggia il 1 maggio con un “decreto Lavoro” all’insegna della precarietà
Il Financial Times: «L'Italia sta ridimensionando un programma di riduzione della povertà e sta facilitando l'assunzione di lavoratori a breve termine»
[2 Maggio 2023]
Dietro le «misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro» approvate ieri dal Governo Meloni all’interno del cosiddetto “decreto Lavoro” – il cui testo non è ancora disponibile – si prepara a montare una nuova ondata di precarietà.
Per indorare la pillola, il Governo ha deciso di stanziare 3-4 miliardi di euro per tagliare il cuneo fiscale in via temporanea, da luglio a dicembre di quest’anno; meglio di niente, anche se siamo molto lontani dal poter definire questa misura come il taglio del cuneo fiscale «più importante degli ultimi decenni», come invece propagandato da Meloni.
Soprattutto, a fronte di questa mancetta si prospetta l’estensione della precarietà lavorativa e l’addio ufficiale al reddito di cittadinanza, che avrebbe semmai avuto bisogno di essere potenziato per far fronte alla cronico rischio di povertà che grava sulle fasce più deboli del Paese.
Il reddito di cittadinanza verrà infatti sostituito dal 1 gennaio 2024 con una nuova «misura nazionale di contrasto alla povertà», che di fatto taglia fuori ampia parte dei potenziali beneficiari e costringe i cosiddetti soggetti occupabili – 18-59enni non rientranti nelle categorie individuate come “fragili” – ad accettare anche un posto di lavoro a tempo determinato fino a 80 km dal proprio domicilio per non perdere il magro sussidio.
Il decreto apporta inoltre modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a termine (cosiddetto “tempo determinato”), variando le causali che possono essere indicate nei contratti di durata compresa tra i 12 e i 24 mesi.
Complessivamente, come nota un giornale come il Financial Times – non certo la Pravda comunista –, con queste misure «l’Italia sta ridimensionando un programma di riduzione della povertà e sta facilitando l’assunzione di lavoratori a breve termine, poiché il Governo di destra affronta le lamentele dei datori di lavoro sulla difficoltà e sui costi del reclutamento».
Sulla stessa linea d’onda il francese Le Monde: «Il Governo italiano, dominato dal partito di estrema destra del suo leader, Giorgia Meloni, ha scelto la Giornata internazionale dei lavoratori, lunedì 1 maggio, per annunciare in Consiglio dei ministri misure che prevedono l’eliminazione degli aiuti esistenti per i più poveri e il favore dei contratti precari».
«Il pacchetto “lavoro” – argomenta su Twitter Andrea Roventini, economista della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – liberalizza i contratti a termine e i voucher e regala per l’ennesima volte sussidi alle imprese. Ci sono sussidi diretti per l’assunzione e indiretti come l’omeopatico taglio del cuneo fiscale che costa tantissimo, ma aumenta gli stipendi di pochi euro. Il taglio è una sorta di metadone per evitare che le imprese debbano aumentare i salari nei rinnovi contrattuali.
Il decreto anti-lavoro si inserisce in un attacco più ampio ai diritti dei lavoratori come la contro-riforma del Reddito di Cittadinanza e la liberalizzazione dei subappalti. Entrambe le misure obbligheranno i lavoratori ad accettare salari più bassi e impieghi più precari. Questo in un mercato del lavoro caratterizzato da alti tassi di lavoro nero e gravi violazioni delle misure di sicurezza e salute. Si ricominci ad investire nei controlli e nell’ispettorato del lavoro, perché non si deve morire per lavorare! Si devono aumentare i salari dei lavoratori attraverso la riforma della contrattazione collettiva e l’introduzione di un salario minimo non basso. E va irrigidito il mercato del lavoro, scoraggiando i contratti a termine seguendo l’esempio spagnolo».