[02/10/2009] News toscana
FIRENZE. Superare il modello centripeto della mobilità (e quindi contribuire al superamento dell'impostazione monocentrica dello sviluppo urbano), e sviluppare invece un modello "a rete" che raggiunga capillarmente tutta la Piana fiorentina e costeggi il centro storico senza attraversarlo con mezzi pesanti. Questo è un auspicio di lunga tradizione nel generale dibattito sull'urbanistica del capoluogo: addirittura fu già Edoardo Detti, urbanista molto noto e co-autore (anche come assessore all'Urbanistica) del Prg del 1962, uno tra i primi ad auspicare il superamento del modello monocentrico della città, fin dal secondo dopoguerra.
Certo, le proposte del Detti in tema di trasporti riguardavano, come noto, prevalentemente lo sviluppo della mobilità privata, ma erano altri tempi e comunque la questione fondamentale ruota intorno al superamento del modello centripeto di mobilità e di sviluppo urbano, passando in primis per la riorganizzazione del trasporto pubblico. Questo peraltro è obiettivo posto anche nei documenti urbanistici di ampia prospettiva (come il Piano strategico "Firenze futura") della Piana fiorentina.
Ed è questa l'impostazione che, secondo Giorgio Pizziolo (nella foto), docente di Urbanistica e Pianificazione territoriale presso l'ateneo del capoluogo, va impartita alla mobilità fiorentina e metropolitana, nel momento in cui si apre il dibattito relativo a come gestire la pedonalizzazione di piazza Duomo non solo affrontando le (molte) criticità che la misura comporta, ma anzi cogliendo l'occasione per una generale ridiscussione della mobilità nella Piana.
Professor Pizziolo, la pedonalizzazione di piazza Duomo è necessaria? E' utile?
«E' importantissima. E' cosa cui si è sempre pensato, ma che non era stato finora possibile attuare. Va però reso fruibile il centro, e a questo proposito sono state avanzate varie proposte per creare delle staffe di penetrazione, oppure per il passaggio dei soli mezzi di servizio e quelli di supporto alle disabilità, o ancora per aprire il passaggio solo di notte o la mattina presto.
Insomma, bisogna vedere come agire, ma il progetto è fattibilissimo, e molto bello peraltro».
Quindi, secondo lei, come dovrebbe spostarsi un residente o un turista per attraversare il centro (diciamo per andare da piazza san Marco alla stazione, passando per il duomo)? Solo a piedi, o con i bussini elettrici, o magari con i tapis-roulant proposti da alcuni?
«A piedi si può pensare di percorrere le strade parallele a quella direttrice, mentre sul percorso tra s.Marco e il duomo sono adatti mezzi leggeri di servizio (ad esempio, come detto, per gli anziani, o per attività particolari di servizio o per il supporto alle disabilità). Ma mi riferisco a mezzi analoghi a quelli che si possono vedere negli aeroporti, e sono cose sperimentali, comunque: ciò che è importante è che non ci siano grossi mezzi che attraversano quella che sta per diventare una "grande piazza", e cioè il centro di Firenze pedonalizzato».
Riguardo specificatamente alla soluzione tapis-roulant, che ad alcuni appare la panacea e ad altri un incubo?
«Io credo che si possa farne a meno: certo, in ultima analisi, piuttosto che rimettere i mezzi tradizionali, ci si può pensare, ma appunto come soluzione accessoria. C'era peraltro un progetto a riguardo di un urbanista tedesco (Pizziolo si riferisce all'architetto Winkler, su ispirazione del quale fu creata negli anni '80 la Ztl a Firenze, e che fu appunto il primo a proporre i nastri trasportatori tra la stazione e il duomo, nda), ma non se ne fece niente.
Va citata, a questo proposito, anche un'idea dell'architetto Michelucci (tra i progettisti della stazione Smn, nda), che prevedeva di attraversare tutto il centro a piedi, ma passando all'interno dei cortili, dei giardini, dei chiostri, che sarebbero stati collegati tra loro.
