[14/10/2009] News
LIVORNO. Greenpeace Brasil ha fatto un blitz al Centro Cultural Banco do Brasil, dove il pesidente Ignacio Lula da Silva aveva riunito diversi ministri del suo governo per discutere la posizione che il Brasile terrà alla Conferenza sul clima di Copenhagen a dicembre. Gli attivisti, uno dei quali mascherato da Lula, hanno chiesto che il Brasile si assuma la sua responsabilità sul riscaldamento globale e che adotti misure reali nei settori forestale, energetico e degli oceani.
I personaggi della coloriota manifestazione erano una mucca, che simboleggiava il disboscamento dell'Amazzonia, un sole per le energie rinnovabili, una tartaruga marina a rappresentare gli oceani in pericolo. I volontari di Greenopeace hanno consegnato simbolicamente al pupazzo di Lula una valigia da viaggio per invitare il presidente a recarsi a Copenhagen ed una carta di immigrazione per ricordare il cammino che il Brasile deve ancora compiere nella lotta al cambiamento climatico.
«Il Brasile é il quarto maggior emettitore di gas serra ed una delle maggiori economia del pianeta. E' l'ora che il Paese si dia obiettivi obbligatori secondo il suo peso e la sua responsabiolità e che riguardino i vari settori dell'economia» ha detto João Talocchi, coordinatore della campagna clima di Greenpeace Brasil.
Secondo gli ambientalisti il primo passo che deve fare Lula per staccare il biglietto per Copenhagen é quello dell'opzione Zero per la deforestazione dell'Amazzonia entro il 2015: «L'obiettivo presentato dal governo federale, riduzione dell' 80% della deforestazione entro il 2020, con la relazione a medio termmine registrata tra il 1996 e 2005, é insufficiente par affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, perché significa che tra 1,5 miliardi e 1,8 miliardio di alberi potranno essere abbattuti in Amazzonia nei prossimi 10 anni. "Desmatamento zero" non signifioca che nessun albero sarà tagliato, come ha suggerirt to la settiomana scorsa in Svezia il presidente Lula. Significa lavorare in maniera sostenibile, promuovendo la manutenzione della foresta e dei servizi ambientali che fornisce. Il Brasile deve andare ai negoziati per evitare il cambiamento climatico come un'opportunità di contribuire con l'ambiente allo stesso tempo, a oprodurre posti di lavoro, sviluppare tecnologie e guadagnare con la salcvaguardia della firesta. Il Paese può guadagnarci, ma sembra al governo questo non importi».
Per Talocchi «Il Brasile non può autorizzare la deforestazione di 5.000 ettari al giorno». La ricetta di Grenpeace per il Brasile è fatta del 25% di energie rinnovabili entro il 2020, a partire da eolico, sole, biomasse e piccole centrali idroelettriche, con investimenti che potrebbero creare direttamente 300 mila nuovi posti di lavoro entro 10 anni e 600.000 entro il 2030íodo, e 600 mil até 2030.
Greenpeace chiede anche che il governo brasiliano trasformi almeno il 30% del territorio costiero-marino del Paese rin aree protette entro il 2020. «Gli oceani sono importanti regolatori climatici perché assorbono CO2, il principale gas serra, dall'attmosfera - dice Talocchi - Mantenere la loro salute é essenziale per garantire la continuità dei servizi ambientali». Alla fine un rappresentante del governo ha incontrato gli attivisti di Greenpeace ed ha promesso che le loro proposte saranno consegnate a Lula.