[07/10/2009] News

Croce rossa: le inondazioni in India causate dal cambiamento climatico

LIVORNO. Le tremende inondazioni che hanno colpito l'India meridionale, facendo centinaia di vittime e milioni di senzatetto, secondo il centro climatico della Croce Rossa - Mezzaluna Rossa «Sono state causate dal cambiamento climatico». Lo ha detto in un intervista all'agenzia indo-thailandese Ians a Bangkok, dove partecipa ai Climate change talks , Madeleen Helmer, la maggiore esperta cllimatica della Croce Rossa: «L'improvviso passaggio dalla "siccità" a "fenomeni estremi" nella regione è in consonanza con l'ultimo rapporto del Intergovernmental panel on climate change (Ipcc). Nel suo quarto rapporto del 2007, l'Ipcc aveva detto che una delle conseguenze del riscaldamento globale sarebbero stati maggiori eventi meteorologici estremi, siccità, inondazioni e tempeste sempre più frequenti, e più gravi».

Il succedersi di catastrofi ambientali in Asia proprio in coincidenza del summit di Bangkok è abbastana impressionante e conferma le più cupe previsione degli esperti: inondazioni in India, tifoni nelle Filippine, Vietnam, Cambogia e Thailandia.

«Il problema per le agenzie di aiuti umanitari come la nostra - ha detto la Helmer - è come preparasi quando arrivano le inondazioni dopo una siccità estrema? Il cambiamento climatico ci dice che dobbiamo essere preparati per entrambe, che siamo in un'epoca di maggiore incertezza. Non è facile e non siamo orientati per farlo, ma lo dovremo essere».

Dal canto suo Richard Rumsey, direttore per la riduzione dei rischi di catastrofe e la resilienza della Ong World Vision, è convinto che «Il problema è che il sistema è ora troppo "lungo" per offrire aiuti a breve termine, per rispondere a tutte queste catastrofi climatiche, che non esiste un po' di pianificazione per la costruzione della resilienza a lungo termine delle persone ad affrontare il cambiamento climatico».

Intanto World Vision spende sempre di più in aiuti urgenti per catastrofi naturali sempre più frequenti: «Nel 1998, il 15%, 90 milioni di dollari, della spesa complessiva di World Vision è stato speso per attività di soccorso. Dieci anni più tardi, rappresentava il 35%, 644 milioni di dollari».

La spiegazione sta nei numeri: i disastri climatici negli anni '90 erano in media 200 all'anno, nell'ultimo decennio sono saliti a 350, e i governi "ricchi" e i donatori internazionali sono stati costretti ad aumentare i loro finanziamenti per tamponare gli effetti di catastrofi che potrebbero avere pesanti riflessi sulle nostre economie con l'aumento o di profughi ambienta, immigrazione e conflitti in aree n molto delicate dal punto di vista geo-politico.

Brett Parris, un altro esponente di World Vision, spiega che «La percentuale di aiuti allo sviluppo che va in risposte "umanitarie" è aumentata dal 4% del 1990 al 9% di oggi. I Paesi industrializzati dovrebbero pagare ai Paesi in via di sviluppo 150 miliardi dollari l'anno per aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti climatici e per ridurre le emissioni di gas serra che stanno portando al riscaldamento globale», più della stima di 100 miliardi di dollari previsti dalla Banca mondiale.

Secondo Parris «L'attuale livello di finanziamenti e il ritmo attuale dei negoziati qui (a Bangkok, ndr) non è abbastanza buono. Si porterà il mondo ben oltre l'aumento di due gradi centigradi di temperatura. Questo sarà catastrofico e abbiamo bisogno di molto più denaro per far fronte a tali disastri. I paesi in via di sviluppo sono perfettamente in diritto di esigere che i Paesi industrializzati riducano le loro emissioni di gas serra molto più di quanto non siano disposti a fare ora. La forte riduzione delle emissioni, gli obiettivi che richiede la scienza, non sono posizioni da contrattare».

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