[13/10/2009] News
FIRENZE. Domani Unep, Fao ed Unesco presenteranno a Città del Capo, in Sudafrica, il Blue Carbon Report, il rapporto che fornisce cifre precise sul potenziale di cattura e stoccaggio della CO2 in ambiente marino, la "via naturale" per il Carbon capture and storage (Ccs), alternativa alle più onerose e sperimentali tecnologie di cattura e stoccaggio. Il dibattito sull'efficacia di queste due opzioni è aperto anche nel mondo scientifico e la stessa Unione europea ha deciso comunque di finanziare la ricerca. Pare che l'Italia insieme alla Gran Bretagna abbia preso la palla al balzo. Il ministro Claudio Scajola ha firmato con il collega inglese Miliband, un accordo di collaborazione per l'attuazione di progetti per la cattura e lo stoccaggio della CO2.
«L'Italia intende essere in prima linea nella lotta al cambiamento climatico- ha dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico, intervenendo alla terza Conferenza ministeriale del Forum sul Sequestro dell'anidride carbonica (Cslf), in corso a Londra- per ridurre le emissioni dobbiamo però puntare sull'efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sull'energia nucleare». Lasciamo al ministro l'illusione di essere in prima linea su questa tematica, ricordando che sono in molti a sostenere che il suo famoso mix (a regime) per la produzione di energia elettrica (25% da energia nucleare, 25% da fonti rinnovabili e per il restante 50% da fonti fossili) non regge sul piano degli impegni economici per impianti e ricerca, considerando alternative le fonti rinnovabili e il nucleare. E questo al di là dei tempi lunghi di attuazione che ha la via dell'atomo, delle criticità sulla localizzazione dei siti per gli impianti e del "problemino" delle scorie che ad oggi "nemmeno noi" abbiamo risolto. Sicuramente, e su questo Scajola ha ragione, i combustibili fossili continueranno ad essere la fonte di energia prevalente ancora per qualche decennio.
«Tutti i Paesi industrializzati sono oggi tenuti a sviluppare progetti di cattura e sequestro dell'anidride carbonica, che eliminano le emissioni atmosferiche. L'Italia ha già definito collaborazioni tecnologiche con Stati Uniti, Cina e Gran Bretagna per essere protagonisti nei primi grandi progetti internazionali. In tale ottica- ha continuato il ministro- contro le emissioni nocive intendiamo realizzare nel nostro territorio almeno due progetti sperimentali, uno a Porto Tolle e l'altro nel Sulcis, per la cattura e lo stoccaggio del CO2, anche con i contributi dell'Unione Europea, promuovendo la formazione di una capacità industriale nazionale». Su questo fronte sarebbe opportuno investire in ricerca anche sulle "strade naturali" dello stoccaggio di CO2, ricordando comunque che in tutto questo settore, considerata la necessità di ampliare i livelli di conoscenza, prima della capacita industriale, cioè dell'intervento dei privati, tutto quello che riguarda trasporto e stoccaggio nel sottosuolo è bene che rimanga in mano pubblica cioè dello Stato.