[13/10/2009] News toscana
FIRENZE. Per un parco che rischia di morire ce n'è un altro che... rischia anch'esso di morire. E qui la diagnosi sembra essere più seria rispetto a quella fatta ieri riguardo al parco di Castello a Firenze. Stiamo parlando del parco della Piana, che il sito dedicato all'iniziativa partecipata per la sua realizzazione definisce, più che come un "parco" vero e proprio, come «un'opportunità di governo del territorio che consentirà di riqualificare un'area - di circa 3000 ettari - a tutt'oggi in costante trasformazione e sottoposta a forti pressioni insediative e infrastrutturali, superando l'attuale degrado e dotandola di una sua identità paesaggistica e ambientale».
Il progetto, come noto, punta ad introdurre elementi di riqualificazione dell'area tra i comuni di Firenze, Sesto, Calenzano, Campi Bisenzio, e in prospettiva fino alla zona di Prato (vedi immagine). Non si tratta certo, come detto, di un parco vero e proprio, ma di una "messa a sistema" delle aree di valore ambientale, ricreativo, storico e culturale tuttora disseminate nella Piana.
Il vero motivo della sua pianificazione, però, è stato in sostanza quello di introdurre, nella previsione dello sviluppo dell'area e davanti ai Moloch infrastrutturali presenti (A1, A11, ferrovie, aeroporto nella sistemazione attuale) e a quelli preventivati da anni (il termovalorizzatore di Case Passerini, la Tav, la strada Perfetti Ricasoli-Mezzana da completare, l'aeroporto nella sua probabile evoluzione), un elemento di apertura, un "vuoto" che andava a contrapporsi, con pari dignità urbanistica, a tutti i "pieni" sopra elencati.
Non a caso, l'effettiva localizzazione del parco è in parte tuttora da definirsi, ma comunque da quanto scritto si può capire come il parco della Piana sia da considerarsi più che altro un "limite" che amministratori lungimiranti hanno voluto porre, dieci anni fa, ad uno sviluppo incontrollato delle periferie dei comuni della Piana: un argine allo sprawl metropolitano, in una zona che si sta avviando alla saturazione, questo è in poche parole il suo significato urbanistico.
Ma questo significato andava sostenuto da iniziative volte a dargli forma: come sostenuto da Fabio Salbitano (Unifi - dipartimento di Scienze e tecnologie ambientali e forestali) nella sua intervista a greenreport del 3 aprile scorso, infatti, occorreva «un riconoscimento della priorità del parco: se è un bene pubblico, esso deve necessariamente discriminare le altre scelte. Altrimenti si può anche considerare il parco solo come una delle funzioni possibili in zona, ma esso poi sicuramente soccomberà sul piano economico davanti ad altri aspetti, altre funzioni».
E così sta infatti avvenendo: il parco sta soccombendo sul piano economico (e politico) proprio perchè nessuno ha voluto riconoscerne la priorità. O meglio, qualcuno è rimasto, e si tratta dei sindaci dei 3 comuni che da uno spostamento della pista dell'aeroporto avrebbero tutto da perdere, sul piano urbanistico: di questi, il principale sostenitore del parco sembra essere il primo cittadino di Sesto fiorentino, Gianassi, ma su posizioni analoghe rimangono anche il sindaco di Campi Bisenzio, Chini, e di Calenzano, Biagioli.
Ma, di fronte a questi, nell'ambito del Pd regionale (di cui tutti i sindaci della Piana fiorentina fanno parte) si sta coagulando sempre più un movimento d'opinione che, condizionato dall'attivismo della nuova giunta di Firenze, spinge con sempre più forza per una nuova sistemazione della pista aeroportuale. E a questo si aggiunga la volontà del sindaco di Prato, Cenni, di scalare la società che gestisce l'aeroporto in modo da «sostenerne lo sviluppo», e il fatto che ieri i suoi compagni di partito della provincia fiorentina hanno sostenuto, in seguito al "controvertice del Pdl" sulla Piana tenutosi ieri, che il parco della Piana «non serve», perchè bastano quello dei Renai (Signa) e monte Morello, mentre deve essere sviluppato l'aeroporto.
Sei ipotesi per una nuova pista sostenute da pulpiti politici "pesanti" (e dei due schieramenti) contro un'ipotesi di parco sì già prevista, ma anche attualmente sostenuta da comuni influenti ma comunque "minori", quindi: e se la mettiamo così, l'evoluzione più certa sembra intuibile, e... au revoir parco della Piana. In realtà, però, le prospettive non sembrano così nere: in discussione non è una seconda pista per Peretola, ma un suo diverso orientamento e un allungamento (che non vanificherebbero il parco, di per sé, anche se imporrebbero un ripensamento della sua localizzazione), e va considerato che la pista attuale è in parte contenuta nei confini del comune di Sesto, che quindi ha e avrà decisamente voce in materia.
Inoltre - e questo è un punto fondamentale - sia il presidente regionale Martini che quello provinciale, Barducci (che, riporta "Repubblica", ha dichiarato che "nella Via sulla Piana non era compreso l'aeroporto», e che «ampliare le capacità della pista inciderebbe inevitabilmente sui livelli di smog e rumore») sembrano voler restare disponibili a sostenere il progetto-nuova pista, ma senza con questo vanificare l'ipotesi di parco.
Martini, a questo proposito, ha sostenuto che «mettere insieme il nuovo orientamento della pista e il mantenimento del parco della Piana non sarà facile»: ma è - riteniamo - una cosa che va fatta, anche perchè ha pienamente ragione Gianassi nel dire che «il parco non è un'invenzione astratta, ma il polmone verde che fa respirare l'hinterland fiorentino: i "vuoti" sono necessari per compensare l'impatto ambientale provocato da termovalorizzatore, fabbriche, aeroporto e anche dalla futura terza corsia dell'A1». E sono queste, almeno per chi sostiene un modello di sviluppo improntato alla sostenibilità ambientale e sociale, e non allo sprawl metropolitano legalizzato, sagge parole.