[08/10/2009] News

La voce grossa sovrasta le piccole opere

LIVORNO. Un po' alla spicciolata forse, ma l'ennesimo decreto anticrisi per le Pmi è giunto a destinazione e come purtroppo quasi sempre accade, arriva "a pioggia" senza cioè che vi siano fattori che spingano pratiche di efficienza e sostenibilità. E' il caso dei 50 milioni di euro appena pubblicati in Gazzetta che un decreto del ministero delle infrastrutture ha fatto piovere sulle piccole e medie imprese di autotrasporto (fino a 250 persone impiegate!). Questi 50 milioni sono stati ricavati in una speciale sezione del fondo di garanzia e non prevedono alcuna discriminante se non una valutazione del rischio adeguato alla specificità finanziaria delle imprese.

Del resto si sa, gli autotrasportatori rappresentano in Italia una lobby fortissima, giustificata anche dal fatto che in Europa siamo il Paese che in assoluto mette più merci su gomma di ogni altro, e non pare che nelle intenzioni reali di questo governo ci sia la volontà di  cambiare le cose (come per esempio si sta tentando di fare in Francia, dove Sarkozy ha messo al bando nuove autostrade promettendo investimenti solo per le manutenzioni e per le opere ferroviarie).

Le lamentele che periodicamente il settore automobilistico e quello autotrasportistico in ogni caso io risultati li ottengono sempre, fra "eco"incentivi e finanziamenti a pioggia, tanto che gli altri settori sono costretti a rincorrere nella speranza di andare avanti secondo l'assunto tutto italiano che chi urla di più ottiene di più.

Oggi per esempio è la volta del tessile, con Sistema moda Italia che accusa il governo di preoccuparsi solo delle auto, mentre le loro aziende soffrono per la mancanza di liquidità, proponendo per esempio  una revisione del Tfr inoptato per mantenere un po' di liquidità e sopperire così alla difficoltà di accesso al credito.

Tornando ai trasporti bisogna comunque dire che non è che gli altri tipi di mobilità siano "puri": come ricorda Nova del Sole 24 ore  il 90% delle merci mondiali viaggia via mare e tutte le convenzioni internazionali o le normative comunitarie hanno finora abbastanza snobbato l'impatto dei trasporti via nave, tanto che anche i dati sulle emissioni variano di molto tra rapporto e rapporto. In ogni caso al momento non esistono obiettivi di riduzione degli impatti come invece hanno gli altri settori trasportistici.

Intanto dal punto di vista del trasporto passeggeri c'è da segnalare la giocata di anticipo dell'ad di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti che ha proposto all'Europarlamento la liberalizzazione ferroviari completa in Europa dal primo gennaio 2011. Le virtù della liberalizzazione sono decantate da Moretti nei risultati conseguiti da Fs  dal 1999 ad oggi: numero dei dipendenti dimezzato, maggiore produttività, parità di traffico, meno sprechi e costi.

Nessuno ovviamente vuole mettere in dubbio che oggi Fs sia una società sana, e come abbiamo detto più volte è naturale che un'azienda cerchi il segno + in bilancio liberandosi delle ‘zavorre' che rappresentano solo costi economici (ma anche benefici sociali, visto che si parla anche di servizio pubblico): i dipendenti che sono stati spostati in cooperative o società in subappalto per esempio (probabilmente perdendo qualche soldo e qualche diritto), o il traffico pendolare dei cui costi (sempre in perdita) si fa carico lo Stato e non più Ferrovie dello Stato.

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