Agenzia europea dell’Ambiente: il futuro dipende da politiche, conoscenza, investimenti e innovazione
Ambiente Ue 2015: il futuro dipende da politiche, conoscenza, investimenti e innovazione
Bruyninckx «Abbiamo 35 anni per essere certi di vivere in un pianeta sostenibile entro il 2050»
[3 Marzo 2015]
Secondo il rapporto “SOER 2015 — The European environment — state and outlook 2015”, appena pubblicato dall’Agenzia europea dell’Ambiente (EEA), «Le politiche ambientali e climatiche dell’Europa hanno fornito benefici sostanziali, migliorando l’ambiente e la qualità della vita, dando impulso al contempo all’innovazione, alla creazione di posti di lavoro e alla crescita. Nonostante questi successi, l’Europa si trova ancora a dover affrontare una serie di sfide ambientali in costante aumento. Risolverle richiederà modifiche fondamentali nei sistemi di produzione e consumo che sono alla radice dei problemi ambientali».
Il rapporto Ambiente Ue 2015, realizzato dall’EEA in stretta collaborazione con Eionet ed i servizi della Commissione europea e che ha coinvolto diverse organizzazioni internazionali nella revisione scientifica, è formato da due relazioni e 87 sessioni informative online, tra cui la “Relazione di sintesi” e la relazione “Valutazione delle macro-tendenze globali”, integrata da 11 sessioni sulle macro-tendenze globali, 25 sessioni informative tematiche europee, nove sessioni informative sui confronti tra paesi, 39 sessioni informative su paesi e regioni (basate su relazioni nazionali sullo stato dell’ambiente) e 3 sessioni informative regionali. Fornisce una valutazione completa e integrata sullo stato, le tendenze e le prospettive dell’ambiente in Europa in un contesto globale; rende nota l’attuazione della politica ambientale europea tra il 2015 e il 2020; analizza le possibilità di modifica delle politiche esistenti per raggiungere la “Visione 2050” dell’Unione europea di vivere bene entro i limiti del nostro pianeta.
Il SOER 2015 sottolinea che «Oggi, i cittadini europei usufruiscono di aria e acqua più pulite, meno rifiuti vengono portati in discarica e viene riciclato un maggior numero di risorse. Tuttavia, l’Europa è ancora ben lontana dal centrare l’obiettivo di “vivere bene entro i limiti del nostro pianeta” entro il 2050, come previsto nel 7° Programma d’azione europeo per l’ambiente. Sebbene utilizziamo le risorse naturali in modo più efficiente rispetto a prima, stiamo continuando a deteriorare le fonti primarie da cui dipendiamo in Europa e nel resto del mondo. Le sfide maggiori rimangono problemi quali la perdita della biodiversità e il IL cambiamento climatico».
Ecco quali sono secondo il SOER 2015 i fatti e tendenze rilevanti dell’ambiente in Europa:
Capitale naturale: Le politiche dell’Ue hanno ridotto l’inquinamento e hanno migliorato in modo significativo la qualità dell’aria e dell’acqua in Europa. Tuttavia, il costante degrado degli ecosistemi minaccia la produzione economica e il benessere europeo. La biodiversità continua a essere erosa. Rispettivamente il 60% delle valutazioni relative a specie protette ed il 77% di quelle relative a diversi tipi di habitat considerati hanno evidenziato uno stato di conservazione sfavorevole. L’Europa non è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2020 di arrestare la perdita di biodiversità. La qualità dell’acqua dolce è migliorata negli ultimi anni, tuttavia, circa la metà dei corpi idrici d’acqua dolce in Europa difficilmente raggiungerà il “buono stato ecologico” nel 2015. La biodiversità marina e costiera rappresenta un ambito di particolare preoccupazione. Le pressioni comprendono danni al fondo marino, inquinamento, specie esotiche invasive e acidificazione. La pesca eccessiva è diminuita nell’Atlantico e nel Baltico, tuttavia non nel Mediterraneo che mostra un quadro negativo, con il 91% degli stock valutati soggetti a eccessivo sfruttamento nel 2014. Meno del 6% della superficie coltivata dell’Europa è stata utilizzata per l’agricoltura biologica nel 2012, con grandi differenze tra i paesi. Guardando al futuro, si prevede che gli impatti del cambiamento climatico intensificheranno le pressioni e gli effetti e che persisteranno le cause della perdita della biodiversità.
