[22/09/2009] News

Cdm approva la finanziaria 2010: molto light e zero green

GROSSETO. Il Consiglio dei ministri ha approvato questa mattina  la manovra finanziaria 2010. Una manovra  che si compone di tre articoli: il primo sui saldi netti da finanziare, il secondo su "disposizioni diverse", tra cui il pubblico impiego, il terzo sulle risorse dei vari fondi e il rinvio alle tabelle di spesa dei ministeri. Che, come si apprende dal rapporto 2009 della Ragioneria dello Stato relativamente alla spesa delle amministrazioni centrali, hanno ancora come residui nelle loro casse 90 miliardi di euro, di cui l'80% composto da «somme impegnate e non erogate».

Una manovra definita snella, light, che «conferma la manovra triennale dello scorso anno, aggiungendo l'anno 2012» ha spiegato il ministro Giulio Tremonti alle parti sociali convocate ieri pomeriggio. Talmente light che dei 3,4 miliardi previsti per rinnovare il contratto del pubblico impiego, ha certi solo 693 milioni (anziché i 585 annunciati ieri) per il 2010. In pratica si conferma quanto già annunciato ieri alle parti sociali, ovvero che per il prossimo anno saranno disponibili solo i soldi per l'indennità di  vacanza contrattuale. Le altre risorse per il rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici (1.087 milioni per il 2011 e 1.680 milioni per il 2012) verranno rese disponibili solo in caso di risorse aggiungibili, al momento non prevedibili.

I soldi per la copertura del contratto dei propri dipendenti,  l'«ottima» Tremonti ter - come l'ha definita ieri il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli - verranno quindi subordinate alle entrate attese a fine anno, che presumibilmente sono i soldi che dovrebbero rientrare dagli evasori che li hanno portati all'estero, grazie allo scudo fiscale. E che grazie all'anonimato previsto per la fase del rientro dei capitali, potranno scegliere di fare altrettanto in futuro: ovvero evadere le tasse e trasferire i propri soldi in paradisi fiscali.

«Una finanziaria seria, tabellare, per far funzionare lo Stato» ha detto il collega Renato Brunetta. Una frase che se la situazione non fosse davvero così seria sarebbe da sbellicarsi dalle risate. Come può funzionare uno stato che affida il destino dei salari dei propri dipendenti a una "lotteria" come quella dello scudo fiscale? Che credibilità potrà avere nell'ambito internazionale dove si discute di scelte fondamentali per il futuro quali quelle di come intrecciare la crisi climatica con quella economica per riuscire a trovare il bandolo di risolverle entrambe?

Adesso il rigore dei conti, si dice in ambito governativo, poi quando arriveranno i «segnali di ripresa, scatterà la fase due: quella che, con incentivi e detassazioni, servirà a rendere più sostenuta la crescita» ha detto ancora Brunetta, che si è svegliato dal film in cui voleva mandare a «morire ammazzati» tutti quelli appartenenti alla sinistra che secondo lui «stavano preparando un colpo di stato».

Incentivi e detassazioni sono due punti su cui è tornata anche Confindustria, che chiede i primi non solo per le auto e le seconde per le imprese e  il lavoro. Ma chiede anche che la politica si «concentri» di più sui temi della ripresa economica e delle riforme e - ha detto la presidente di Confindustria  Emma Marcegaglia, che deve aver notato che in effetti questa manovra è davvero molto light- «che smetta un po' questa logica di guerra tra bande interne alla maggioranza e all'opposizione».

Unica nota positiva di questa finanziaria è data dalla riconferma delle agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie che vengono estese fino al 2012 così come quelle previste per l'acquisto di immobili già ristrutturati. 

L'ottimismo dimostrato ieri dal ministro Giulio Tremonti che ha rivendicato «una politica prudente che sta dando i suoi frutti» è chiaramente espresso nella relazione che accompagna la Finanziaria 2010 in cui il governo alza le stime del Pil per i prossimi due anni, e taglia quelle del debito pubblico: il Pil segnerà quest'anno una contrazione del 4,8%, contro una stima negativa per il 5,2% prevista nel Dpef, mentre nel prossimo anno segnerà una crescita dello 0,7% (contro lo 0,5% previsto dal Dpef).

Il deficit pubblico si attesterà invece nel 2009 al 5,3% e si ridurrà al 5% l'anno prossimo. Infine il debito pubblico: nel 2009 si attesterà al 115,1% del Pil e nel 2010 salirà al 117,3%. Leggermente meglio rispetto alle stime del Dpef: 115,3 e 118,2%.

«Il feticismo del pil» come lo ha definito ieri Orazio Carabini dalle pagine del Sole24Ore evidentemente non  «ha fatto il suo tempo» con gli esponenti di questo governo.

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