[30/09/2009] News

Il nuovo sarcofago di Chernobyl tra ritardi, radiazioni e scorie ai posteri

LIVORNO. In Ucraina è partito un lavoro di cui in occidente si parla malvolentieri in epoca di "rinascimento nucleare": la realizzazione del nuovo sarcofago che dovrebbe imprigionare gli avvelenati fantasmi nucleari che rischiano di uscire dalla dimenticata centrale di Chernobyl.

Lavori che fino ad ora si sono risolti in qualche scavo e qualche squadra di operai poco operosi, visto che il cantiere appena avviato ha già 10 mesi di ritardo sul ruolino di marcia.

La sfida tecnica ed ambientale potrebbe essere tropo grande per le spalle ucraine desiderose di tappare per sempre lo scandalo di Chernobyl per rilanciare il nucleare. Ma la catastrofe che fece tremare il mondo e svelò definitivamente i pericoli del nucleare civile non cessa di causare problemi e l'eredità è pesantissima: «A volte capitiamo su delle fonti molto radioattive ed allora tutti gli operai devono essere rimpiazzati dopo aver ricevuto in una sola volta la soglia annuale di esposizione ammissibile» ha spiegato qualche giorno fa all'Afp Alexander Novikov, direttore tecnico aggiunto incaricato della sicurezza.

La realizzazione del primo sarcofago di Chernobyl, avviata subito dopo la catastrofe del 26 aprile 1986, terminò l'anno dopo, seminando l'Unione Sovietica di tombe di "liquidatori" e di medaglie e monumenti ad eroi nucleari sacrificatisi per un Paese che non esiste più. Ma non è stato (e probabilmente non sarà) possibile colmare la voragine di 150 m2 senza sacrificare vite umane.

Oggi la situazione di degrado di uno degli impianti più pericolosi del pianeta è evidente: il tetto di lamiera è preda della corrosione e l'acqua si infiltra all'interno e scorre contaminando ancora di più il terreno.

La gara d'appalto per il nuovo sarcofago, una cupola alta 100 metri e pesante più di 18.000 tonnellate, è stata vinta nel 2007 dai francesi della Bouygues et Vinci e l'intero progetto, finanziato da un fondo internazionale, dovrebbe costare 1,3 miliardi di euro, 432 milioni dei quali per la sola cupola.

Il secondo sarcofago verrà realizzato su un terreno vicino e poi fatto scivolare su rotaie fino a coprire quello già esistente e degradato. Ma Julia Marussitch, responsabile delle relazioni internazionali dell'impianto, avverte: «Abbiamo bisogno di rimuovere da sei a sette metri di spessore di terra per raggiungere livelli accettabili di radiazioni. A volte bisogna anche rompere i blocchi di cemento».

I progettisti si stanno trovando quotidianamente a veri e propri rompicapo tecnici per la rimozione ed il trattamento delle scorie nucleari che sono rimaste all'interno del reattore.

Qualcosa sembra proprio non funzionare già alla base del progetto, come se i tecnici si fossero trovati davanti a una situazione molto più grave e pericolosa di quanti si aspettavano, forse per essersi troppo fidati delle rassicuranti notizie che arrivavano dall'Ucraina con la complicità della lobby nuclearista di mezzo mondo.

Andryi Selskyi, l'amministratore della zona di esclusione di Chernobyl, che circonda l'impianto o nucleare con un raggio di 30 chilometri e dove è vietato vivere in maniera permanente, ha rivelato sempre all'Afp: «Non abbiamo ancora deciso la maniera definitiva in cui saranno fatte le fondamenta».

Ma il sarcofago che dovrebbe nascondere lo scandalo nucleare di Chernobyl rischia di rivelare l'assoluta incapacità dell'uomo di tener prigioniero il mostro atomico che si è scatenato più di 23 anni fa: il nuovo sarcofago durerà solo 100 anni, e nell'intenzione di chi lo ha commissionato dovrebbe soprattutto essere «Un'infrastruttura per decostruire quello che è all'interno del reattore, estrarre le masse di combustibile usato in modo da poterle in seguito stoccare come scorie radioattive» spiega Selskyi , ma aggiunge che «Queste operazioni potrebbero tuttavia rivelarsi estremamente delicate, soprattutto il trattamento delle masse fuse che contengono sia combustibile che altri elementi e che sono molto, molto radioattive».

Probabilmente il dirigente ucraino si riferisce alla pericolosissima (e inedita) situazione che la catastrofe ha prodotto nel reattore numero 4, dove il combustibile è mischiato a pezzi di metallo e cemento dai quali non può più essere separato.

Ma anche queste estreme difficoltà sembrano non fare i conti con la situazione che si presenterà prima, durante e dopo i lavori: quella del confinamento e smaltimento delle scorie, un questioncella che viene "dimenticata" anche dove il nucleare non ha dovuto fare i conti con una tragedia come quella di Chernobyl.

Infatti, manca il pezzo finale della filiera: non è ancora stata trovata alcuna soluzione per lo stoccaggio definitivo delle scorie radioattive dopo un eventuale smantellamento del sito.

Gli ucraini e i francesi pensano ad uno stoccaggio geologico profondo, considerato come la soluzione più sicura, ma non sono stati ancora in grado di indicare e trovare quel sito e secondo Selskyi «Non è previsto prima degli anni 2030».

Spetterà quindi ai posteri disseppellire da sotto quel fragile sarcofago di cemento il fantasma nucleare di Chernobyl.

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