Replica del direttore dell'Ato a Giuseppe Vitiello pubblicata ieri da greenreport.it
Borchi (Ato Costa): «La frazione umida organica derivante da raccolta differenziata non ha alcun valore di mercato»
[30 Luglio 2014]
Non credo sia utile tornare nuovamente e in maniera specifica sul tema del gestore unico posto dall’egr. G. Vitiello. Al riguardo mi limito solo a demandare agli obblighi ed obiettivi posti alla base della gestione integrata dei rifiuti urbani, così come indicati nella normativa nazionale e regionale di riferimento: in questo contesto è bene ricordare che l’ATO rappresenta il soggetto che deve assolvere alla funzione di strutturazione organizzativa dei servizi e non a quella di pianificazione riservata agli enti competenti al riguardo.
L’ATO deve organizzare e programmare, quindi, non stabilire i principi e gli indirizzi.
Mi permetto tuttavia di osservare che le attuali diversificazioni nei sistemi gestionali, i diversi rendimenti nelle raccolte differenziate e gli sbilanciamenti nelle dotazioni impiantistiche di trattamento e smaltimento rilevabili nelle province dell’ambito, sono alla base delle attuali inefficienze, delle attuali disparità tariffarie e delle attuali difficoltà dei gestori nel programmare e sostenere gli investimenti necessari.
Un futuro in cui l’Ato può effettivamente assolvere al compito di regolazione e controllo su un unico gestore, al quale stiamo lavorando, credo possa rappresentare un passo in avanti rispetto alla situazione che stiamo vivendo ed un utile intervento in favore dell’utenza.
Detto questo credo sia opportuno ricordare che, dal complesso delle disposizioni di legge in materia, si ricava che, nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani, le attività di raccolta, spazzamento, trasporto e smaltimento devono essere ricomprese nell’ambito dell’esclusiva.
Non è così, viceversa, per le attività di recupero dei rifiuti che devono essere svolte in regime di libera concorrenza, fatte salve le necessarie autorizzazioni e controlli di cui al Decreto Legislativo n. 152/2006.
Esemplificando, raccogliere la carta/ cartone o il vetro, condizionare o preparare tali materiali per il recupero ( ad es. prima selezione della carta/one e pressatura ), sono attività appartenenti alla sfera della privativa comunale; il recupero oggettivo della carta nelle cartiere o del vetro nelle vetrerie attiene viceversa alla sfera del libero mercato.
Questo principio mi pare sia del tutto rispettato nella proposta di Piano Straordinario attualmente in discussione.
Per altro è del tutto evidente che la raccolta differenziata delle frazioni cellulosiche, delle materie plastiche, del legno, del vetro, dei metalli, dei prodotti tessili genera flussi di materiale che hanno valore di mercato e possono essere direttamente avviati a reimpiego industriale o ulteriormente valorizzati in impianti di recupero. Per tali frazioni, per altro, già oggi è presente un mercato e operano, in regime di concorrenza, una pluralità di impianti che effettuano trattamenti di valorizzazione e recupero. Il destino di queste specifiche frazioni oggetto di raccolta differenziata non è inoltre regolato dagli strumenti di pianificazione.
Tali attività costituiscono una quota assolutamente rilevante del sistema di gestione dei rifiuti urbani.
Viceversa la frazione umida organica derivante da raccolta differenziata non ha alcun valore di mercato e necessita, invece, di un immediato trattamento biologico, onde evitare danni di natura ambientale e sanitaria a causa della sua elevata putrescibiltà, ed al fine di renderla effettivamente recuperabile negli impianti aerobici o anaerobici.
Per questa frazione si registra oggi un deficit di capacità di trattamento – sia nell’Ato Costa che nella Regione Toscana – con uno squilibrio tra le quantità provenienti dalla raccolta differenziata e l’effettiva capacità di trattamento biologico installata, tale da costringere a ricorrere al trattamento fuori ambito e/o fuori regione , con notevoli incrementi di costi di trasporto (fino a 600 km A/R), ed un negativo impatto ambientale.
Nel 2013 nell’Ato Toscana Costa si sono raccolte 142.000 t. di frazione organica e verde e gli impianti oggi disponibili nell’ambito ne trattano circa la metà.
Il quantitativo atteso nel 2020, con la una raccolta differenziata al 70%, sarà di circa 230 mila t. Per questo, ed alla luce di quanto previsto nei previgenti piani provinciali, il Piano straordinario prevede la realizzazione di impianti di trattamento della frazione organica a Pontedera, a Rosignano, a Capannori e a Massa.
Contrariamente alla situazione veneta, nell’ Ambito Toscana Costa non sono presenti impianti autorizzati che effettuano trattamenti di biomasse agricole con reale disponibilità residua di recupero per la Frazione organica da R.D; se fossero stati disponibili , da tempo i gestori dei R.U operanti nell’Ato Toscana Costa avrebbero conferito i loro quantitativi previa valutazione delle tariffe.
Sul possibile utilizzo delle capacità residue di alcuni digestori esistenti ai fini del trattamento sella frazione organica, ricordo che abbiamo recentemente partecipato con l’Università di Pisa e l’Ato idrico ad una ricerca finanziata dalla Regione Toscana per valutarne la fattibilità ed auspichiamo possa emergere la possibilità effettiva di applicazioni su scala reale come quella in fase di autorizzazione a Viareggio.
Se parte del problema che viene posto è, tuttavia, quello di un coordinamento effettivo tra la fase di trattamento e quella del recupero presso le aziende vivaistiche o gli agricoltori, sono del tutto d’accordo: il fatto che, nel rispetto delle reciproche competenze e delle diverse sfere di azione riservate alle attività in privativa ( raccolta e trattamento ) ed a quelle di libero mercato ( recupero ), l’ente regolatore ( ATO ) ed il gestore unico pongano in essere azioni tese ad esitare dagli impianti di trattamento prodotti effettivamente “ graditi “ e collocabili sul mercato, credo debba essere il principio basilare sul quale articolare l’attività degli impianti di trattamento della frazione organica in genere.
Franco Borchi, direttore Ato Costa