
[06/10/2009] News
LIVORNO. L'United Nations development programme (Undp) ha presentato il suo "Human Development Report 2009 - Overcoming barriers:* *Human mobility and development" (Superare le barriere: mobilità umana e sviluppo) e il risultato che ne emerge è "sorprendente": «Permettere la migrazione, all'interno o al di là delle frontiere, può potenzialmente aumentare la libertà delle popolazioni e migliorare la vita di milioni di persone nel mondo. Noi viviamo in un mondo molto mobile, nel quale la migrazione è non solo inevitabile ma costituisce anche una dimensione importante dello sviluppo umano. Circa un miliardo di persone sono migranti, cioè una su sette».
Lo studio, che fa parte di una serie di rapporti sullo sviluppo umano nel mondo che puntano ad inquadrare il dibattito sulle sfide più urgenti per l'umanità, come il cambiamento climatico e i diritti umani, è stato presentato a Bangkok da Jeni Klugman, che ha diretto il team di ricercatori indipendenti che ha redatto l'edizione 2009. Il rapporto sottolinea che «La migrazione può migliorare lo sviluppo umano per le persone migranti, per le comunità di accoglienza e per quelle di partenza».
Ne è convinta l'amministratrice dell'Undp Helen Clark: «La migrazione é una forza sulla quale bisogna contare, che può contribuire in maniera significativa allo sviluppo umano. Ma per concretizzare i suoi vantaggi, deve essere messo in campo un quadro politico favorevole, come suggerisce questo rapporto».
Visto da una prospettiva mondiale il fenomeno migratorio appare molto diverso dall'impaurita Italia dei respingimenti: è inarrestabile per numeri e motivazioni e le politiche solo repressive si rivelano un colabrodo con il quale si tenta di svuotare il mare. Ma il rapporto rivela un'altra cosa che ci viene tenuta nascosta: «In effetti, la migrazione può aumentare le entrate e migliorare la salute delle persone, così come le prospettive dell'educazione dei loro bambini. Ancora più importante, vivere là dove si desidera è un elemento importante della libertà umana». Per questo l'Undp chiede di ridurre le barriere che ostacolano la mobilità e di migliorare le politiche per i migranti che potrebbero generare enormi benefici in termini di sviluppo umano.
Il rapporto non si nasconde però le difficoltà ed i drammi di un modo dove la globalizzazione ha liberato le merci e che guarda preoccupato al movimento degli esseri umani che seguono le loro scie di benessere: «Però, la migrazione non porta solo vantaggi. i suoi guadagni potenziali dipendono molto dalle condizioni nelle quali ha luogo. Le spese finanziarie possono essere relativamente elevate e la mobilità produce inevitabilmente delle incertezze e una separazione delle famiglie. Le popolazioni povere sono spesso limitate da una mancanza di risorse, di informazione così come da barriere nelle comunità e nei Paesi di accoglienza. Per numerose di queste persone, la migrazione riflette anche le ripercussioni di un conflitto, di una catastrofe naturale o di gravi difficoltà economiche. Alcune donne finiscono nelle reti del traffico di esseri umani, perdono importanti libertà e sono esposte a pericoli fisici».
Le conclusioni del rapporto fanno giustizia di molti luoghi comuni diventati opinione corrente in Paesi come il nostro: la maggioranza dei migranti non passano le frontiere ma si spostano all'interno dei loro Paesi: ben 740 milioni di persone sono migranti interni, tre volte I più dei migranti internazionali. Di quest'ultimi meno del 30% si sposta da un Paese in via di sviluppo ad uno sviluppato «per esempio, solo il 3% degli africani vive al di fuori dei loro Paesi di nascita».
Ma la cosa che turberà di più i propagandisti nostrani dell'esclusione e della costruzione della fortezza Italia-Europa contro l'invasione è probabilmente un'altra: «I migranti sviluppano l'attività economica e danno più di quanto ricevano. Delle inchieste dettagliate dimostrano che l'immigrazione aumenta generalmente il lavoro nelle comunità di accoglienza, non disturba il mercato del lavoro locale e migliora il tasso di investimento nelle imprese e in nuove iniziative. In genere, l'impatto dei migranti sulle finanze pubbliche, nazionali e locali, resta relativamente basso, mentre i vantaggi che apportano in altri settori, quali la diversità sociale e la capacità di innovazione, sono largamente dimostrati».
In cambio delle loro braccia e dei loro cervelli i migranti ottengono vantaggi: secondo uno studio citato nel rapporto, in media, i migranti provenienti dai Paesi poveri nei Paesi sviluppati vedono le loro entrate moltiplicate per 15, il loro tasso di scolarizzazione raddoppia, e la mortalità infantile cala di 16 volte. Ecco perché nessuno fermerà i disperati che fuggono da dittature, guerre, miseria e clima crudele.
Il rischio è che la migrazione diventi per i Paesi di origine dei migranti "una soluzione", che le rimesse dei migranti diventino, come sta già accadendo in diversi Stati, un elemento economico essenziale alla sopravvivenza. Però il rapporto svela che «La mobilità porta spesso delle idee, delle conoscenze e delle nuove risorse, ai migranti ed ai Paesi di origine, che completano, o migliorano, lo sviluppo umano ed economico. In numerosi Paesi il denaro inviato dai migranti supera l'aiuto ufficiale. I guadagni dei migranti sono spesso condivisi con la famiglia e la comunità di origine. In numerosi casi, questo si materializza attraverso il trasferimento di fondi, ma le famiglie dei migranti ne traggono anche altri vantaggi. Questi "trasferimenti sociali" includono la riduzione della fertilità, l'aumento del tasso di scolarizzazione e l'autonomia delle donne».
Secondo L'Undp la fuga di manodopera altamente qualificata (medici, infermieri, insegnanti...) che sta indebolendo le già deboli strutture pubbliche di molti Paesi poveri «E' più un sintomo che la causa del fallimento dei sistemi pubblici. Una volta integrata in più ampie strategie nazionali di sviluppo, la migrazione costituisce un complemento agli generali locali e nazionali per ridurre la povertà e migliorare lo sviluppo sociale ed economico».
Il rapporto invita a passare dall'astratto al concreto, a togliere le barriere attrab verso una serie di riforme v basate su sei "pilastri": «Aprire le strade di entrata esistenti a vantaggio dei lavoratori, soprattutto i meno qualificati; garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali dei migranti, soprattutto l'accesso ai servizi educative e sanitari così come al diritto di voto; ridurre il costo delle procedure relative alla migrazione; trovare delle soluzioni concertate delle quali beneficino sia I Paesi di accoglienza che I migranti; eradicare gli ostacoli alla mobilità interna; integrare la migrazione nelle strategie di sviluppo dei Paesi di origine».