[23/09/2009] News
LIVORNO. Secondo la Prestigiacomo «Questa sessione delle Nazioni Unite ci offre l'opportunità di estendere il confronto politico sui cambiamenti climatici tra tutti i Paesi, facendo seguito ai passi avanti compiuti con il G8 de l'Aquila e con il MEF. E proprio dal G8 e dal MEF possiamo ripartire per condividere un percorso comune di obiettivi e azioni: In primo luogo un obiettivo di lungo periodo che indirizzi gli sforzi globali di mitigazione, secondo quanto convenuto nel Mef; I 2 gradi devono tuttavia essere "tradotti" in un obiettivo globale di riduzione delle emissioni, che coerentemente con quanto la scienza ci dice, è quantificabile in riduzioni del 50% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050; Al raggiungimento dell'obiettivo globale di riduzione delle emissioni devono contribuire in primo luogo i Paesi industrializzati, con l'assunzione di un impegno collettivo nel medio periodo nell'ordine del 25-40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 e impegni individuali confrontabili, in termini di riduzione delle emissioni. Tuttavia anche i Paesi in via di sviluppo devono contribuire all'obiettivo globale di mitigazione con un impegno a ridurre le emissioni in una misura compresa tra il 15% e il 30% rispetto allo scenario business as usual. A questo proposito, le azioni già intraprese da grandi paesi come la Cina, l'India, il Brasile, Sud Africa e Messico, si muovono nella giusta direzione. Dobbiamo trovare il modo per realizzare programmi concreti e comuni di cooperazione tecnologica e finanziaria, per sostenere la diffusione delle migliori tecnologie e politiche a livello globale. In questa direzione, il lavoro in corso nel MEF è molto promettente. In questa occasione voglio anche ricordare l'urgenza degli interventi di adattamento ai cambiamenti climatici nei Paesi più esposti e più poveri. Siamo orgogliosi del lavoro avviato dall'Italia, nelle piccole isole del Pacifico. Infine, voglio sottolineare che le strategie e le azioni di mitigazione e adattamento devono essere fortemente integrate con le politiche ambientali e di tutela dei territori; a questo fine è necessario ricondurre ad una matrice unitaria la governance ambientale internazionale».
Certo, qualche panello solare nelle isole del Pacifico (un progetto italiano del quale Greenreport ha parlato diffusamente) è poca cosa rispetto a quel che dicono (e fanno) americani, cinesi, francesi, tedeschi e britannici in giro per il mondo... ma è comunque un buon inizio e sembra davvero che al summit di New York abbia parlato un'altra persona e un altro ministro, molto diversa da quello stesso ministro ed esponente politico che solo nel dicembre del 2008 minacciava l'ostruzionismo sul pacchetto clima-energia (il 20-20-20) dell'Unione europea, ora la Prestigiacomo si è convertita all'idea di tagli di CO2 molto più alti: dal 25 al 40%.
Bene e speriamo che duri e che sia compresa anche da quei senatori del Pdl che, unici in tutto l'Occidente e forse in tutto il pianeta, hanno votato una mozione maggioritaria che nega l'esistenza del cambiamento climatico che invece il ministro considera finalmente un pericolo reale.