[08/10/2009] News
GROSSETO. La Conferenza delle Regioni si è espressa in merito alla proposta di legge di revisione dell'attività venatoria e con un documento approvato quasi all'unanimità (contraria solo la Regione Veneto) ha nei fatti cassato il cosiddetto Ddl Orsi.
La posizione espressa nel documento ribadisce «la necessità di mantenere inalterato il nucleo fondante dell'attuale legge sulla caccia (L.157/92), che persegue l'obiettivo dell'equilibrio tra la protezione della fauna selvatica ed il prelievo venatorio» anche se dichiara la «disponibilità a esaminare proposte di modifica».
Nel merito il documento «condivide fortemente quanto indicato dal tavolo degli stakeholders nel documento dell'11 novembre scorso ed esprime preoccupazione circa il fatto che le proposte di legge presentate abbiano accentuato polemiche che ritornano a dividere l'opinione pubblica con il forte riaccendersi della polarizzazione sul tema della caccia».
Il documento del tavolo degli stakeholder, che riunisce associazioni ambientaliste, venatorie e organizzazioni agricole, aveva infatti denunciato forti perplessità sul disegno di legge e sottolineato la necessità di favorire il confronto ed il dialogo tra le sensibilità dei diversi attori sociali avendo a riferimento gli interessi collettivi diffusi sotto il profilo della conservazione della natura e della fauna, della valorizzazione del sistema rurale e di un'attività venatoria responsabile. E aveva ribadito la convinzione che rispetto ad una valutazione dell'attuale normativa e a sua possibili aggiornamenti le direttrici sulle quali lavorare fossero scienza e conoscenza.
Riguardo all'aggiornamento dell'attuale legge sulla caccia la Conferenza delle regioni indicano la necessità che questo si limiti alle «materie di esclusiva competenza statale» e che «non prescinda dalla modifica del Titolo V della Costituzione, dal testo unico degli enti locali, dalle direttive europee Uccelli e Habitat (79/409/CEE, 92/43/CEE) e dalle normative nazionali intervenute». Inoltre che «tenga in debita considerazione le risultanze dell'indagine promossa nei mesi scorsi dal Mipaf sullo stato di attuazione della legge 157/92» così da «far discendere proposte di modifica coerenti con i punti di criticità emersi e da risolvere».
Infine, che «garantisca la certezza della governance dell'Ispra, in relazione al ruolo e alle competenze già esercitate dall'ex Infs (istituto nazionale per la fauna selvatica, adesso confluito in Ispra, ndr) in termini di sicurezza delle risorse economiche e della dotazione di personale e, al contempo, consenta un maggiore coinvolgimento tecnico-politico delle Regioni, riconoscendo agli Osservatori faunistico - venatori regionali il ruolo di referenti decentrati».
Il documento approvato con il solo voto contrario del Veneto che ha, anzi, espresso la piena condivisione nei confronti del disegno di legge Orsi, è stata accolto con soddisfazione da Roberto Della Seta, senatore del Partito democratico e capogruppo in Commissione Ambiente, che ha chiesto a questo punto il ritiro del testo di legge Orsi.
«L'auspicio del Pd - ha continua l'esponente ecodem- è che la decisione delle Regioni, con amministrazioni di centrosinistra e di centrodestra concordi, sia la definitiva pietra tombale per la proposta del senatore Orsi, che farebbe ritornare il nostro Paese alla stagione della caccia senza limiti. La bocciatura al testo è arrivata dai principali protagonisti del settore: l'Ispra, le associazioni di tutela ambientale, molte organizzazioni agricole e venatorie, la Federparchi».
Quello che serve adesso secondo Della Seta è di cominciare a discutere su quali sono «i veri miglioramenti alla normativa attuale, che, salvaguardando il principio costituzionale della tutela della fauna selvatica, affronti i problemi aperti , a cominciare dai danni provocati all'agricoltura dai cinghiali e da altri animali».