«Nel Paese il territorio sottratto all’agricoltura è aumentato del 166% dagli anni ‘50»
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Graziano: «In Italia continuiamo a far perdere ai nostri terreni la capacità di ritenzione idrica»
[9 Luglio 2014]
In Italia continuiamo ad impermeabilizzare e a far perdere ai nostri terreni la loro capacità di ritenzione idrica, con le conseguenti immense difficoltà di dover gestire quantitativi sempre maggiori di acqua che non può più infiltrarsi. La perdita di capacità di ritenzione dovuta all’impermeabilizzazione giornaliera dei 70 ettari di suolo è stimata in quasi 100 milioni di tonnellate d’acqua all’anno.
Non è un caso se a ogni pioggia intensa larghe parti del nostro territorio si allagano. Ne deriva, è sin troppo evidente, che quei paradigmi che stavano alla base dell’espansione e della trasformazione urbana non sono più validi, per cui è necessario modificare, e in modo radicale, le politiche per il territorio, secondo un approccio che non deve più mantenere distinte le scelte urbanistiche da quelle ambientali.
In Italia il territorio edificato, dunque sottratto all’agricoltura, è aumentato del 166% a partire dagli anni ’50, con un consumo di suolo non distribuito omogeneamente. Le regioni più interessate al fenomeno, sia in termini assoluti, sia in rapporto alla superficie e alla popolazione regionale, sono Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
La conseguenza è che anche le città stanno perdendo la loro capacità competitiva e stanno evidenziando tutta la loro vulnerabilità. L’eccessivo consumo di suolo naturale, ovvero il passaggio da coperture agricole e naturali a coperture urbane, e la conseguente progressiva impermeabilizzazione (un suolo pienamente funzionante immagazzina acqua fino a 3.750 tonnellate per ettaro), oltre a riguardare la sfera squisitamente ecologica, sta esponendo a rischi sempre più gravi le aree urbanizzate nel frequente susseguirsi di eventi meteorologici severi e talora estremi.
Intervenire sul territorio è divenuto quanto mai urgente. Occorre innanzitutto rinaturalizzare i sistemi idrografici che nella maggior parte delle città italiane sono fortemente antropizzati, aumentare la copertura vegetale degli spazi aperti urbani e seminaturali presenti all’interno dei tessuti urbani e soprattutto contenere drasticamente il nuovo consumo di suolo. C’è da rivedere l’intero sistema fognario, le reti idriche e quelle energetiche.
Il controllo del consumo di suolo, la messa in sicurezza, la manutenzione del territorio, il riuso del territorio e delle città sono azioni che non si fanno per decreto, ma attraverso una politica economica virtuosa e sostenibile, che passi da una prospettiva di trasformazione e di riqualificazione ad una di rigenerazione, considerando tutte le risorse che riguardano l’economia, per rispondere attraverso il loro contributo anche alle domande di miglioramento delle condizioni di sicurezza.
Una politica che lo Stato potrebbe gestire senza le difficoltà legate alla carenza di risorse economiche, con evidenti risvolti sociali, ma a condizione che l’intera operazione rappresenti per il governo nazionale un imperativo di legislatura, un impegno direttamente collegato a quello di risanare i conti dello Stato e di rilanciare l’occupazione.
di Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi