[13/10/2009] News

Clima: i Paesi africani chiedono aiuto per le generazioni presenti e future

LIVORNO. Il settimo Forum mondiale sullo sviluppo sostenibile conclusosi ad Ougadougou, la capitale del Burkina Faso, ha affrontato il tema "Cambiamenti climatici: quali opportunità per uno sviluppo sostenibile" ed ha consentito ai Paesi africani di rilanciare il loro appello ai partner per lo sviluppo a venire in aiuto all'Africa per far fronte al global warming.

La dichiarazione finale approvata dal Forum sottolinea che «Coscienti dei limiti dei loro sforzi, i Capi di Stato e di governo africani chiedono ai partner del resto del mondo di sostenere l'Africa mantenendo gli obblighi del Protocollo di Kyoto, soprattutto per gli impegni quantificati di riduzione delle emissioni di gas serra dei Paesi sviluppati».

Gli africani chiedono anche «Di venire in aiuto ai Paesi in via di sviluppo minacciati dagli effetti dei cambiamenti climatici per potersi adattare, per attenuare i rischi, per beneficiare del trasferimento di tecnologie, per rafforzare le loro capacità di sopravvivenza attraverso progetti ed aziooni concrete sul terreno».

I dirigenti africani hanno chiesto di rafforzare lo scambio di buone pratiche e hanno incaricato il presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré, a prendere le disposizioni necessarie perché la dichiarazione di Ougadougou venga discussa alla conferenza Onu sul clima di Copenhagen ed hanno concordato sul fatto che «Di fronte ai cambiamenti climatici, l'Africa non ha altra scelta che promuovere l'integrazione dell'adattamento nelle politiche, programmi e strategie di sviluppo a livello locale, nazionale e regionale al fine di apportare una risposta globale alle sfide poste e di cogliere le opportunità in termini di sviluppo sostenibile».

Il presidente burkinabe ha invitato «I leader di tutto il mondo a fondere le aspettative, le preoccupazioni con quelle delle altre regioni del mondo. L'Africa ha già una road map e sarà a Copenhagen con una sua posizione comune», poi ha annunciato per il 2010 un summit finanziario sul sostegno economico da dare ai Pesi africani più duramente colpito dalle conseguenze del cambiamento climatico.

«Nessun programma di sviluppo - ha detto Compaoré - deve ignorare l'importanza dei cambiamenti climatici. Invito i Paesi africani ad impegnarsi risolutamente nell'elaborazione e nella messa in opera dei progetti di sviluppo, tenendo conto dell'urgente necessità di preservare il pianeta per le generazioni presenti e future».

Il presidente ha poi affrontato lo spinoso tema della responsabilità "differenziata" che a Bangkok ha rischiato di far saltare il tavolo negoziale di Copenhagen: «I più grandi inquinatori hanno responsabilità diverse da quelle dell'Africa», ma fra i grandi inquinatori ci sono anche, insieme alle ex potenze coloniali, anche i nuovi "amici" cinesi ed indiani, e forse l'Africa si vuole ritagliare a Copenhagen uno spazio di manovra autonomo, consapevole che la battaglia per le risorse del futuro si giocherà soprattutto nel più povero continente del mondo.

I dirigenti africani chiedono di appoggiare la loro proposta per una ricostruzione sostanziale del Fondo mondiale per l'ambiente (Fem) ed esprimono un forte sostegno per continuare il percorso tracciato dalla rod map di Bali per includere nel trattato o per il post-Kyoto il meccanismo Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation (Redd) ed i negoziati che includono la gestione sostenibile delle foreste (Redd+), che prevede finanziamenti diretti per le politiche nazionali basate su un approccio settoriale, con la creazione di un fondo speciale finanziato principalmente dai Paesi sviluppati.

La dichiarazione evidenzia che «Si tratta anche di accrescere i pozzi di carbonio attraverso un vasto programma di rimboschimento e di salvaguardia degli ecosistemi forestali e di fare una rivalutazione strategica del sostegno all'agricoltura africana prima della scadenza degli Obiettivi del millennio per lo sviluppo, in vista di una gestione sostenibile delle terre, delle risorse idriche, delle risorse animali e con la promozione dell'agricoltura ecologicamente sostenibile».

Non a caso la dichiarazione di Ougadougou chiede di inserire tra le opzioni dell'adattamento «Le azioni miranti ad invertire le tendenze al degrado delle risorse idriche e terrestri, dei bacini fluviali e lacustri» e lancia un appello per un sostegno vigoroso alla lotta contro l'erosione costiera».

Visto dal poverissimo Burkina Faso il cambiamento climatico è qualcosa di molto concreto, materico, che riguarda la vita di tutti i giorni e non un futuro ipotetico che sarà possibile affrontare con la tecnologia e le grande infrastrutture. E' qualcosa che richiede, oggi e subito, interventi per salvare risorse naturali ed ecosistemi vitali.

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