Comunque, con la pedonalizzazione di piazza Duomo e dell'area circostante si crea una cosa che non ci si immagina nemmeno, e questo vale anche dal punto di vista della fruibilità del centro: potrà diventare un modello urbanistico di richiamo internazionale. Importante è che si vada avanti col progetto, poi ai tapis-roulant ci si penserà in un secondo momento».
Anche se Ataf sembra escluderlo stando alle ultime dichiarazioni, resta comunque probabile che ampie tratte delle linee principali di autobus dovranno essere spostate sui viali. Ciò, in assenza di ulteriori misure, comporterà necessariamente un aumento della già cronica condizione di intasamento sui viali stessi. Davanti alla scelta della pedonalizzazione del duomo, come agire quindi per scoraggiare la mobilità privata a Firenze?
«Noi, (con questo "noi" Pizziolo intende sia il dipartimento di Urbanistica dell'università sia il gruppo Altracittà che sostiene politicamente, nda), proponiamo il modello del Metro-treno, che a nostro parere risolverebbe moltissimi aspetti della mobilità cittadina e metropolitana. questa non sarebbe l'unica cosa da realizzare, ma comunque diventerebbe la struttura portante della nuova mobilità.
Questa infrastruttura dovrebbe avere una diametrazione "a racchetta", cioè a rete, e il sistema integrato di cui essa sarebbe struttura portante potrebbe arrivare anche fino a s.Marco, a s.Croce, eccetera: l'importante è che all'interno del perimetro del centro ci sia una zona blu "intensa".
Sono quindi due gli aspetti fondamentali: il centro deve essere "blu scuro" (cioè off-limits, nda), e deve essere attuato il progetto metro-treno. Come strutture accessorie, i collegamenti sono da sperimentare, ma ci sono tantissime soluzioni, come i bussini elettrici o la stessa tramvia.
Occorre, in sintesi, ribaltare il modello di mobilità attuale organizzando il trasporto pubblico in modo che non attraversi il centro, ma che scorra di fianco: l'80% degli spostamenti dovrebbe avvenire col tpl, ribaltando appunto il modello attuale che vede l'80% degli spostamenti fatto col mezzo privato. E vanno affrontate sia la questione di Firenze, che ha ancora una dimensione umana che va preservata, sia la questione metropolitana.
Quindi, a parte il duomo, il progetto-tramvia nella sua globalità deve comunque essere portato avanti (come infatti sembra che stia avvenendo)?
«Si, ma va ribaltato il modello: la tramvia potrebbe arrivare alla stazione, per collegarsi col metro-treno. Il tram è un mezzo utilissimo, ed è prezioso come sistema di servizio, ma non può essere messo in opera tramite 3 linee autonome, come previsto ora: va integrato con mezzi più utili, come appunto il metro-treno. E discorso analogo può valere per il capolinea della tramvia - linea 1 - a Scandicci.
Quello che lei definisce "metro-treno" è la stessa struttura che Legambiente chiama "Metro-ferrotramvia", giusto?
Si, i nomi sono diversi ma il progetto è analogo. Noi comunque proponiamo la messa in opera del metro-treno, insieme alla scelta del sovra-attraversamento per quanto attiene al passante Tav: una infrastruttura su ferro che vada da Pontassieve fino a Prato e a Empoli. La struttura di essa deve essere "a maglia", cioè a rete, e in questo modo si occuperebbe tutta la Piana con molte fermate disponibili: questo a Firenze serve tantissimo.
La cosa peraltro è già pronta, serve solo qualche integrazione e si può partire. E la tramvia potrebbe integrarsi perfettamente con il metro-treno.
Il difetto principale della tramvia e del passaggio in centro è che così si riproponeva il modello centripeto, mentre qui bisogna, come detto, cambiare modello: ad esempio, serve un collegamento veloce tra Scandicci e Sesto fiorentino, che oggi manca così come mancano tutti i collegamenti trasversali, ci sono quasi esclusivamente collegamenti radiali: questo è assurdo».