![](../_new/immagini/nrm/2009_10_15_11_39_33.jpg)
[15/10/2009] News
GROSSETO. Il nostro è un paese fragile. Lo dicono i dati sciorinati da anni da istituzioni a vario livello, da associazioni ambientaliste, da enti di ricerca. Lo è per caratteristiche naturali, mancanza di interventi di manutenzione, assenza di pianificazione, abusivismo edilizio diffuso e sostenuto da un quasi regolare ricorso ai condoni. E che il nostro è un territorio ad alto rischio sismico e idrogeologico lo ribadiscono gli eventi tragici che si presentano sul territorio e che ogni volta mietono vittime oltre a provocare enormi danni economici.
Perché quando si parla di aree a rischio è bene sottolineare che in queste aree insistono case, se non addirittura interi quartieri, insediamenti produttivi, edifici pubblici, ospedali e scuole. Che sono stati costruiti in quei siti più o meno consapevolmente dei rischi cui sarebbero andati incontro ma soprattutto che colpevolmente non sono poi stati delocalizzati o messi in sicurezza alla luce delle successive conoscenze.
Gli ultimi dati relativi all'insicurezza degli edifici scolastici deriva dal censimento realizzato dal Cresme per conto di Dexia Crediop, che indica la cifra di quasi 25mila scuole a rischio, di cui 21mila a rischio sismico e 3458 in aree soggette ad alluvione o frane. In queste scuole gravitano più di 4 milioni e mezzo di persone, tra studenti, insegnanti e impiegati a vario livello ed occupano un'area di circa 40 milioni di metri quadrati.
L'indagine non si sofferma sulla situazione in cui vertono i singoli edifici, dati che invece si possono ricavare dal rapporto Ecosistema scuola, sulla qualità dell'edilizia e dei servizi scolastici che da nove anni mette assieme Legambiente e da cui emerge che sono 42.000 gli edifici che necessitano di manutenzione straordinaria ed ordinaria, di messa a norma, di bonifica (da amianto e radon). Di questi, quasi 15mila (il 39%) hanno bisogno di interventi urgenti, considerando anche il fatto che più della metà degli edifici ( 55,62%) è stato costruito prima dell'entrata in vigore della legge che impone particolari prescrizioni per le zone sismiche. A questo va aggiunto che la metà degli edifici scolastici non ha, ancora oggi, certificazioni importanti come quella relativa alla prevenzione incendi e non possiede scale di sicurezza.
Numeri che dovrebbero mettere subito in cantiere un piano straordinario che langue invece nelle stanze dei ministeri e un monitoraggio costante dello stato della sicurezza degli edifici per stabilire le priorità degli interventi e quantificare i finanziamenti necessari.
Riguardo ai finanziamenti l'attuale Governo ha previsto per il 2009 uno stanziamento per la messa a norma degli edifici scolastici di 320.000 euro (ridotti poi a 200mila) e il Cipe ha destinato un miliardo del programma delle infrastrutture strategiche per l'edilizia scolastica .Cifre esigue, se si considera la previsione avanzata dal capo Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, che ha parlato di una cifra minima di 4 miliardi di euro per far fronte alla messa in sicurezza delle scuole e che nonostante questo subiscono anche ritardi nell'erogazione, come denunciava proprio ieri anche il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti.
Un vuoto di pianificazione politica, amministrativa e finanziaria, che dura da troppi anni e che diviene ancora più evidente se teniamo conto dell'emergenza della messa in sicurezza del territorio che gli eventi degli ultimi mesi, dal terremoto abruzzese alle frane di Messina sino ai crolli dei tetti sulle aule scolastiche ci ricordano drammaticamente.