[15/10/2009] News toscana

Italia Nostra e Legambiente bocciano il Water Front di Portoferraio

PORTOFERRAIO. Italia Nostra e Legambiente hanno inviato al comune di Portoferraio, alla provincia di Livorno ed alla regione toscana un corposo pacchetto di osservazioni sul Water Font portuale che la scorsa estate fu portato agli onori della cronaca da un blitz di Goletta verde. Si tratta di un variante al Piano strutturale per la portualità di Portoferraio che applica i principi del Master Plan dei porti della Regione Toscana, e che secondo gli ambientalisti elbani «Ha un impatto strategico oltre che sul Comune di Portoferraio anche sull'intero Arcipelago Toscano e sulla costa tirrenica, e una prospettiva temporale di lunga durata e probabilmente irreversibile».

Per Italia nostra e Legambiente è difficile conciliare quanto proposto con quel che è scritto nella Relazione illustrativa: «"Tutto ciò deve avvenire però conservando i caratteri della rada, i valori paesaggistici ed ambientali di un porto naturale ove le strutture portuali non debbono avere e non hanno bisogno di avere rilevanza alcuna almeno per quanto riguarda le opere di difesa dal mare che qui dentro è in qualche modo sempre "amico", visto che nella sostanza quel che si propone (invece che un adeguamento, miglioramento e recupero dell'esistente che potrebbe secondo noi ottenere lo stesso risultato in termini di posti barca), è una completa riscrittura che cancella le caratteristiche di quel che si asserisce di voler conservare».

Per le due associazioni é anche preoccupante il tutto sia all'interno della «cornice programmatica e supporto alla elaborazione della variante, nonché del programma di settore, l'intesa programmatica tra Regione, Provincia, Autorità Portuale e comuni, per "La qualificazione del sistema portuale s dell'Isola d'Elba " perché «la variante proposta indica la realizzazione  di strutture e servizi (piscina ed altro) che poco hanno a che vedere con i porti ma che risulteranno alla fine doppioni di quel che si sta realizzando, sempre come servizi ai porti, in altri comuni. E' evidente che l'intesa programmatica non ha affrontato questa questione spinosa e che con l'intento di qualificare il sistema portuale dell'Isola d'Elba si rischia l'ipertrofia e l'inutilità delle infrastrutture, la cementificazione diffusa  delle coste, la realizzazione di servizi che invece di essere comuni risponderanno per l'ennesima volta alle esigenze della frammentazione amministrativa elbana, costituendo alla fine un nuovo peso, non solo ambientale, per le nostre comunità». 

Per Legambiente e Italia Nostra la variante del Water Front portoferraiese «non può prescindere dalla corretta adozione di tutte le politiche internazionali, europee, nazionali e regionali che si intersecano con la pianificazione territoriale, dallo svolgimento di un'approfondita analisi di eventuali altre soluzioni alternative, dallo studio approfondito dell'impatto sia paesaggistico sia funzionale degli specchi acquei coinvolti attraverso elementi di valutazione integrata, e dal coinvolgimento e dalla partecipazione  delle Associazioni Ambientaliste e soprattutto della  cittadinanza» e per questo «avrebbe dovuto essere accompagnata da una più attenta valutazione degli effetti indotti sul piano ambientale, naturalistico, paesaggistico, economico e sociale, da un'attenta analisi di eventuali alternative e da idonee misure di accompagnamento, anche per compensare e mitigare gli impatti» soprattutto per quel che riguarda ambiente, difesa del suolo, salvaguardia della natura; bonifiche di aree dove sono state scaricate negli anni passati scorie industriali (sia a mare che a terra), reale adeguamento al Piano del paesaggio della regione Toscana.

Per gli ambientalisti invece «Il Water Front propone una completa riscrittura del fronte della costa e quindi del paesaggio portoferraiese, spostandolo  verso mare a volte con un'inaccettabile occupazione che si estende per diverse decine di metri e che cementifica migliaia di metri quadrati. Uno snaturamento venato di gigantismo che chiediamo di rivedere riducendolo al minimo necessario. La variante  non risolve ma assume e forse aggrava gli errori delle pianificazioni della seconda metà del secolo scorso che hanno determinato nel tempo (...) L'impressione, che non vale solo per il Water Front di Portoferraio, ma anche per gli altri porti elbani, è che il Master Plan della Regione Toscana abbia assunto come inevitabile (e probabilmente auspicabile) che l'Elba e l'Arcipelago Toscano siano la "boa di transito" del diportismo toscano basato sulla costa che, d'altronde ha come meta di viaggio privilegiato proprio le nostre acque, con la perpetuazione di un turismo nautico mordi e fuggi che  non tiene conto però degli impatti ambientali (e delle minori ricadute economiche) che una scelta di questo tipo comporta. Una situazione che determina un  affollamento selvaggio delle coste che viviamo già per un periodo estivo ed al quale i nuovi porti sembrano candidarsi ancora di più. Probabilmente alcune correzioni a questo assalto indiscriminato e non regolato non vengono da operazioni di grande impatto come il Water Front e dall'ampliamento anche oltre i limiti previsti dalla stessa Regione Toscana dei posti barca, ma dall'applicazione di strumenti più adatti all'Elba, come il Disegno di legge proposto dai senatori Ranucci, Zanda, Villari e Della Seta "Istituzione di campi di ormeggio attrezzati per unità da diporto nelle aree marine protette, nelle aree marine di reperimento e nei tratti di costa sottoposti ad eccessiva pressione turistica ed antropica" e recentemente approvato dal Senato».

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