[28/09/2009] News

Bonifiche ambientali e sicurezza, anche per i lavoratori

GROSSETO. La sicurezza nelle bonifiche ambientali e le modalità con cui operare saranno i temi centrali attorno cui si discuterà domani nel convegno organizzato a Genova da Amiu bonifiche SpA (società del Gruppo Amiu), con la partecipazione dell'Associazione tecnici italiani dell'ambiente (Atia) ed il patrocinio dell'Assessorato alla Città Sostenibile.

Ne abbiamo parlato con Ferdinando Costa amministratore delegato di Amiu bonifiche.

Sembrano due gli aspetti principali che emergono leggendo il programma del convegno: il problema dell'impatto sulla salute di chi opera la bonifica, di chi vive attorno ai siti in cui avviene e gli impatti sull'ambiente e poi quelli che definite "gli aspetti consolidati del giusto procedere".

 Ci vuole illustrare meglio questi punti?

«C'è un primo presupposto da sottolineare, ovvero che le bonifiche hanno lo scopo di rimettere in funzione un'area inagibile da destinare a utilizzi che possono essere diversi.

Pertanto dovrò utilizzare parametri specifici e adeguati a seconda dello scopo che voglio raggiungere. Quindi ci sono motivazioni che spingono ad utilizzare un tipo di parametro piuttosto che un altro meno restrittivo a seconda dell'uso cui è destinato quel terreno o quell'area.

Da lì derivano le ipotesi sui costi e sui finanziamenti che queste aree possono attrarre».
 

Quindi già con l'attuale sistema di limiti tabellari di riferimento è possibile operare scelte di soluzioni diverse?

«Sì a seconda di quale è l'obiettivo che devo raggiungere. Sia chiaro che i requisiti fondamentali di sicurezza vengono sempre rispettati, ma un conto se un'area bonificata deve essere destinata ad ospitare un'attività produttiva, altro conto se devo realizzarci un edificio destinato ad un servizio pubblico quale una scuola o un asilo».

Non sembra però che il piano previsto a livello nazionale  e che prevedeva un'accelerazione delle procedure sui siti d'interesse nazionali per i quali vi fossero già avanzati piani di deindustrializzazione abbia avuto grande esito. I fondi sono per ora fermi.

«Non so quale sia la ragione del rallentamento di questi fondi. So però che il 3% del territorio nazionale è occupato da siti inquinati e sarebbe utile, a partire dai 57 Sin, che si individuassero le situazioni in cui la bonifica è essenziale ma non urgente dai casi in cui non farla significa mettere a rischio vasti territori e un numero significativo di popolazione».

Vuol dire che bisognerebbe individuare le vere priorità?

«Esatto. I casi che sono effettivamente un pericolo per i territori e la popolazione e a quelli dare l'assoluta priorità. Mi viene in mente la Ecoliberna di Serravalle Scrivia, dove ci sono vasche piene di schifezze di varia natura che se fuoriescono mettono a rischio prima lo Scrivia, poi il Po dove si riversa e per finire l'Adriatico. È stato nominato un commissario, sono stati stanziati 20 milioni ma i soldi ancora non ci sono e la bonifica non è partita».

La sicurezza in effetti è un altro tema centrale del convegno.

«Sì, con interventi dell'Arpal, dell'Asl e dell'istituto per la sicurezza sul lavoro si è cercato di mettere in evidenza tutte le azioni che stanno dietro una bonifica e che hanno l'obiettivo di conoscere cosa si deve trattare, il territorio in cui deve avvenire la bonifica e quindi l'individuazione di tutti i passaggi necessari per operare in sicurezza. In altre parole le peculiarità delle operazioni che stanno dietro un intervento di bonifica e le criticità».

Questo presuppone un monitoraggio esteso prima, durante e dopo l'intervento?

«E' assolutamente necessario. Noi trattiamo materiali da prendere con le molle e credo che ci sia la necessità di togliere un po' di teatralità a tante attività che vengono fatte e dare informazione corretta perché ci si renda conto di quello che viene fatto e perché. Ci sono tanti tipi di bonifiche che riguardano comparti diversi. E' importante quindi che durante le fasi di bonifica si riduca il rischio di condurre azioni che potrebbero produrre rischi ancora più grandi di quello che già esiste. Per questo devono essere condotti monitoraggi per individuare criteri di sicurezza su suolo, aria e acqua  per evitare che durante la movimentazione dei materiali da bonificare, che possono essere di natura assai diversa tra di loro, si producano più inquinanti di quanti non ve ne fossero prima. Aspetti assolutamente non secondari dal punto di vista dei lavoratori, dell'ambiente e della sicurezza pubblica».

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