La guerra del Sudan minaccia l’area petrolifera contesa dell’Abyei
In allarme la missione Onu. La crisi del Sudan ha di fatto sospeso la disputa politica sull’Abyei
[7 Novembre 2023]
Il 27 giugno 2011, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha autorizzato il dispiegamento di una forza di mantenimento della pace – l’ United Nations Interim Security Force for Abyei (UNISFA) – nell’area contesa di Abyei, a cavallo tra il Sudan e il Sud Sudan e che è rivendicata da entrambi i Paesi. L’Onu intervenne dopo un’escalation di violenza e allo sfollamento della popolazione nella regione di Abyei mentre il Sud Sudan si preparava a dichiarare formalmente l’indipendenza dal Sudan il 9 luglio 2011, in seguito a un accordo di pace globale del 2005. Abyei è contesa perché è ricca di risorse petrolifere e, prima dell’arrivo dei caschi blu dell’ UNISFA era già stata teatro di sanguinosi scontri che avevano costretto più di 100.000 persone ad abbandonare le loro case».
Ma un intervento che sarebbe dovuto durare solo 6 mesi, con il dispiegamento di un massimo di 4.200 militari, 50 agenti di polizia e un adeguato supporto civile, si è protratto per oltre 12 anni dopo che il 20 giugno 2011 il governo sudanese e il Sudan People’s Liberation Movement (SPLM) ritirarono le rispettive forze e consentirono alle forze di pace etiopi di entrare ad Abyei. In base a quell’accordo, mediato dall’ex presidente sudafricano Thabo Mbeki, le Sudan e Sud Sudan hanno concordato sulla necessità che una terza parte monitori il confine tra nord e sud.
Il 29 maggio 2013, il Consiglio di sicurezza, ha aumentato la forza militare dell’UNISFA fino a 5.326 peacekeeper, come richiesto dal Sudan e dal Sud Sudan.
L’8 ottobre scorso l’UNISFA ha effettuato un’operazione di pattugliamento nell’area di Agok. la Confidence Building Patrol e il colonnello Mohamed Al Achhab, capo di stato maggiore dell’UNISFA ha evidenziato che «Il successo dell’esecuzione di questo pattugliamento di rafforzamento della fiducia ad Agok esemplifica la resilienza e la dedizione dell’UNISFA nell’adempimento del proprio mandato, soprattutto di fronte alle continue sfide alla sicurezza. Riconosciamo l’importanza di collaborare con le comunità locali, le autorità locali e i partner regionali per affrontare congiuntamente i problemi di sicurezza e coltivare un’atmosfera favorevole a una pace duratura».
L’ UNISFA è molto preoccupata per quel che sta succedendo oltre il confine nord, in Sudan, dove la guerra tra le Sudanese Armed Forces (SAF – l’esercito regolare e golpista) e le milizie sue ex alleate delle Rapid Support Forces (RSF) ha interrotto gli incoraggianti segnali di dialogo tra il Sudan e il Sud Sudan e ha di fatto sospeso i colloqui per risolvere la disputa territoriale dell’Abyei.
Intervenendo di fronte al Consiglio di sicurezza, Hanna Serwaa Tetteh, inviata speciale del segretario generale per il Corno d’Africa, ha spiegato che «Con il conflitto in Sudan, le condizioni non sono favorevoli per i colloqui sullo status finale di Abyei. I progressi compiuti [all’inizio di quest’anno] purtroppo non erano qualcosa su cui potessimo basarci. I principali leader sudanesi e sudsudanesi non hanno espresso il desiderio di impegnarsi su questi temi».
La signora Tetteh ha avvertito che «Le RSF, che stanno combattendo le SAF in Sudan, si stanno ora avvicinando ad Abyei, controllando parti del confine con il Sud Sudan. Tuttavia, i rappresentanti delle comunità di Abyei, ben consapevoli delle conseguenze negative dei combattimenti sulla prospettiva della ripresa dei colloqui, hanno espresso la necessità di mantenere la questione di Abyei nell’agenda delle Nazioni Unite e dell’Unione africana».
Il sottosegretario generale per le operazioni di pace dell’Onu, Jean-Pierre Lacroix, ha sottolineato che «La crisi del Sudan aggrava le sfide ad Abyei, compreso un afflusso di civili in fuga dai combattimenti. La missione delle Nazioni Unite ha anche notato un aumento della circolazione di armi ad Abyei, una situazione che potrebbe essere stata aggravata dalla situazione in Sudan. Il conflitto ha anche creato difficoltà economiche per la popolazione di Abyei poiché il flusso di beni e materie prime di base, molti dei quali provenivano dal nord, è stato interrottoz.
L’UNISFA ha contribuito a estendere il sostegno umanitario a circa 220.000 persone nelle parti centrali e meridionali di Abyei, compresi gli sfollati a causa degli scontri intercomunitari e coloro che fuggono dai combattimenti in Sudan.
Per Lacroix, «L’UNISFA ha dovuto adeguare le proprie rotte di dispiegamento e gli accordi di rifornimento in linea con la nuova realtà. Negli ultimi 6i mesi, il personale dell’UNISFA è stato attaccato in tre occasioni, provocando alcuni feriti. Le indagini sugli attacchi sono in corso. I combattimenti hanno anche creato problemi per il Joint Border Verification and Monitoring Mechanism (JBVMM) sostenuto dall’UNIFSA, che garantisce la pace nella zona demilitarizzata lungo il confine tra Sudan e Sud Sudan. Mentre il pattugliamento aereo è stato interrotto a causa delle restrizioni dello spazio aereo, il personale della JBVMM rimane sul posto e continua il monitoraggio a terra nell’area di confine».
Lacroix ha concluso evidenziando anche un altro grosso problema: «La presenza di circa 200 membri della South Sudan People’s Defence Force e della South Sudan National Police Service nell’Abyei meridionale, e di circa 60 agenti di polizia sudanesi che proteggono le risorse petrolifere nell’Abyei settentrionale, rappresentano una sfida continua per l’UNISFA. Queste presenze, che sono in contraddizione con il mandato della Missione e con lo status smilitarizzato e libero da armi dell’Abyei, hanno anche comportato restrizioni alla libertà di movimento dell’UNISFA. Invito le autorità dei due Paesi a ritirare il loro personale».