[07/10/2009] News
LIVORNO. La recente conferenza delle parti (Cop9) dell'United Nations Convention to Combat Desertification (Unccd) di Buenos Aires è riuscita a raggiungere un risultato su un minimo comune indicatore per misurare e valutare la desertificazione, il degrado dei suoli e la siccità.
Secondo il segretario esecutivo dell'Unccd, Luc Gnacadja, l'accordo raggiunto nella capitale argentina «Costituisce una eccellente notizia e un successo rimarchevole per questa Convenzione. Per descrivere un elefante bisogna essere d'accordo su quel che rappresenta un elefante. E' la stessa cosa con la desertificazione, il degrado delle terre e la siccità. I governi hanno bisogno di mettersi d'accordo su qulli che sono gli indicatori prima di poter analizzare le tendenze di uno di loro. I governi hanno accettato le raccomandazioni della prima Conferenza scientifica della Convenzione, alla quale hanno assistito più di 200 scienziati dei quattro angoli del mondo e 150 rappresentanti di governi. Questo dimostra che la scienza è buona per la Convenzione e che la Convenzione è buona per la scienza. Oltre agli indicatori, c'è un messaggio forte dei ministri indirizzato alla Conferenza sul cambiamento climatico organizzata a dicembre a Copenhagen. Un alto livello di convergenza si è evidenziato nel corso del segmento ministeriale sulla necessità di un nuovo regime di insieme, che includa la possibilità per il suolo di sequestrare il carbonio, e un'attenzione particolare all'adattamento perché i Paesi poveri ricevano una parte equa di sostegni».
A Bueno Aires i ministri ed i rappresentanti dei governi hanno chiesto un esame dei costi dell'azione e dell'inazione per lottare contro la degradazione dei suoli a livello nazionale, locale e mondiale ed hanno sottolineato che «La terra rappresenta un grande potenziale per le sfide del cambiamento climatico».
Intervenendo alla Cop9 Unccd il sottosegretario all'ambiente italiano Roberto Menia a detto che «la desertificazione, il degrado del suolo e la siccità non sono una mera problema ambientale. Essi minacciano la stabilità mondiale, e portano a stagnazione economica, povertà, insicurezza e immigrazione». Menia ha richiamato l'attenzione sulle conclusioni del quarto Assessment Report dell'Ipcc per combattere la desertificazione nel contesto del cambiamento climatico, sottolineando che sono cruciali programmi e politiche per l'adattamento.
Anche a Buenos Aires, il linguaggio parlato dai nostri uomini di governo in contesti internazionali è molto diverso da quello che le loro forze politiche usano in Italia e localmente, cedendo troppo spesso all'eco-scetticismo e all'anti-ambientalismo, che risulterebbero alieni fino al ridicolo in Conferenze di alto livello come quella della Cop9 dell'Unccd nelle quali i rappresentanti dei vari Paesi descrivono gli effetti del global warming che stanno vivendo sulla propria pelle e nella propria terra.
La Cop9 è stata l'occasione per uno scambio di punti di vista sugli stretti legami tra sicurezza alimentare, degrado dei suoli ed impatti del cambiamento climatico sulle zone aride e il comunicato finale approvato dai 140 ministri, responsabili di governo e parlamentari presenti alla Cop9 insiste sul fatto che «Non si può avere sicurezza umana senza sicurezza alimentare» e che «Le zone aride sono l'elemento umano, il volto del cambiamento climatico».