Imitazione dei prodotti italiani: nell’Ue vale 26 miliardi contro un export alimentare di circa 13
L’italian sounding vale 24 miliardi in Nord America e 10 miliardi nel resto del mondo
[30 Aprile 2015]
Al convegno “Prospettive di tutela del Made in Italy alle porte dell’Expo”, organizzato dall’Osservatorio Italia In Testa nella sede del Parlamento Europea a Roma, si è discusso delle potenzialità del settore delle esportazioni e della necessità di tutelale il Made in Italy e trovare soluzioni efficaci per combattere la contraffazione e l’italian sounding, cioè l’imitazione dei prodotti italiani. Le cifre presentate al convegno, basate su dati di Federalimentare, sono eclatanti: «In Europa il business dell’italian sounding tocca complessivamente i 26 miliardi di euro contro un export alimentare che vale circa 13 miliardi di euro. Le cose non vanno meglio nel resto del mondo: il mercato nord americano sviluppa complessivamente 24 miliardi di euro di fatturato “ItalianSounding” a fronte di un export dei prodotti alimentari autentici pari a circa 3 miliardi di euro. Negli altri Paesi (extra Ue ed extra Nord America) l’italian sounding vale 10 miliardi di euro contro un export dei prodotti made in Italy che vale 4miliardi di euro (per ogni prodotto alimentare autentico ce ne sono 2,5 falsi)».
Vito Giambiero Gulli, consigliere di Federalimentare, ha sottolineato che «L’entrata in vigore della nuova direttiva europea che abolisce l’obbligo di indicare la sede dello stabilimento di produzione, non ha certo aiutato il nostro mercato interno nel prossimi mesi chiederemo di essere tutelati con una lettera all’Europa, si dovranno ritenere di produzione italiana solo gli articoli che indicano in maniera inequivocabile il luogo in cui sono stati prodotti».
Per Annaluce Licheri, presidente dell’Osservatorio Italia in Testa, «La contraffazione è un male che penalizza l’intera società nuoce all’immagine dell’Italia, al mercato interno e al gettito erariale, eppure per anni il reato di contraffazione è stato quasi depenalizzato. La tutela legale del Made in Italy è una battaglia che va combattuta, infatti, tutelando i diritti delle singole imprese è possibile difendere concretamente le potenzialità di sviluppo del nostro Paese».
Amedeo Teti, direttore generale per la politica commerciale internazionale del ministero dello sviluppo economico, è convinto ce sia «Necessario creare un marchio di origine che consenta di individuare il luogo di provenienza del prodotto, la Svizzera e la Francia da tempo hanno introdotto questa regola, si tratta di un dato oggettivo che tutela il consumatore che viene informato in maniera chiara e corretta, inoltre questo favorirebbe il mercato interno e aiuterebbe a mantenere viva l’industria italiana” intervenuto al convegno».
Per Gaetano Dentamaro, presidente della sezione agroalimentare di Confindustria Bari, «E’ fondamentale far comprendere che la contraffazione è un danno per le imprese e per l’intera economia del nostro Paese, secondo dati Ocse, il valore dei falsi in Italia si attesta sui 6,5 miliardi di euro, sottraendo 5,2 miliardi di gettito fiscale. Tra le possibili soluzioni: incrementare la comunicazione del prodotto, favorire la tracciabilità, e aumentare la sinergia tra turismo e prodotti enogastronomici».