[16/09/2009] News toscana

Martini, Mansi e un'economia toscana da riorientare

LIVORNO. Lunedì prossimo il presidente della Regione Claudio Martini (Nella foto) e la presidente di Confindustria Toscana, Antonella Mansi, s'incontreranno per cercare di fotografare la situazione attuale di stagnazione dell'economia toscana, condividere strategie di breve periodo e di individuare quali sono le prospettive dei prossimi anni e soprattutto i tempi necessari a ritornare ai livelli pre-crisi, che per il primo sono almeno 6-7 anni, per la seconda potrebbero addirittura essere 9, molto più lunghi di quelli previsti dalle altre regioni italiane che trainano l'economia del Belpaese, ovvero Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Ancora. Da una parte, quella di Martini, si snocciolano cifre di investimenti a sostegno delle imprese (un nuovo fondo di 500 milioni per le imprese: ma quali imprese, è un fondo mirato o a pioggia?) e si litaneggia sul ‘non pervenuto' da affiancare alla riga ‘Politiche nazionali'; dalla parte di Confindustria invece le cifre snocciolate sono i "meno" a doppia da cifra di metalmeccanica, trasporti e fatturatosi guarda l'orologio e si teme che i 185 giorni che mancano all'elezione del nuovo governatore della Toscana rallentino le azioni da mettere in campo subito per accorciare l'uscita dalla crisi.

Vedremo cosa scaturirà dal brainstorming di lunedì, anche dal nostro punto di vista, qualche preoccupazione c'è. Senza voler fare troppi processi alle intenzioni, pare comunque che tutto ruoti intorno alla magica parola composta pre-crisi' e che poco interessi il ‘come' ritornare a quei livelli.

Lunedì scorso su queste pagine Renato Cecchi ricordava che «non solo siamo in difficoltà a definire politiche coerenti in materia strettamente economica e di salvaguardia dell'occupazione, ma i nostri governi locali (lasciando perdere quello nazionale - sic!) tardano a prendere atto del gigantesco fallimento del mercato non solo dal punto di vista economico ma soprattutto da quello, ancor più drammatico, del conteggio dei costi dei cambiamenti climatici».

L'augurio è quello che Martini riesca ad avviare in questo ultimo scorcio di suo mandato (che ancora non sappiamo se sarà l'ultimo), quella svolta coraggiosa e decisa verso un riorientamento dell'economia che questo sì, è nelle possibilità e soprattutto dovrebbe essere nelle corde di un governo regionale e di sinistra.

«Si può cominciare anche dalla Toscana lanciando ai confusi cittadini una proposta chiara per il futuro dei loro figli e nipoti - diceva ancora Renato Cecchi -  una scommessa sociale e sul lavoro che si fondi su un nuovo patto fiscale fra sistema pubblico, imprese, famiglie e cittadini che contribuisca a ridurre le tasse sul reddito (da lavoro prima di tutto) e aumenti quelle sulle emissioni di CO2 e sui consumi di territorio e "risorse" ambientali».

Prendiamo pure esempio dal centrodestra, quello europeo, europeista e... perfino ‘sostenibile' (nel senso di sopportabile) anche per chi di destra non è: Sarkozy che vara la carbon tax e contemporaneamente mette a lavoro decine di esperti internazionali per dare una nuova dimensione alla felicità e al benessere, relegando il pil a quello che è, un indice di misurazione approssimativo, limitativo e superato.

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