[01/10/2009] News

Buche o opere, purché sian grandi e non si inverta la rotta!

GROSSETO. La crisi finanziaria sarà anche alle porte, come annunciano in tanti, ma quella reale continua a mordere e la disoccupazione presenta ancora curve che vanno verso il basso e che purtroppo non tendono nemmeno a stabilizzarsi.
Lo sanno bene a viale dell'Astronomia e ieri hanno proposto un patto tra tutte le categorie dagli imprenditori agli enti pubblici, dal governo agli istituti di credito per rilanciare le infrastrutture come intervento anticiclico per superare la crisi.

Nel documento presentato dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, intitolato "riforma delle infrastrutture" si indicano quindi i punti necessari per operare questa azione di rilancio: dallo sviluppo dello strumento del project financing alla riduzione dei tempi di pagamento da parte delle amministrazioni. Ma già per operare in queste due direzioni servono almeno due interventi che vengono proposti da Confindustria: l'accorciamento dei tempi per l'autorizzazione dei progetti nel primo caso, che potrebbe essere raggiunto introducendo strumenti di informazione e di dibattito preventivo sul modello del debat publique francese e, nel secondo caso, l'allentamento del patto di stabilità che blocca gli investimenti delle amministrazioni pubbliche.

L'apertura di Confindustria a strumenti di partecipazione per aumentare gli elementi di consenso ha trovato sponda sia da parte del ministro delle infrastrutture Altero Matteoli- anche se poi prosaicamente ha ricordato che «l suo mestiere è quello di raggiungere obiettivi» sia da parte del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che ha ipotizzato la possibilità di introdurre forme di partecipazione nell'ambito della revisione del testo unico ambientale.
Comunque l'importante per tutti è quello di partire e aprire cantieri per opere infrastrutturali, che secondo un rapporto elaborato dal dipartimento politiche di sviluppo del ministero omonimo, hanno tempi biblici dalla fase di progettazione preliminare all'esecuzione e che variano al crescere della classe dimensionale del progetto: più aumenta l'importo di risorse necessarie maggiore è il tempo per la sua esecuzione e il caso emblematico della autostrada Salerno-Reggio Calabria viaggia in buona compagnia.

Del resto queste sono le opere che però sembra stiano particolarmente a cuore a Confindustria, che non ha mai dato grande enfasi alle richieste di Ance che, non disdegnando certo le grandi opere pubbliche, chiedeva però un impegno, nell'immediato, per il rilancio delle piccole e medie opere pubbliche cantierabili direttamente dalle amministrazioni locali.

Politica che ha seguito il governo spagnolo di Zapatero e che oggi viene irrisa dal quotidiano di Confindustria paragonando il Plan E varato a inizio anno come l'applicazione di una delle teorie keinesyane per creare occupazione, ovvero fare buche per poi riempirle.
Ci saranno senza dubbio state falle nel piano di Zapatero da 8 miliardi destinati alle amministrazioni pubbliche per fare piccole opere e si potranno individuare fra queste anche interventi inutili. Ma intanto per il 2010 il governo Zapatero ha intenzione di replicare con un nuovo fondo di 5 miliardi di euro che questa volta sarà finalizzato a opere pubbliche legate a progetti di energia rinnovabile e innovazione tecnologica e che faccia da volano al piano di rifinanziamento del settore ricerca e sviluppo,dove la Spagna ha annunciato di aumentare gli attuali investimenti.

Vale poi ricordare che proprio nel settore delle energie rinnovabili la Spagna ha negli ultimi anni centrato il progetto di sviluppo delle opere pubbliche e l'asse per portare il paese fuori dalla crisi economica. Già oggi la Spagna è tra le cinque potenze mondiali nella produzione di energie rinnovabili, riuscendo a soddisfare con esse oltre il 7,5% del consumo energetico primario del paese e le attuali previsioni (fatte dall'Osservatorio de Energia y Desarrollo sostenibile) sostengono che vi sarà il superamento dell'autosufficienza entro il 2050. Ciò slegherà definitivamente la Spagna dalla dipendenza dalle forniture estere in cui si trova ora.

A questo obiettivo contribuirà anche l'ultimo progetto inaugurato pochi giorni fa della centrale e a collettori solari, la più grande costruita sino ad ora in Europa e che parte dall'esperienza della centrale co-finanziata dal programma di ricerca dell'Ue e a cui ha partecipato attivamente il Nobel Carlo Rubbia.
Il nuovo progetto, Ps20, ha una capacità installata di 20MW e garantirà la fornitura d'elettricità necessaria ad alimentare 10.000 appartamenti con il taglio di circa 12.000 tonnellate di Co2.
Mentre in Italia si approvano mozioni in parlamento per tagliare i fondi alla ricerca su questo tipo di tecnologia: ovvero si fanno buche grandi come voragini e si lasciano anche aperte.

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