[19/10/2009] News toscana
FIRENZE. Passano gli anni, si succedono i dossier, cambia qualche numero ma non si evidenziano particolari novità in tema di riduzione del rischio idrogeologico in Toscana. Questo quanto emerge dal check-up sottoposto ai comuni da "Ecosistema Rischio 2009", la campagna di sensibilizzazione e prevenzione organizzata da Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile dedicata al rischio idrogeologico. I dati riportati nel dossier "fotografano" una regione esposta al rischio di frane e alluvioni: il 98% dei comuni toscani, compresi i dieci capoluoghi di provincia, sono classificati a rischio idrogeologico e in ben sette Province su dieci (Firenze, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Prato, Pistoia) tale percentuale sale addirittura al 100%. Oltre il 90% delle municipalità che hanno risposto alle interviste fatte dall'associazione ambientalista hanno abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi e nelle aree a rischio frana, il 45% delle amministrazioni monitorate presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 77% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali, con grave rischio non solo per l'incolumità dei dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni. Sempre secondo i dati di Legambiente e della Protezione civile, nel 44% dei casi presi in esame, sono presenti in zone esposte a pericolo strutture sensibili, come scuole e ospedali e strutture ricettive turistiche, ad esempio alberghi o campeggi.
«La Toscana è una regione caratterizzata da una generalizzata fragilità territoriale, da un ottimo sistema di gestione dell'emergenza, ma anche da forti contraddizioni - ha dichiarato Giorgio Zampetti, coordinatore nazionale Ufficio Scientifico Legambiente - A fronte di un sistema di protezione civile diffuso e operativo, risultano carenti le politiche di informazione alla cittadinanza. Ancor più grave il fatto che la presenza di costruzioni nelle aree a rischio sia diffusa endemicamente. C'è ancora molta strada da fare sul fronte delle politiche di mitigazione del rischio di frane e alluvioni. Non a caso, secondo Ecosistema Rischio 2009, soltanto il 39% dei comuni svolge un lavoro positivo di mitigazione del rischio idrogeologico e quasi due comuni su tre non fanno praticamente nulla per mitigare i rischi e prevenire i danni conseguenti ad alluvioni e frane» ha concluso Zampetti.
Sono complessivamente 280 i comuni interessati dal rischio frane o alluvioni, e il dato che salta agli occhi secondo quanto elaborato da Legambiente è quello relativo all'edificazione all'interno delle zone di espansione naturale dei corsi d'acqua: un fenomeno in costante crescita e diffuso ormai in tutta la Regione. Così, nonostante il 93% delle amministrazioni monitorate preveda nei propri piani urbanistici vincoli di edificabilità per le zone a rischio, un abbondante 90% dei comuni presenta abitazioni nelle aree a rischio. E le delocalizzazione procedono a rilento: solo nel 5% dei casi, infatti, sono state avviate iniziative di delocalizzazione di abitazioni dalle aree più a rischio e appena nel 4% dei comuni si è provveduto a delocalizzare strutture industriali.
«Alla fragilità del nostro territorio regionale non si accompagna, purtroppo, una lungimirante politica di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico- ha sottolineato Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana. Piuttosto, proprio come accade a livello nazionale, assistiamo a politiche di gestione di acque e suolo sbilanciate sull'emergenza, anziché sulla manutenzione ordinaria del sistema fluviale regionale e su una corretta pianificazione urbanistica, che escluda dall'edificabilità tutte le aree golenali a rischio esondazione».
La musica cambia, come già evidenziato negli scorsi anni, quando si parla di pianificazione dell'emergenza e di organizzazione della protezione civile locale. La quasi totalità dei comuni (il 95%), infatti, ha predisposto un piano d'emergenza con il quale fronteggiare situazioni di crisi come frane e alluvioni, l'81% delle municipalità ha aggiornato tale piano negli ultimi due anni. Buono anche il livello di organizzazione e diffusione del sistema di protezione civile, con il 88% delle amministrazioni che hanno attivato una struttura di protezione civile attiva 24 ore su 24.
Non proprio al top invece l'informazione alla popolazione su quali siano i rischi, sui comportamenti individuali e collettivi da adottare in caso di calamità e sul piano d'emergenza predisposta dal proprio comune, sebbene questa rappresenti una delle principali attività di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico. «Solo il 37% delle municipalità intervistate è attiva su questo fronte - informano da Legambiente - migliore invece la situazione per quel che riguarda la realizzazione di esercitazioni dato che il 48% delle amministrazioni, infatti, ne ha organizzata almeno una nel proprio territorio durante l'ultimo anno». Nella classifica finale dei comuni virtuosi contro il rischio idrogeologico figurano tra gli altri Figline Valdarno (FI), Vecchiano (PI), Cinigiano (GR) e Fabbriche di Vallivo (LU), mentre le maglie nere spettano a Massa e Montecatini Val di Cecina.