[12/10/2009] News
LIVORNO. Angelo Bonelli è il nuovo presidente dei Verdi Italiani, ha battuto per 245 voti contro le 231 Loredana De Petris che tutti davano vincente prima di un'Assemblea nazionale di Fiuggi, caratterizzata da uno svolgimento rissoso e da un esito finale che hanno dimostrato l'inconsistenza organizzativa di un partito che comunque chiude definitivamente una fase non certo esaltante. La mozione vincente, "Il coraggio di osare", punta ad una grande costituente ecologista (idea non proprio nuovissima) che pone fine all'esperienza dei verdi in Sinistra e Libertà, nonostante che quest'ultima avesse aggiunto Ecologia al suo nome proprio per dar più spazio ai temi ambientali.
La stessa trasversalità reclamata dalla mozione vincente non è una novità, è stata nei primi anni del Sole che ride la politica di quel partito (né di destra, né di sinistra) e non è riuscita a scollarlo da cifre elettorali intorno al 2%. Non a caso tra i vincitori dell'Assemblea Verde ci sono proprio coloro che da anni chiedono al ritorno a quella politica che punta ad intercettare la nuova sensibilità ambientale del centro-destra europeo (ma non di quello italiano) e l'abbandono del tradizionale profilo "a sinistra" che ha portato al successo dei verdi in Francia e Germania. Una posizione che però cozza con il successo dei partiti ecologisti rosso-verdi in altri Paesi europei e con gli insuccessi dei verdi autonomi-trasversali in Grecia ed in altri Paesi dell'Ue.
Comunque, dalla confusione e dall'immobilismo che ha fatto seguito all'epoca di Pecoraro Scanio emerge una spaccatura netta (probabilmente irriducibile) ma anche un disegno che guarda ad altro ed in avanti, bisognerà capire se questo sarà possibile farlo attraverso la divisione dell'atomo di un partito ormai minuscolo (data la legge elettorale italiana) e con una classe dirigente non certo nuova, che è passata più volte dal governo all'opposizione dei Verdi.
La sconfitta della "sinistra" della Francescato è probabilmente il frutto di una sopravvalutazione della propria forza, che ha sottovalutato il carisma di Gianfranco Bettin che con il suo appassionato intervento ha probabilmente ribaltato l'esito che sembrava segnato dell'Assemblea. Nemmeno l'irruenza del consigliere regionale toscano Fabio Roggiolani è riuscita a rimettere in carreggiata una platea che ha dimostrato di non essere inquadrabile e che forse è stata disturbata dal caos seguito al divieto di parlare per Marco Pannella (che ha sempre un gran fiuto nell'andare a far casino dove può esplodere) e dalla sicurezza di vincere ostentata dall'ex maggioranza.
L'esperienza di Sinistra e Libertà è stata vissuta come la continuazione della fallimentare Sinistra Arcobaleno e della presidenza di Pecoraro Scanio sulla quale sono stati accollati tutti i difetti e tutte le sconfitte dei Verdi italiani.
Bonelli (al quale Greenreport fa gli auguri di buon lavoro) ha davanti a sé una sfida difficilissima, probabilmente una scissione (silenziosa?) verso Sinistra e Libertà e l'obbligo di far camminare il sogno francese dei Verdi italiani sulle fragili gambe di un partito polverizzato, scomparso dalle politiche locali in gran parte d'Italia e che ha come unica risorsa di immagine ancora disponibile il marchio del Sole che ride. Ripartire da qui per fare una grande costituente ecologista, più che difficile è improbo, occorrerà traversare un vastissimo deserto con truppe scarne e invecchiate, cercando oasi anche in un centro-destra italico nel quale le intuizioni di un Sarkozy o di un Cameron sono fantascienza. Il rifiuto della mano tesa degli ecologisti del Pd (forse un po' frettoloso) non fa ben sperare, il rischio è che la trasversalità si trasformi ancora una volta in isolamento o politicismo da giunte locali. Un altro delle disgrazie che hanno colpito i verdi in anni recenti. Dall'Assemblea nazionale esce un partito più debole perché divide le due debolezze interne, ma forse più chiaro nelle intenzioni di vincitori e perdenti.
La situazione paradossale di un partito sconfitto che ha visto adottare da altri le sue idee l'ha descritta bene la perdente Francescato: «Vent'anni fa i Verdi erano portatori deboli, di un pensiero forte. Oggi invece sono forse più esamini, ma il nostro pensiero è decisamente più forte e diffuso». Come ripartire da questa contraddizione è un rebus del quale i Verdi non hanno dimostrato di avere a portata di mano una soluzione, a meno di non importare in Italia situazioni e politiche che hanno dietro le spalle ben altra storia, organizzazione e contesto politico-civile.
Di queste difficoltà e di questa ennesima spaccatura che rischiano di consegnare i Verdi all'ininfluenza politica sembra essere consapevole anche quello che era stato designato dalla maggioranza poi scopertasi minoranza come contenitore di una nuova formazione progressista-ecologista: Sinistra e Libertà.
Oggi Claudio Fava dice: «Sovvertendo le previsioni, il Congresso dei Verdi ha scelto un segretario e un percorso politico incompatibili con il progetto di Sinistra e Libertà. Che accade adesso? Nulla. O meglio, tutto: nel senso che il nostro progetto da domani va avanti con più urgenza e con più responsabilità. Si va avanti per rendere Sinistra e Libertà un soggetto finalmente e definitivamente autonomo dagli altrui eventi congressuali. Si va avanti continuando a considerare, con Grazia Francescato e con gli altri amici del vecchio gruppo dirigente dei Verdi, il profilo ambientalista come un tratto essenziale di questo nostro progetto, scegliendo di mantenere la decisione assunta a Napoli di aggiungere il termine "ecologia" al nostro logo. Si va avanti in un processo che si deve dare modalità, appuntamenti e procedure più spedite e più motivate». E ancora, rivolto all'elettorato verde: «Se Sinistra e Libertà non è mai stata la somma di alcuni, fragili partiti, è questo il momento in cui bisogna dimostrarlo. Non con le dichiarazioni di principio ma con i fatti della politica. Assumendo ciò che è accaduto a Fiuggi sabato scorso come una sollecitazione ad andare avanti: presto e bene. Senza voltarsi più indietro».