[29/09/2009] News

A Bangkok nessun piano B per il clima, altrimenti ci sarĂ  quello F, come fallimento

LIVORNO. A Bangkok hanno preso il via i Climate change talks e si respira un nuovo clima dopo lo slancio che sembra aver dato il summit dei Capi di Stato all'Onu per raggiungere un accordo a Copenhagen. I 4.000 delegati di 177 Paesi, imprese, industrie, associazioni ambientaliste e scienziati che fino all'8 ottobre si confronteranno nella capitale thailandese sanno di essere arrivati quasi alla fine della road map indicata due anni fa a Bali e che è urgente stringere i tempi per presentare documenti agili e comprensibili. Aprendo il summit il primo ministro thailandese Abhisit Vejjajiva ha detto: «Spero che la volontà politica e la visione espressa da tutti i dirigenti a New York vi guiderà, in quanto negoziatori, sulla strada della Conferenza sui cambiamenti climatici di Copenhagen del dicembre 2009. Non c'è un Piano B. Se non realizziamo il Piano A, si passa direttamente al piano F: che è sinonimo di fallimento».

Il segretario esecutivo dell'United Nations framework convention on climate change (Unfccc), Yvo de Boer ha usato parole pesanti e poetiche rivolgendosi ai delegati: «Il tempo non ci sta solo pressando. È quasi esaurito... ma in due settimane può essere fatto un reale progresso verso gli obiettivi che i leader mondiali hanno fissato per i negoziati e per rompere le situazioni di stallo e cooperare verso progressi concreti».

De Boer ha ricordato che il vento politico sembra cambiato ed ora soffia a favore di un accordo e che «Le vele dei negoziati sono innalzate» per questo ha esortato le delegazioni presenti a Bangkok a «Salpare l'ancora ed a fare vela prima di prima di perdere la marea ed essere lasciati a terra sulla spiaggia, esposti all'arrivo delle tempeste ".

Il segretario esecutivo della Commissione economica e sociale o per l'Asia-Pacifico (cesap), Noeleen Heyzer, ha sottolineato che i Paesi della regione «avranno bisogno di aiuto per adattarsi ai cambiamenti climatici. A New York la Cina ha promesso di ridurre le sue emissioni di carbonio di un margine importante entro il 2020, il Giappone ha deciso di ridurre le sue del 25% entro il 2020 in rapporto ai livelli del 1990 e l'Unione r europea intende ridurre le sue del 30% entro il 2020 se altri faranno lo stesso».

A Bangkok si cercherà di colmare le lacune che affollano le 180 pagine del documento che dovrà essere sottoposto al summit di Copenhagen e si prova a mettere insieme le proposte alternative, cercando di arrivare ad un testo condiviso e vincolante.

Il ministro danese per il clima e l'energia, Connie Hedegaard, che a Copenhagen sarà la preoccupata padrona di casa, ha detto alla Reuters che «Un'immagine comincia ad emergere dal puzzle del testo del clima, ma è necessario un rapido progresso per perfezionare dal basso il documento, con chiare scelte politiche» e rivolta ai delegati ha spiegato: «Abbiamo un grande compito davanti a noi. Voi ed io siamo di fronte a grandi aspettative da parte dei cittadini di tutto il mondo. Vogliono azioni sul cambiamento climatico e le vogliono subito. Se non riusciremo ad agire, ci troveremo ad affrontare gravi conseguenze».

 

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