[02/10/2009] News
LIVORNO. Della nostra contrarietà agli incentivi per l'auto abbiamo già scritto e non da quest'anno, ma se deve essere (e purtroppo sarà), speriamo almeno che passi l'idea del ministro Scajola (sob!) di orientarli solo alle vetture a basse emissioni e a ridotti consumi passi.
Secondo quanto riporta il Sole24Ore, infatti «Gli ecoincentivi verranno prolungati nel 2010» e «Il governo si prepara a impegnare una somma analoga a quella di quest'anno, tra i 400 e i 500 milioni, ma per i bonus si profila una ‘rimodulazione alla luce dell'esperienza fatta, per far sì che venga privilegiata l'efficienza tecnologica, i bassi consumi e il rispetto dell'ambiente'».
Ma questo, scusate se il refrain è sempre lo stesso, ha molto poco a che fare con la mobilità sostenibile tanto più se l'idea è quella, come ha confermato lo stesso Scajola, che «Entro la fine dell'anno definiremo il nuovo piano, sentendo le case produttrici, in un percorso che faccia crescere ulteriormente il settore».
Nel senso che nessuno auspica certo la chiusura immediata delle case automobilistiche a patto che si cominci a ripensare al modello di mobilità in senso ampio.
L'idea che si possa tornare a vedere auto come in passato continuando a riempire le strade di veicoli non sta più in piedi. Da tempo anche in occidente si può solo pensare a un mercato che già è solo di sostituzione, tant'è che la crisi del settore non è certo nata dalla crisi in corso che ha solo peggiorato una situazione grave resa meno drammatica proprio e solo in virtù del doping dell'incentivo statale.
Incentivo che, abbiamo già argomentato, non ha nulla quasi nulla di eco e che ha contribuito solo a drogare un mercato sempre più in crisi di astinenza e con nulle possibilità di ripresa se non in chiave ecologica e senza gli obiettivi di crescita degli anni d'oro dell'auto. Quel mondo è finito e con le auspicabili chiusure dei centri cittadini, incremento dei mezzi pubblici, car sharing pool sharing e bici è sempre più incanalato verso una ridimensionata storica.
Prima si prende atto di questa situazione e prima anche a livello di riorientamento delle aziende si trovano le soluzioni perché tutto questo non si trasformi in un mattanza (lavorativamente parlando) di operai. Ingoiamo ancora dunque l'amaro calice dell'incentivo e ci accontentiamo che almeno non sia (speriamo, perché non è ancora nero su bianco) a pioggia, ma confidiamo altresì che almeno l'analisi della crisi del settore sia chiara a chi deve deciderne il futuro.