Efficienza delle risorse: Il consumo di risorse interno è stato di 16,7 tonnellate pro capite nel 2007 ed è sceso a 13,7 tonnellate nel2012, inparte a causa del crollo del settore edile in alcuni paesi. La gestione dei rifiuti è migliorata negli ultimi anni, con un calo dei rifiuti prodotti e conferiti in discarica. I tassi di riciclaggio sono aumentati in 21 paesi tra il 2004 e il 2012, mentre i tassi di smaltimento in discarica sono diminuiti in 27 su 31 paesi (per i quali sono disponibili dati). I paesi del SEE hanno raggiunto un tasso medio di riciclaggio del 29% nel 2012, rispetto al 22% nel 2004. Le emissioni di gas a effetto serra sono diminuite del 19% a partire dal 1990, nonostante un aumento del 45% della produzione economica. L’uso di combustibili fossili è diminuito, così come le emissioni di alcuni inquinanti derivanti dai trasporti e dall’industria. La crisi finanziaria del 2008 e le successive difficoltà economiche hanno contribuito inoltre alla riduzione di alcune pressioni ambientali. Resta da vedere se i miglioramenti saranno duraturi. Le attuali politiche condivise non sono sufficienti per il raggiungimento a lungo termine degli obiettivi ambientali dell’Europa, come la riduzione dell’80-95% delle emissioni di gas a effetto serra.
Salute e benessere: Le politiche ambientali hanno prodotto miglioramenti sulla qualità dell’acqua potabile e delle acque di balneazione e hanno ridotto l’esposizione ai principali inquinanti pericolosi. L’inquinamento atmosferico e acustico continua a produrre gravi effetti sulla salute nelle aree urbane. Nel 2011, circa 430 000 decessi prematuri nell’UE sono stati attribuiti alle polveri sottili, mentre l’esposizione al rumore contribuisce ad almeno 10 000 morti premature dovute a malattie cardiache ogni anno. Il crescente uso di sostanze chimiche, in particolare nei prodotti di largo consumo, è stato associato a un evidente aumento dell’insorgenza di malattie e disordini endocrini nella popolazione. Si presume che i miglioramenti previsti per la qualità dell’aria non saranno sufficienti a prevenire i danni, mentre è previsto un peggioramento degli impatti derivanti dal cambiamento climatico. Il settore dell’industria ambientale è cresciuto di oltre il 50% dal 2000 al 2011 ed è uno dei pochi settori ad avere prosperato in termini di ricavi e posti di lavoro dall’inizio della crisi finanziaria del 2008.
Presentando il rapporto, il direttore esecutivo dell’EEA, Hans Bruyninckx, ha spiegato: «La nostra analisi mostra che le politiche europee hanno affrontato con successo le numerose sfide ambientali nel corso degli anni. Tuttavia evidenzia al tempo stesso che continuiamo a danneggiare i sistemi naturali che sostengono la nostra prosperità. Sebbene vivere entro i limiti del pianeta rappresenti una sfida immensa, vi sono enormi benefici nel raccogliere questa sfida. Utilizzare appieno la capacità innovativa dell’Europa potrebbe renderci realmente sostenibili e situarci alla frontiera della scienza e della tecnologia, creando nuovi settori produttivi e una società più sana».
Il SOER 2015 evidenzia la necessità di «politiche più ambiziose per raggiungere la “Visione 2050” dell’Europa» e sottolinea «l’esigenza di nuovi approcci che rispondano alla natura sistemica di molti problemi ambientali. Ad esempio, le pressioni esterne, incluse le macro-tendenze globali, possono contrastare le politiche specifiche e gli sforzi di gestione ambientale a livello locale. Inoltre, molte sfide ambientali sono strettamente correlate a sistemi di produzione e consumo che favoriscono un più alto livello occupazionale e distribuiscono mezzi di sostentamento. Di conseguenza modifiche a tali sistemi comportano diversi costi e benefici. Per di più i miglioramenti dal punto di vista dell’efficienza vengono spesso vanificati dall’aumento del consumo».
In conclusione, SOER 2015 dice che «sebbene la piena adozione delle politiche esistenti sia fondamentale, né le politiche ambientali attualmente in vigore, né i successi in termini di efficacia guidati da fattori economici e tecnologici saranno sufficienti a raggiungere la “Visione 2050 “ dell’Europa». Per farlo c’è bisogno politiche più ambiziose, oltre a una migliore conoscenza e a investimenti intelligenti, «che puntino a trasformare radicalmente sistemi fondamentali quali alimentazione, energia, alloggi, trasporti, finanza, sanità e istruzione. Saranno necessarie strategie e approcci volti alla mitigazione delle pressioni , alla prevenzione di potenziali danni, al ripristino degli ecosistemi, alla correzione delle disuguaglianze socio-economiche e all’adattamento alle tendenze globali, come il cambiamento climatico e l’esaurimento delle risorse».
Bruyninckx conckude: «Abbiamo 35 anni di tempo per assicurarci di essere certi di vivere in un pianeta sostenibile entro il 2050. Questa data può sembrare lontana ma per raggiungere i nostri obiettivi dobbiamo agire adesso. Le nostre azioni e i nostri investimenti devono diventare ancora più ambiziosi e coerenti. Molte delle decisioni prese oggi determineranno il nostro modo di vivere nel 2050».