[14/10/2009] News

Nigeria: l'eterna guerra tra pastori e contadini ai tempi del cambiamento climatico

LIVORNO. Il governo federale della Nigeria è intervenuto per cercare di fermare i sanguinosi scontri tra allevatori nomadi e contadini ed ha iniziato a delimitare zone destinate al pascolo negli Stati settentrionali di Katsina e Bauchi, ma anche nel territorio della capitale Abuja.

Il governo nigeriano vorrebbe realizzare 3 riserve, per un totale di 175.000 ettari, che dovrebbero essere utilizzate da 15 milioni di allevatori. Verranno costruiti anche centri veterinari e installazioni destinate ai pastori nomadi. «Queste misure costeranno in totale 247 milioni di dollari - ha spiegato all'agenzia stampa umanitaria dell'Onu Irin Junaidu Maina, direttore per l'allevamento e i servizi di lotta ai parassiti del ministero dell'agricoltura e risorse idriche della Nigeria - Il governo ha anche deciso di delimitare delle strade per il bestiame.

Una strada lunga 1.400 chilometri partirà dallo Statoa di Sokoto, nel nord-ovest, per raggiungere lo Stato di Oyo, nel sud-ovest, mentre un'altra, lunga 2.000 chimometri, collegherà lo Stato di Adamawa, nel nord-est, a Calabar, nella regione del Delta. E' diventato necessario sviluppare delle riserve di pascolo e delle strada per il bestiame, per fermare i conflitti tra allevatori e coltivatori, che sono legati all'ubanizzazione ed alla forte crescita demografica».

In realtà c'è un altro protagonista che sta sullo sfondo di questa vicenda: il cambiamento climatico (e la siccità) che spinge all'urbanizzazione e costringe i nomadi a premere sulle terre fertili, mentre i pascoli si riducono, gli scontri e i morti aumentano, soprattutto nel nord del Paese, dove lo scontro è anche etnico-religioso, durante la stagione delle piogge, da maggio a settembre, le mandrie invadono sempre più spesso i campi coltivati.

Ad aprile il governo ha esopulso 2.000 nomadi fulan dal sud del Plateau State per evitare una vera e propria guerra dopo gli scontri e i 400 morti del novembre 2008 a Jos, quando si affrontarono i nomadi musulmani e gli agricoltori cristiani. Ad aprile sono stati cacciati 700 allevatori dallo Stato nord-orientale di Borno per mettere fine agli scontri tra gli agricoltori locali e i pastori nomadi provenienti da Zamfara, uno Stato mille chilometri più ad est, alla ricerca di pascoli. A giugno in due giorni di scontri nel Plataeu State ci sono stati 3 morti e interi villaggi di contadini incendiati.

Maina spiega che «Una volta realizzate, le 3 riserve di pascolo saranno gestite da un'équipe composta da allevatori, comitati di risoluzione dei conflitti e rappresentanti dei governi locali». Ma la cosa non è probabilmente così semplice e non andrà così liscia. Secondo Abubakar Sadiq, professore di scienze politioche all'università di Ahmadu Bello, «I Capi tradizionali e le autorità locali, che controllano la ripartizione delle terre in zona rurale, hanno una parte di responsabilità nei conflitti, perché hanno permesso ai coltivatori di insediarsi sui pascoli utilizzati dai nomadi. E' sufficiente che gli agricoltori paghino le autorità tradizionali o locali perche queste accordino loro una particella di pascolo. Alla fine non resta più nulla».

Le tensioni sono esacerbate anche dallo sfruttamento continuo delle foreste per ottenere la legna per cucinare (in un Paese che non sa cosa farne del suo gas naturale che brucia nelle "torce" dei pozzi di petrolio!) ma anche perché le comunità nomadi stanno spostandosi sempre più a sud mentre i loro pascoli vengono inghiottiti dalla siccità del Sahel e dal deserto che avanza.

Kabiru Yammama, un consulente ambientale dell'Ong Green Shield of Nations, ha spiegato all'Irin che «Un po' più di un terzo delle terre che erano coltivabili 50 anni fa sono oggi desertificate in 11 degli Stati più settentrionali della Nigeria: Borno, Bauchi, Gombe, Adamawa, Jigawa, Kano, Katsina, Yobe, Zamfara, Sokoto e Kebbi. Nel nord della Nigeria, i mezzi di sussistenza di circa 15 milioni di allevatori sono minacciati, perché l'accesso all'acqua e al pascolo è sempre più limitato, a causa delle penurie legate al cambiamento climatico».

La Nigeria ha già ufficialmente 415 riserve di pascolo, ma solo un terzo di queste viene davvero utilizzato a questo scopo, mentre 270 sono ormai state trasformate in terreni costruiti o sfruttati a fini agricoli.

Muhammad Nuru, che dirige la sezione Fulani del Plateau State del sindacato Myetti Allah Cattle Breeders Association of Nigeria (Associazione degli allevatori di bestiame della Nigeria) spera che l'iniziativa del governo sia positiva:. «Pensiamo che questo contribuirà largamente a risolvere I conflitti tra nomadi e coltivatoori. Siamo contenti di questa misura concreta del governo».

Però molti allevatori non sono d'accordo con lui e chiedono che vengano protette le vie della transumanza del bestiame esistenti: «I governi degli Stati del nord devono completare questa iniziativa riservando agli allevatori almeno 18 chilometri di strade per il bestiame», ha detto ad Irin Abdullahi Jabe, segretario del Myetti Allah dello Stato di Jigawa.

Da quando è stata tracciata una via di transumanza di 20 chilometri, diversi anni fa, nello Stato di Jigawa (che è stata a lungo una zona particolarmente conflittuale) il numero di scontri è passato da 20 a 3 nel 2009, ed oggi gruppi di pastori nomadi nigeriani, dal Niger, del Benin, del Cameroun e del Senegal sfruttano tutti questo percorso "protetto" del Jigawa.

Però pere Sani Nanono, responsabile per lo Stato di Kano dell'All Farmers Association of Nigeria (il sindacato dei contadini), «Queste misure possono essere durevoli solo se nell'equazione vengono tenutio di conto gli interessi dei coltivatori. Il suolo è degradato, le sementi hanno un basso rendimento e gli agricoltori hanno bisogno di più terra per aumentare la loro produzione. E' questo il problema all'origine dell'invasione delle riserve di pascolo. Bosogna permettere ai coltivatori di disporre delle nuove tecniche agricole, di avere accesso a delle varietà ad alto rendiomento così come ad altri strumenti agricoli, ed incoraggiarli, in modi differenti, a passare dall'agricoltura tradizionale di sussistenza all'agricoltura moderna meccanizzata».

Con un piccolo problema: l'industrializzazione dell'agricoltura fa diminuire i posti di lavoro e favorisce un'ulteriore urbanizzazione e consumo e degrado dei suoli... un circolo viziosi del quale sono prigionieri pastori ed agricoltori della Nigeria sballottati dai colpi feroci del global warming.

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