[19/10/2009] News
LIVORNO. Un nuovo studio analitico prodotto da Traffic evidenzia che in Africa centrale il commercio di carne di animali selvatici è molto maggiore di quanto si pensasse fino ad ora. Il rapporto "Application of food balance sheets to assess the scale of the bushmeat trade in Central Africa" è stato presentato al Bushmeat Liaison Group Meeting della Convention on Biological Diversity tenutosi a Buenos Aires, in Argentina, dal 15 al 17 ottobre ed è stato finanziato dal ministero per lo sviluppo e la cooperazione economica della Germania.
Il rapporto di Traffic (il network di monitoraggio del commercio della fauna selvatica realizzato da Iucn e Wwf) si basa su una analisi dei "bilanci del cibo" forniti dal database statistico FaoStat della Fao che mettono in luce la cattiva situazione che caccia (e bracconaggio) stanno determinando per gli animali selvatici delle fot reste pluviali dell'Africa centrale.
Il prelievo di carne di animali selvatici è aumentato notevolmente nel bacino del Congo tra il 1990 e il 2005, e questo nonostante il calo complessivo della copertura forestale in Africa centrale e quindi con una riduzione di habitat per le specie più "ricercate". La situazione sembra particolarmente grave in Camerun dove il prelievo di animali selvatici sarebbe superiore al 100% a quello "sostenibile", cioè 150 kg di carne di selvaggina per chilometro quadrato di foresta. Gabon e Repubblica democratica del Congo (Rdc) si stanno pericolosamente e velocemente avvicinando a questa soglia limite.
In una riunione organizzata a settembre a Kinshasa, la capitale della Rdc, dall'Institut Congolais pour la Conservation de la Nature (Iccn) per elaborare un piano di azione nazionale per la carne selvatica, Petrus Ndongala-Viengele, direttore del ministero dell'Environnement de la Conservation de la Nature et du Tourisme, ha detto: «Questa strategia permetterà alla Repubblica democratica del Congo di salvare quel che può ancora essere salvato e di contare sul potere rigenerante della natura. Personalmente, mi sono preoccupato per il futuro dei nostri ecosistemi naturali quando ho sentito il grido di allarme che faceva riferimento alla "sindrome della foresta vuota" che sta diventando sfortunatamente una realtà per le foreste della Rdc, le cui conseguenze ecologiche potrebbero essere la diminuzione e l'estinzione di diverse specie della fauna. Questa sarebbe una catastrofe per il nostro Paese che ospita delle specie endemiche, in particolare il bonobo, il rinoceronte bianco del nord».
Proprio nella Rdc si registra il maggior aumento di consumo di carne selvatica: dalle 78.000 tonnellate del 1990 si è passati a 90.000 tonnellate nel 2005. Nella vicino Congo, nello stesso periodo, il prelievo "venatorio" è raddoppiato: da 11.000 a più di 20.000 tonnellate l'anno.
Per Stefan Ziegler, programme officer del Wwf Germania, e autore del rapporto, la situazione è ancora più grave: «Mentre i dati FaoStat sulla carne di animali selvatici sono probabilmente sottodimensionati e devono essere considerati con cautela, questi dati sono anche le fonti ufficiali più facilmente disponibili di informazioni sulla produzione di carne selvatica nel bacino del Congo e sono indicatori importanti della produzione di "bushmeat " e delle tendenze di consumo».
Il rapporto mette in luce una situazione che appare inestricabile: la fauna selvatica è una importante fonte di proteine per oltre 34 milioni di persone che vivono nel bacino del Congo e la caccia agli animali selvatici è uno dei principali mezzi di sostentamento per molte popolazioni dell'Africa centrale, inoltre il consumo di "bushmeat " aumenta sia a causa dell'aumento della popolazione umana che con la crescita del benessere individuale e Ziegler svela un altro aspetto: «Il consumo di selvaggina é più elevato nei Paesi con grandi popolazioni urbane, e l'urbanizzazione crescente nella regione del Congo rischia di esercitare una pressione ancora maggiore sulle popolazioni di animali selvatici. Il pericolo è che un insostenibile prelievo della selvaggina porti ad un crollo nelle popolazioni di animali selvatici e diffonda la fame tra gli esseri umani nella regione».
Ad essere più immediatamente minacciate sono le specie di mammiferi che vivono nella foresta. Nathalie van Vliet, Bushmeat Strategic Advisor di Traffic spiega il cortocircuito di tradizione e "modernità" che sta portando alla distruzione della vita animale in Africa centrale: «La gente del posto ha cacciato per secoli, per il cibo e per il baratto, ma gli ultimi 20 anni hanno visto emergere un mercato commerciale di selvaggina dovuto al fatto che la popolazione rurale è sempre più coinvolta nella cash economy. In precedenza, l'impatto della caccia di sussistenza era compensato dal fatto che la caccia era fatta sulla base della rotazione e che si alternavano tratti di aree forestali. Tuttavia, la modificazione delle dinamiche della popolazione umana e fattori socio-economici stanno portando ad un aumento di richiesta di carne sempre più insostenibile per le popolazioni di animali selvatici».
Un precedente studio della Wildlife Conservation Society in Camerun ha rivelato che il prelievo di selvaggina esercitato dai cacciatori "commerciali" immigrati é 10 volte di più di quello dei cacciatori locali "di sussistenza". «Quello che è chiaro - dice la van Vliet - è che devono essere messe in atto strategie e misure di gestione per evitare un eccesso di prelievo e per fornire fonti alternative di proteine per gli abitanti della regione».
Però, secondo lo studio, «lo sviluppo della zootecnia non può essere una soluzione ideale per fornire proteine sostitutive della carne di selvaggina». Ma per il rappresentante di Traffic in Africa centrale, Germain Ngandjui, si potrebbe rendere più sostenibile la caccia legale ed impedire un bracconaggio diffusissimo: «I Paesi dell'Africa centrale possono collaborare per affrontare questo crescente problema, attraverso lo sviluppo di un "enforcement plan" regionale e creando la volontà politica di combattere la caccia ed il commercio di frodo di carne di selvaggina in ambiti regionali come il prossimo nelle sedi regionali come il prossimo Yaounde +10 Summit».