[19/10/2009] News
BRUXELLES. Questa settimana sarà cruciale per definire la posizione dell'Unione europea per il summit sul clima di Copenhagen: il 20 ottobre si riunisce il Consiglio dei ministri delle finanze dell'Ue, il giorno dopo toccherà a quello dei ministri europei dell'ambiente per discutere entrambi della questione dei finanziamenti per la mitigazione del cambiamento climatico prima del Consiglio europeo del 29 e 30 ottobre al quale dovranno presentare proposte precise.
Secondo Anders Borg, ministro delle finanze della Svezia (che ha la presidenza di turno dell'Ue) «Le conclusioni del Consiglio 'Ambiente' si baseranno sia sulle risorse necessarie a lungo termine sia sulle risorse delle quali abbiamo bisogno immediatamente, per gli anni 2010-2012. La nostra ambizione è quella di giungere, nel quadro dell'Ecofin, ad un accordo sulle posizioni dell'Ue in materia di finanziamento climatico».
Il ministro svedese dell'ambiente, Andreas Carlgren, spiega che «Grazie alle conclusioni del Consiglio 'ambiente', l'Ue definirà le sue posizioni negoziali in tutti i settori in previsione della riunione di Copenhagen. Su tutta una serie di questioni definiremo la posizione dell'Ue, il che ci permetterà di preparare i prossimi giorni di negoziati che si terranno a Barcellona dal 2 al 6 novembre, nel quadro dell'Onu. Oltre all'impegno relativo alla riduzione delle emissioni, il problema dei finanziamenti é il più importante, é quello che può permettere ai Paesi di avvicinarsi nei negoziati. E' l'Ue che ha presentato le offerte più spinte in materia di riduzione delle emissioni, così come la proposta di finanziamenti più ambiziosa».
Borg sottolinea che «L'Ue ha presentato una proposta di finanziamento durante il G20 di Pittsburg il 24 settembre, ma non è stata ascoltata. E' essenziale far avanzare la discussione ad alto livello politico perché i negoziati siano più dinamici». La prima occasione per l'Ue di discutere ad alto livello del finanziamento climatico si é presentata il 18 e 19 ottobre al Major Economies Forum di Londra, con non molti risultati se non la richiesta agli Usa ad impegnarsi di più, e forse andrà meglio al G20 dei ministri delle finanze del 6 e 7 novembre.
A Londra i rappresentanti delle 17 maggiori potenze economiche (e inquinatori) mondiali, hanno ascoltato l'ennesima accorata esortazione del ministro dell'ambiente britannico Ed Miliband: «Mancano appena 50 giorni ai colloqui finali di Copenhagen, dobbiamo muoverci. Il Regno Unito è pronto a puntare tutto perché la posta in gioco è davvero alta. E' fondamentale che gli Usa compiano grandi progressi. Abbiamo visto alcuni Paesi venirsi reciprocamente incontro: India, Giappone, Cina e Indonesia hanno compiuto in poche settimane progressi significativi. A mano a mano che l'appuntamento di Copenhagen si avvicina, diventa sempre più importante accorciare le distanze tra i Paesi il più velocemente possibile»
Il primo ministro inglese Gordon Brown ha ricordato ai suoi colleghi del Mef che «In ogni epoca ci sono solo uno o due momenti nei quali le nazioni possono ottenere degli accordi che fanno la Storia, perché cambiano il corso della storia. Copenaghen deve essere una di queste svolte. Ora abbiamo meno di 50 giorni per indicare il corso dei prossimi cinquant'anni e più. Quindi, chi è stato convocato qui, porta grandi responsabilità, e il mondo ci sta guardando. Se non raggiungiamo un accordo adesso, non c'è alcun dubbio: una volta che sarà fatto il danno di una incontrollata crescita delle emissioni è fatto, nessun accordo retrospettiva a livello mondiale, in tempo futuro, sarà possibile che annulli tale scelta. Allora sarà irrimediabilmente troppo tardi».
La Commissione europea il 10 settembre ha presentato una comunicazione sulla valutazione dei bisogni per il finanziamento delle misure di adattamento e mitigazione del global warming nei Paesi in via di sviluppo: a breve termine sono necessari tra i 5 ed i 7 miliardi di euro all'anno. «Bisogna sottolineare - ricorda Borg - che la maggior parte del finanziamento climatico verrà assicurata da risorse private. Però, importanti mezzi pubblici sono necessari a breve e lungo termine, e l'Ue é pronta a fare la sua parte».
Ma a Londra le grandi economie del Pianeta hanno deciso di stare ancora a vedere un po' il tempo che fa.