[18/09/2009] News

L'acidificazione degli oceani colpisce già pteropodi e coralli di profondità

 

LIVORNO. Oltre al riscaldamento climatico, le emissioni di CO2 sono all'origine di un altro fenomeno sempre più preoccupante: l'acidificazione degli oceani. La rivista Biogeosciences ha pubblicato sul tema due studi, in parte finanziati dall'Unione europea, che giungono a risultati simili.

I ricercatori del laboratorio di oceanografia di Villefranche (Lov - Cnrs/Upmc) hanno recentemente dimostrato che organismi marini importanti come gli pteropodi (molluschi planctonici) saranno nei prossimi anni duramente colpiti da questo fenomeno. Questi animali vivono nelle zone di mare che saranno tra le prime ad essere interessate dall'acidificazione degli oceani ed hanno un ruolo essenziale all'interno dei loro ecosistemi.

Il pteropode Limacina helicina (nella foto), il cibo preferito di zooplancton, aringhe, balene e altri predatori, svolge un ruolo importante nella catena alimentare e nel funzionamento dell'ecosistema marino artico e la sua conchiglia calcarea costituisce una protezione vitale. Il bollettino scientifico dell'Ue Cordis spiega che gli pteropodi utilizzati nello studio «sono stati raccolti vicino all'isola di Spitsbergen, in Norvegia, utilizzando un nuovo metodo che non sottopone a stress gli animali e permette loro di sopravvivere per un periodo in cattività. Questo tipo di studio è fondamentale per capire come gli pteropodi reagiscono alla crescente acidificazione e ai cambiamenti dei livelli di aragonite».

Secondo lo studio del Lov, questo mollusco «costruisce la sua conchiglia ad una velocità del 30% più bassa quando è mantenuto in un'acqua di mare che abbia le caratteristiche attese per il 2100».

L'altro studio riguarda il corallo Lophelia pertusa che vive in acque fredde, che è stato uno dei primi organismi a subire le conseguenze dall'aumento dell'acidificazione degli oceani, ma si tratta di animali difficilmente studiabili perché vivono nelle profondità oceaniche. Lo hanno fatto i ricercatori dell'Istituto nazionale francese delle Scienze dell'Universo (Cnrs-Insu) e dell'Istituto reale per la ricerca marittima dell'Olanda.

I ricercatori franco-olandesi hanno scoperto che anche i campioni di corallo raccolti nel Mare del Nord subiscono i colpi dell'acidificazione e in questi organismi è stata registrata una diminuzione della costruzione delle loro strutture calcaree ancora più forte de i quella dei pteropodi: il 50%. «Mentre le barriere coralline tropicali sono formate da un gran numero di specie - spiega lo studio - le comunità coralline d'acqua fredda sono costituite da una o due specie di coralli ma ospitano un gran numero di altre specie. Una diminuzione della crescita dei coralli costruttori attraverso l'acidificazione degli oceani può dunque minacciare l'esistenza stessa di questi edifici».

Ma la misurazione esatta della loro crescita è ostacolata dal fatto che non crescono allo stesso modo delle barriere coralline tropicali. I ricercatori sperano di estendere e allargare le ricerche ad altri settori geografici e a diverse profondità «Ottimizzando i futuri esperimenti sulle reazioni dei coralli che vivono nelle acque profonde all'aumento della calcificazione».

Questi primi risultati pubblicati sollevano grandi inquietudini sul futuro dei pteropodi, dei coralli profondi e degli organismi che dipendono da loro per il loro nutrimento o per il loro habitat».

Programmi di ricerca come l'European project on ocean acidification (Epoca), che raggruppa più di 100 ricercatori coordinati dal Cnrs francese, stano sviluppando nuovi studi su altri organismi ed ecosistemi marini e rappresentano esperienze e ricerche scientifiche di lunga durata che studiano l'impatto congiunto dell'acidificazione degli oceani e di altri parametri che nei prossimi decenni subiranno importanti modifiche, come le temperature e la concentrazione di Sali nutrienti, con implicazioni biologiche, ecologiche, biogeochimiche e sociali .

Dalla rivoluzione industriale in poi le emissioni di CO2 di origine umana sono aumentate e in buona parte sono state assorbite dagli oceani: secondo i ricercatori francesi questo «Equivale ogni anno ad una tonnellata di CO2 per persona. Questo assorbimento massiccio ha permesso di ridurre i cambiamenti climatici ma provoca anche una perturbazione della chimica dell'acqua marina. La CO2 assorbita provoca in effetti un'acidificazione degli oceani e, al ritmo delle attuali emissioni, si stima che il pH diminuirà di 0,4 unità entro il 2100. Questo corrisponde ad una triplicazione dell'acidità media degli oceani, il che è una "première" in questi ultimi 20 milioni di anni».

Per questo i ricercatori del Lov mettono in guardia: «L'acidificazione degli oceani non può essere controllata che limitando le concentrazioni future di CO2 nell'atmosfera. Dei negoziati miranti alla riduzione delle emissioni di gas serra (COP 15) sono in corso e dovrebbero essere finalizzati a Copenhagen nel prossimo dicembre. Questi negoziati dovranno tener conto no solo del bilancio radiativo del pianeta, ma anche del carattere acido della CO2 che, una volta assorbita nell'oceano, avrà delle ripercussioni che potrebbero essere drammatiche su numerosi organismi ed ecosistemi marini».

 

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